fauna d'arte

Giulio Frigo: "È l'elasticità, la metamorfosi, ciò che mi affascina"

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"La pittura è una texture in continua metamorfosi, una membrana porosa unisce e divide le diverse individualità di ognuno di noi"

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte.

    

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


 

Nome: Giulio Frigo

Luogo e data di nascita: Vicenza, 1984

Contatto social: @giuliofrigo_studio

 

L'intervista 

Intervista realizzata in collaborazione con Giulia Bianchi

 

A che cosa stai lavorando?

Ormai da qualche anno sto cercando di pensare a nuovi modi di esplorare lo spazio pittorico. In questi mesi sto lavorando ad almeno tre linee di ricerca contemporaneamente, tutte legate profondamente alla pittura.

La prima riguarda la topologia e i nuovi modi di pensare il campo pittorico, che solitamente è una figura geometrica rettangolare a curvatura nulla, cioè piatto. Qui per esplorare superfici più interessanti sto sconfinando nella topologia, nella moda e anche negli studi sperimentali di molte forme dell’architettura contemporanea.

La seconda è un nuovo modo cinetico di pensare al concetto di sfumato.

Infine, sto esplorando la realtà virtuale (VR) per creare dipinti ibridi che si estendono nell'ambiente virtuale, mantenendo però un legame con il mondo materiale della pittura. Sto seguendo da vicino il progetto di ricerca An-Icon di Andrea Pinotti. La VR rappresenta un medium rivoluzionario che cambia radicalmente il concetto tradizionale di immagine. L'esperienza di immergersi in uno spazio a 360 gradi è completamente nuova. Penso che la forma simbolica “dell’atmosfera" con la sua natura vaga e sfuggente sia una nuova forma simbolica, simile alla precisione cristallina della prospettiva nel Rinascimento. In questo contesto, la sfera o la bolla sostituiscono la piramide o il cono ottico.

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?

Lo studio è un luogo fisico dove posso dare forma alle mie idee e creare opere d'arte. È uno spazio speciale dove posso muovermi liberamente come all'interno della mia immaginazione. Al suo interno, i miei pensieri e appunti prendono vita sotto forma di modelli, disegni, immagini ed esperimenti. È anche il luogo dove faccio scoperte; talvolta, un errore o qualcosa di inaspettato può ispirare una nuova idea. Perché ciò accada, bisogna pensare con le mani, fare e confrontarsi con la materia. Deve essere un luogo dove si ha il lusso di poter "sporcare" liberamente. È un posto dove trovare soluzioni creative inaspettate, seguendo l’istinto. Ultimamente ne ho cambiati un po’ troppi.

  

  

Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?

Non ho una routine fissa, ma posso descrivere due fasi principali. Ci sono le fasi di studio e raccolta in cui disegno, leggo e scrivo. Durante queste fasi, cerco costantemente luoghi pubblici che mi ispirino e dove possa concentrarmi sul lavoro. Lo studio non è necessario. Poi c'è la fase di creazione, in cui trascorro molto tempo chiuso a dipingere. Questa fase spesso prevede la collaborazione con artigiani e altri professionisti.

 

Perché spesso dipingi delle immagini distorte?

La deformazione non mi interessa in termini espressionistici.

Non esprime un qualche disagio o denuncia. Si tratta più di una fascinazione topologica e formale. Non c’è nessuna figura ideale che viene presa d’assalto.

È l’elasticità stessa, la metamorfosi, ciò che mi affascina. L’adattabilità umana e la plasticità cognitiva sono più vicine a quello che cerco di esprimere. È una posizione in bilico tra astratto e figurativo, che non vuole scegliere come strategia consapevole e premeditata.

Provo a pensare l’astrazione come a una specie di buco nero che esercita un campo di attrazione iconoclasta e aniconico. Un’attrazione che tende al grado zero della pittura, a tutti i tipi di variazione sul tema del vuoto e del monocromo. Una seduzione che tende alla dissoluzione di tutte le figure. In questa tensione, tra astratto e figurativo, ci sto benissimo.

Ecco, più che deformare si tratta di mettere la figura in tensione.

 

Quando hai capito di essere un artista?

Ho seguito la mia passione per il disegno e la mia curiosità fino alla fine, e ho capito che volevo diventare un pittore. Ricopiavo tutto ciò che mi affascinava. E ancora oggi cerco una risposta a tutte le domande che la mia curiosità mi presenta. Come fanno i bambini. Credo che si tratti di un’attività fondamentalmente passiva, si tratta di mantenersi in uno stato di risonanza.

Ciò che ci piace non lo scegliamo noi davvero. Questo tipo di cose esercitano un’attrazione e se segui questa pista finisci per diventare ciò che sei. Non so esattamente come, ma, mentre fai la copia dell’opera di un artista che è a un livello artistico e di consapevolezza molto superiore al tuo, avviene una specie di transfert. Le mani e l’intuito assorbono in maniera inconscia cose che capirai molti anni dopo.

 

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e teorici?

Sono tantissimi e in continua evoluzione. Se dovessi dire un nome di qualche pensatore che mi ha profondamente influenzato negli ultimi anni, e che continua a farlo, direi Michel Serres. Quello più puro e teorico degli esordi. Quello del ciclo di Hermes o del sistema di Leibniz e dei suoi modelli matematici. E poi mi interessano tutte quelle discipline che si occupano di strutture astratte come grafi, nodi e superfici topologiche. Discipline in cui la forma è manipolata nel modo più astratto possibile. In tutta la grande arte scorre una profonda vena matematica come nella natura. O per lo meno questo è il filtro tramite il quale mi piace guardare le cose.

 

Come intendi la pittura? È soltanto una questione di superficie, pennelli e colore?

Penso alla pittura come a una performance. Dipingere, ma in realtà tracciare qualunque traccia su una superficie, significa manipolare la luce, il che significa necessariamente coinvolgere il colore. La luce è una forma di radiazione che può essere manipolata non solo attraverso l'applicazione del colore su una superficie, ma anche sfruttando lo spazio tra la superficie del quadro e la superficie della nostra retina.

Dire pittura significa dire superficie, ma si può rimanere nel dominio della superficie, senza farlo necessariamente in quella euclidea, che rappresenta solo una singolare condizione tra i molti modi in cui la bidimensionalità può modularsi. Ciò che mi affascina di questa natura superficiale della pittura è la sua capacità di generare spazio.

Per me, la pittura è come una membrana più che una finestra. È una texture in continua metamorfosi che può anche apparire figurativa. Questa membrana porosa unisce e divide le diverse individualità di ognuno di noi. Si dice che le membrane separino gli individui dal loro ambiente ma, grazie alla pittura, l'individuo stesso diventa un ambiente che posso esplorare. La pittura funge da soglia che mi consente di accedere alla prospettiva dell'altro, di percepire la sua atmosfera emotiva e cognitiva.

 

Oggi qual è la funzione dell’arte?

Cercare di generare bellezza, che è il ponte che unisce gli individui e le culture. Promuovere la differenza che è il miglior modo di generare tolleranza.

 

In che modo l’esperienza digitale ha cambiato il tuo modo di guardare?

Il digitale ha influenzato profondamente il mio lavoro in molti modi. Mi ha fornito strumenti tecnici, come software per generare nuove forme ed espressioni artistiche, e mi ha aperto le porte al vasto mondo della conoscenza e dell'iconografia. Ciò che mi affascina particolarmente del digitale è la sua natura paradossale. Superficialmente, è un fenomeno sociale che genera contenuti leggeri, pettegolezzi, spettacolo e intrattenimento, creando una sorta di piazza virtuale in cui la dimensione sociale si manifesta in nuove forme.

Tuttavia, la struttura sottostante non è affatto triviale. La natura del digitale è così profondamente radicata nella matematica e nel pensiero occidentale, ma nello stesso tempo ha ricevuto un impulso decisivo dal pensiero orientale. Penso al calcolo binario e alla scoperta del libro dei mutamenti da parte dell’occidente. Questa gigantesca infrastruttura custodisce una stratificazione di conoscenza e complessità così sorprendente da lasciarmi costantemente meravigliato. È pura classicità. È di una bellezza disarmante, un vero capolavoro collettivo. Sono consapevole delle implicazioni politiche e dei pericoli che derivano da questa evoluzione digitale, ma ritengo che tali questioni siano più adatte ai legislatori e ai politici. Io mi sto riferendo a questo tema da una prospettiva artistica e conoscitiva, concentrandomi su tutte le possibilità che questa radicale evoluzione può generare.

    

Le opere

 

 

 

Mater, 2015, tempera oil on board, diamond, 48×41 cm  

 

Nulla da dichiarare.

 

 

Mimesi 3, 2022, Graphite, Black Chinese Ink, 200x200x200 cm

 

L’incontro tra Oriente e Occidente sulla superfice di un riflesso. 
Ho pensato che la tensione alla precisione e al concetto dello spirito occidentale stanno alla struttura cristallina di un frammento di grafite, così come la tendenza alla suggestione e a pensare per polarità dello spirito orientale stanno alla fluidità liquida dell’inchiostro.
Matita e inchiostro come un pozzo oscuro, fonte infinita di creatività.

 

Fuzzy Figure RGB (Impenetrable), 2020, phosphorescent acrylic on PVC, UVlight, variable dimension, 300×300×300 cm - (photocredit Andrea Rossetti)

 

Un’immagine espansa, fatta di colori ipersaturi che tendono al limite dello spettro cromatico, verso l’informazione. Siamo tutti immersi in una bufera elettromagnetica invisibile che influenza il nostro immaginario. Una tempesta elettrica che appare nella superficie dei nostri schermi ogni volta con una configurazione di pixel differente. Proprio come in questo istante, nella forma di questo testo che stai leggendo.  

 

 

Membrana, 2023, Oil on canvas, 100x100 cm

 

“Mathematicians talk now about figures of 1.78 dimensions or 2.3 dimensions,” Stella informs us. “Pictorial space is one in which you have two-dimensional forms tricked out to give the appearance of three-dimensional ones, so that the space you actually perceive comes down somewhere in-between . . . . I work away from the flat surface but I still don’t want to be three dimensional; that is, totally literal . . . more than two dimensions but short of three so, for me, 2.7 is probably a very good place to be.”

  

 

Baccanale, 2023, Oil on canvas, 150 cm

 

La pittura è fluido-dinamica e sensuale come la carne. Corpi, onde gravitazionali e molecole brulicano e vibrano come un corpo solo. Un corpo sodo ed erotico.

  

 

Yilin (Phase Portrait), 2021, Oil on board, 80x60 cm

 

Ancora eros, ancora amore e il suo potere alchemico. L’Oriente mi attira come un campo magnetico.

 

 

Musico (suonatore di cimbali), 2022, Oil on CNC board, 80x60 cm

 

Questo dipinto è stato utilizzato come copertina del CD del pianista Ali Hirèche.

Ali Hirèche, piano. Schubert / Listz: Wanderer Fantasie, Sonate en si mineur / h-moll (1 cd Bion Records)

  

 

Anamorphosis, 2023, Oil on board mounted on aluminum, disk in CNC milled plexiglass, Kinetic mechanism, 80x60 cm

 

Un ritratto tradizionale cerca di cogliere ciò che di unico e speciale c’è in una persona, di assomigliarci come una goccia. L’uno del molteplice. In questo dipinto invece mi sono concentrato su ciò che circola dentro e fra le cose. Ciò che fluisce. L’uno nel molteplice. Non la singola goccia d'acqua, ma l'acqua nella goccia.

  

 

Cielo stellato 360°, 2023, Tempera on board, alluminium, wood + VR Nft, 360x180 cm

 

Il mio primo VR painting. Una spazialità ibrida che si estende nel virtuale inglobando, letteralmente, lo spettatore al centro dell’opera.