fauna d'arte

"L'utopia più che un concetto è una pratica. E io spero di praticarla". Parla Margherita Moscardini

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"Il mio studio è il posto dell’esilio e della progettazione. I tavoli su cui mi chino. Anche i gradini dove siedo a scrivere. L'ultimo? Un cortile a Gerusalemme, dove spero di tornare presto"

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.

    

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


 

Nome: Margherita Moscardini

Luogo e data di nascita: Livorno, 1981.

Galleria di riferimento e contatti social: Gian Marco Casini, Livorno e Ex Elettrofonica, Roma

 

L'Intervista

Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi

  

Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?

Scrivo, disegno, leggo.

 

Quando hai capito di essere un artista?

Presto.

 

Che ruolo ha il concetto di utopia nella tua pratica artistica?

L’utopia più che un concetto è una pratica. E io spero di praticarla.

 

A che cosa stai lavorando?

Alla costruzione di sculture intese come oggetti e spazi praticabili che legalmente non possano essere soggetti alla sovranità di nessuno stato.

Risultati importanti sono stati raggiunti di recente assieme a Zasha Colah e Francesca Verga con cui abbiamo organizzato quattro giornate di studio all’interno di Ar/Ge Kunst a Bolzano, invitando cinque studiosi di diritto e una storica dell’arte provenienti da Amburgo, Vienna, Ottawa, New Delhi e Bolzano, per esprimere il loro parere e formulare percorsi alternativi a quelli che avevo già elaborato in collaborazione con Collezione Maramotti di Reggio Emilia. Il summit di Bolzano è stato trasformato in un video, esposto nella mia mostra And remember that holes can move, curata da Zasha Colah e Francesca Verga a Ar/Ge Kunst, Bozen-Bolzano.

 

Oggi qual è la funzione dell’arte?

L’arte è un miracolo, attribuirle una funzione significa costringerla dentro limiti che non merita. Mi aspetto sia un dispositivo che agisce dentro la realtà sensibile posizionandosi in continuazione dentro e fuori dal simbolo.

 

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e teorici?

L’opera di Hannah Arendt non smette di regalare immagini.

  

Come ti ha cambiato l’esperienza di lavorare in contesti geopolitici complessi?

Ogni contesto geografico è anche un contesto politico con le sue complessità. Da quando frequento il Medio Oriente, più conosco, più vedo. Prima funzionavo al contrario.

  

Qual è il processo che sta dietro la realizzazione di una tua opera?

Ognuna ha le sue leggi. La progettazione, lo studio, la preparazione del viaggio e il viaggio sono i momenti che preferisco.

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?

I tavoli su cui mi chino. Anche i gradini dove siedo a scrivere. È il posto dell’esilio e della progettazione. Ho abitato tanti studi, mai per periodi lunghi. L’ultimo è stato un cortile nel quartiere di Musrara a Gerusalemme dove spero di tornare presto.

   

Le opere

   

Il campo per rifugiati di Za’atari è nato nel 2012 in Giordania, al confine con la Siria, per ospitare la popolazione siriana in fuga dalla guerra.

  

 

The Fountains of Za’atari (2017-2023)

4K video, 7’36’’, loop.


veduta della mostra And remember that holes can move, 2023.

A cura di Zasha Colah e Francesca Verga.

Ar/Ge Kunst, Bozen-Bolzano, Italia.

Foto Tiberio Sorvillo.

  

I giuristi Stacy Douglas, Isabel Feichtner, Lawrence Liang, Francesco Palermo, Alexandra Tomaselli e la storica dell’arte Nora Sternfeld si sono incontrati nella città di Bolzano negli spazi di Ar/Ge Kunst per un convegno di quattro giorni a porte chiuse con lo scopo di discutere delle proposte capaci di qualificare delle sculture come spazi che legalmente prendano le distanze dal suolo nazionale che occupano.

  

  

And remember that holes can move, 2023.

Still da video FullHD, 44’50’’, loop.

Nuova commissione Ar/Ge Kunst, Bozen-Bolzano.

  

La planimetria del campo di Za’atari è riprodotta sul muro attraverso un ricalco realizzato utilizzando come pigmento la terra prelevata nel governatorato di Mafraq, Giordania.

   

  

The Fountains of Za’atari (2020)

Wall Drawing. Terra. Cm 300x500 circa.

Veduta della sala, Collezione Maramotti, Reggio Emilia, Italia.

Foto Dario Lasagni.

 

La scultura è un prototipo che riproduce in dimensioni reali uno dei cortili con fontana costruiti all’interno del campo di Za’atari immaginando la loro diffusone in Europa come fontane pubbliche che legalmente prendono le distanze dalla sovranità del suolo che occupano.

   

House 90, Block 1, District 12. (2018)

Terra, sabbia, resine, bronzo. Cm 300x375x7.


Veduta della mostra “The Fountains of Za’atari”, Fondazione Pastificio Cerere, Roma.

Courtesy museo MADRE, Napoli, Italia. Foto Andrea Veneri.


  

Con un gruppo di amici, Bethel Chapel’s Annex è stato aperto alla Fondazione Rossini di Briosco per vederlo nella sua estensione prima del suo utilizzo pubblico come supporto per la celebrazione di un rito continuo.

    

  

Bethel Chapel’s Annex (photo-souvenir) 2023

Stampa su carta, cm 50x72.

  

Realizzato in collaborazione con Derk Stegeman e Theo Hettema, ministri della Chiesa Protestante dell’Aia, Paesi Bassi.

  

 

Bethel Chapel’s Annex (2023)

Tessuto (500m2), stampa su lino, cm 75x75x90; stampa su carta, firme, cornice, cm 20x30.


Dettaglio della mostra “The Continuous Service”, galleria Gian Marco Casini, Livorno.

Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio.

  

Può una scultura dare continuità al tempo e allo spazio eccezionali generati all’interno della Cappella di Bethel all’Aia?

  

Bethel Chapel’s Annex (2023)

Veduta della mostra “The Continuous Service”, Gian Marco Casini, Livorno, Italia.


Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio.

   

Il titolo descrive mantenendo i segreti.

  

 

Melting of the elements of different coefficients. Only at the highest temperatures, their union is guaranteed. After the cooling and throughout time, it could be known whether the tensions generated by the differences produce any cracks, or the sheets resist. The fragments have been collected in Beyoglu, Istanbul in June 2013. (2014)

Acciaio, fusione di vetro.

Archivio Margherita Moscardini.

Foto Dario Lasagni.

   

21 video realizzati percorrendo la costa atlantica europea dove tra il 1942 e il 1944 furono costruite oltre 15000 fortificazioni di cemento armato con lo scopo di difendere la Fortezza Europa.

  

 

To Fortress Europe, with Love (2012-2018)


9 video, minidv trasferiti su hard disk, sonoro, durate differenti, 9 mini-proiettori, cemento, carta. Dimensioni ambientali.

Veduta della mostra 1XUNKNOWN (2012), museo MACRO, Roma, Italia.

Foto Dario Lasagni.

    

Il bunker, costruito senza fondamenta e in una unica colata, a seguito del processo erosivo si è distaccato dalla scogliera conficcandosi nella sabbia.

  

    

dalla serie

1XUNKNOWN 1942-2018 to Fortress Europe, with Love (2012-2018)


Still da video girato a Quiberville, Francia.

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