fauna d'arte

Marina Cavadini: "Il mio studio d'artista? Uno spazio vuoto per pensare"

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"L'arte è un linguaggio per interpretare in modo critico l'esistente e le sue incongruenze. Fornire un forte stimolo tattile, visivo o uditivo è una strategia seduttiva che genera attrito, una provocazione che esorta ad un contatto ravvicinato"

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte. 

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


  

Nome: Marina Cavadini

Luogo e data di nascita: Milano, 1988

Galleria di riferimenti e contatti social:

www.marinacavadini.com

[email protected]

Instagram

www.theaddressgallery.com

[email protected]

  

L'intervista

In che modo hai iniziato a fare l’artista?

Durante il liceo ho cambiato scuola tre volte prima di compiere il passaggio da Classico ad Artistico. La chiamano dispersione scolastica, a me è servita per capirmi. La scuola d’arte mi ha dato un’impostazione pittorica tradizionale. Potrei dire di aver iniziato con la pittura. Tuttavia lo studio delle lingue antiche, la letteratura e la filosofia, ha influenzato il mio modo di pensare e di fare ricerca. Di recente ho scoperto che mi piace scrivere, sicuramente viene da lì.

  

Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?

Provo a reinventarmi un nuovo ritmo di volta in volta e a giostrarmi in base alla situazione. Ci sono giornate interamente dedicate alla ricerca, leggo, scrivo, rimaneggio gli appunti. Giornate dedicate ai sopralluoghi nei laboratori. Giornate trascorse nei parchi e nelle riserve naturali a registrare cavallette e grilli, a cercare i gerridi.

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?

È un ufficio di rappresentanza per ricevere le persone con cui lavoro. È dove realizzo i progetti che posso gestire in completa autonomia, i video per esempio. E poi mi è utile avere uno spazio vuoto per pensare. Non mi soffermo mai troppo a lungo nello stesso posto e alterno periodi più riflessivi senza una sede fissa in cui cerco di rimescolare le carte per capire che direzione prendere. Da sei mesi a questa parte il mio studio è una biblioteca civica nella periferia nord di Milano che fa parte di un centro culturale. È un luogo molto luminoso e vicino a casa.

   

Le foto dello studio sono di Marina Cavadini   

 

Quale funzione ha l’arte nel mondo di oggi?

L'arte è un linguaggio per interpretare in modo critico l'esistente e le sue incongruenze. Rappresenta un impegno che tende verso la rivoluzione e il cambiamento perché capace di generare una dimensione di alterità, uno spazio autonomo e di resistenza.

 

Quali sono i tuoi riferimenti?

Sicuramente le artiste che hanno una componente surreale nella loro ricerca. I primi tre nomi noti che mi vengono in mente sono Mika Rottenberg, Meret Oppenheim, Agnès Varda.

 

Da cosa è nato l’interesse per il mondo vegetale?

La botanica, ma un po’ tutte le scienze naturali, sono un pretesto per esplorare la sfera percettiva. Il primissimo lavoro che avevo realizzato in accademia consisteva in un giardino di ortiche. Il punto non era il giardino in sè, ma la sensazione di bruciore intenso che associamo al contatto fisico con queste piante. Le sostanze irritanti sono una strategia difensiva.

   

Perché è così importante per te proporre una pratica artistica ibridata e contaminata?

Un po' è perché sono curiosa e la curiosità mi spinge a sperimentare media nuovi e ad approfondire spunti teorici di svariati ambiti. Un po' è anche perché una pratica stratificata permette al pubblico un accesso da più angolature.

   

Quanto è fondamentale coinvolgere le esperienze sensoriali dello spettatore?

Fornire un forte stimolo tattile, visivo o uditivo è un modo per catturare l'attenzione. È una strategia seduttiva che genera attrito, una provocazione che esorta ad un contatto ravvicinato il soggetto dell’opera.

 

A che cosa stai lavorando?

Sto lavorando con il collettivo curatoriale Ife al progetto Meeting Gardens nel territorio vicentino e in parallelo ho scritto un approfondimento sulla mia performance Les Doigts En Fleur. Il testo verrà pubblicato sul primo volume di Hedera, progetto editoriale di Zoe De Luca che incrocia gli studi postnaturali e transfemministi per raccontare la relazione sessuale con la natura. Il video Les Doigts En Fleur è ora parte della collettiva Sovra Esposti curata da Andris Brinkmanis e promossa dalla Fondazione Videoinsight®. La mostra è visitabile presso il Museo Irpino fino al 29 luglio 2023.

 

Le opere

 

Stupore, meraviglia per colori, texture, dettagli. Percezioni extrasensoriali e nozioni cosmologiche. Sono tutte circostanze che possono indurre un’alterazione della coscienza.

 

Marina Cavadini, (still da video) Fluid Concepts 2022. Video 01:29 looped, monitor 43” Musica: Alchemy And Social Warfare from Serious And Comical Investigations At Around 333 Bpm (S​.​B. 01) by SONIC BELLIGERANZA, Courtesy l’artista e The Address Gallery

  

Le sonorità urticanti, ostili e senza beat della cultura industriale escono dalla dimensione sonora e quasi si avvertono come qualcosa di tangibile o fisico.

  

Marina Cavadini, vista della mostra Eat Me presso The Address Gallery, Brescia. Foto: Alberto Petrò

  

Wet si riferisce alla secrezione di fluidi corporei che evocano l’eccitamento. Il piacere è una componente per riprendersi da una sempre maggiore esposizione alla digitalizzazione e da una mancanza di presenza corporea nella nostra esistenza quotidiana.

 

Marina Cavadini, Wet 2022. Neon, pasta di vetro di Murano 80x25 cm Courtesy l’artista e The Address Gallery, Brescia. Foto: Alberto Petrò

 

La possibilità sta nel digerire la materia e rieducare all'ascolto attraverso la pelle, attraverso la bocca, la lingua, le labbra.

 

Marina Cavadini, Ostrica 2022. Stampa Digitale 50x70cm Courtesy l’artista e The Address Gallery. Foto: Alberto Petrò
 

Le nostre mani e la punta delle dita sono incredibilmente sensibili alla consistenza.

 

Marina Cavadini, Senza Titolo 2022. Performance, accessori, ceramiche. Courtesy l’artista e The Address Gallery. Foto: Dania Masiero

 
Definita come il biennio che precede l'inizio maggiore della pubertà, la preadolescenza segna il passaggio da una percezione spontanea del mondo a un approccio razionale.

 

Marina Cavadini, Senza Titolo 2022. Performance, accessori, ceramiche. Grazie a Studio Creativo Le Mostre. Courtesy l’artista e The Address Gallery. Foto: Dania Masiero

  

Il tempo trascorso sullo schermo, il tempo non lineare e le proprietà fisiche di alcuni liquidi. Il video è pensato per essere visto su smartphone pieghevole per creare un'illusione di vicinanza alla materia.

 

Marina Cavadini, Drip Dry 2020. Video 00:15 Looped, Samsung Galaxy Fold4 Courtesy l’artista e The Address Gallery. Foto: Alberto Petrò

   

Dopotutto il fiore è l’elemento che contiene gli apparati riproduttivi della pianta.

 

Marina Cavadini, Les Doigts En Fleur 2019, performance. Foto: Brando Prizzon

Les Doigts En Fleur è stato prodotto da HotHouse series a cura di Giovanna Repetto. Maggior sostenitore: Compagnia di San Paolo. Con il supporto di Orto Botanico di Torino, Fondazione Piemonte Dal Vivo, Fascination of Plants Day, Consorzio Mercato Ingrosso Fiori Torino. Con il Patrocinio del Comune di Torino, Regione Piemonte. In collaborazione con MBA Making Beauty Accademy, Wovo Store. Musiche in collaborazione con Andrea Padovani. Courtesy l’Artista

 

Le architetture della Serra Tropicale e della Serra delle Succulente nell’Orto Botanico di Torino permettono il passaggio in fila indiana di poche persone alla volta. Il pubblico poteva osservare i gesti da molto vicino e magari scorgere le formiche che camminare tra le spine dei cactus.

  

Marina Cavadini, Les Doigts En Fleur 2019, performance. Foto: Brando Prizzon.

Les Doigts En Fleur è stato prodotto da HotHouse series a cura di Giovanna Repetto. Maggior sostenitore: Compagnia di San Paolo. Con il supporto di Orto Botanico di Torino, Fondazione Piemonte Dal Vivo, Fascination of Plants Day, Consorzio Mercato Ingrosso Fiori Torino. Con il Patrocinio del Comune di Torino, Regione Piemonte. In collaborazione con MBA Making Beauty Accademy, Wovo Store. Musiche in collaborazione con Andrea Padovani. Courtesy l’Artista

  
Il progetto si inserisce in uno scenario concepito come un impianto scenografico. Come liberare paesaggio e corpo dalle forme di addomesticamento?

  

Marina Cavadini, Les Doigts En Fleur 2019, performance. Foto: Brando Prizzon.

Les Doigts En Fleur è stato prodotto da HotHouse series a cura di Giovanna Repetto. Maggior sostenitore: Compagnia di San Paolo. Con il supporto di Orto Botanico di Torino, Fondazione Piemonte Dal Vivo, Fascination of Plants Day, Consorzio Mercato Ingrosso Fiori Torino. Con il Patrocinio del Comune di Torino, Regione Piemonte. In collaborazione con MBA Making Beauty Accademy, Wovo Store. Musiche in collaborazione con Andrea Padovani. Courtesy l’Artista

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