fauna d'arte

Nello studio (di oggi e di domani) con Ettore Favini: "L'arte è un oracolo"

Francesco Stocchi e Gabriele Sassone

"L'opera diventa il punto d'incontro tra singolare e plurale, creando una nuova sintesi tra l'ordito di una vita e le numerose trame di relazioni che la compongono"

Fauna d'arte è una ricognizione intergenerazionale sugli artisti attivi in Italia. Ci facciamo guidare nei loro studi per conoscere dalla loro voce le opere e i modi di lavorare e per capire i loro sguardi sull’attualità. Il titolo si ispira a una sezione di Weekend Postmoderno (1990), il romanzo critico con cui Pier Vittorio Tondelli ha documentato un decennio di cultura e società italiana. A differenza del giornalismo e della saggistica di settore, grazie a “Fauna d’arte”, Tondelli proponeva uno sguardo sull’arte contemporanea accessibile e aperto, interessato a raccontare non solo le opere ma anche le persone, il loro modo di vivere dentro l’arte. 

Oggi questo approccio ci permette ancora di parlare degli artisti, ma in futuro anche delle altre figure professionali come critici e curatori, galleristi e collezionisti, con lo scopo di restituire la complessità di un sistema attraverso frammenti di realtà individuali.


 

Nome: Ettore Favini

Luogo e data di nascita: Cremona, 11 giugno 1974

Galleria di riferimenti ed eventuali contatti social

Instagram

@ettorefavini

@triangolo.gallery

@giorgiogalotti

 

L'intervista

 

In che modo hai iniziato a fare l’artista?

Ascoltando Alberto Garutti, lavorando con Mario Airò, parlando ogni giorno con i miei amici e colleghi di Via Fiuggi, annusando l’aria di Milano di fine anni Novanta e viaggiando curiosamente ovunque.

 

Com’è organizzata la tua giornata di lavoro?

Non esiste una giornata tipo, dipende molto dal lavoro che sto realizzando. Solitamente mi sveglio presto, la mattina lavoro meglio, prima controllo la posta e, se sto realizzando opere piccole, scendo in studio, mi metto in cuffia, alzo il volume e cerco di rimanere lì più che posso, staccando dai rumori esterni. Quando invece sto collaborando con degli artigiani, mi piace trascorrere la giornata parlando con loro, finché riescono a sopportarmi.

 

Che cos’è per te lo studio d’artista?

Per ora è un laboratorio, il mio studio attualmente è piccolo, mi serve per provare, sbagliare, sperimentare soluzioni, è il luogo in cui progetto opere che verranno realizzate altrove, il luogo in cui i progetti prederanno forma o verranno chiusi in un cassetto fino a una maggiore consapevolezza. Il nuovo studio, che prenderà forma nei prossimi anni, sarà qualcosa di completamente diverso: pensiero, paesaggio, vita e lavoro, riprenderò da Agricola Cornelia di Gianfranco Baruchello guardando a un’ecologia delle persone.

   

   

A quali riferimenti ti ispiri?

Qualche anno fa ti avrei risposto con una lista di nomi di artisti e scrittori, oggi i riferimenti sono luoghi, tempi, la storia e spesso prendo ispirazione dai materiali.

 

In che modo l’attenzione per i tessuti ha influenzato il tuo lavoro?

Le fibre, i tessuti, e in particolare la trama e l’ordito, mi danno la possibilità di raccontare storie, molto spesso perché ogni tessuto ha un proprio vissuto e ha fatto parte della vita delle persone. L'opera diventa il punto d'incontro tra singolare e plurale, creando una nuova sintesi tra l'ordito di una vita e le numerose trame di relazioni che la compongono.

 

Che cosa significa viaggiare per te?

Viaggiare è aprirsi all’imprevedibile, predisporsi alla conoscenza, tenere la curiosità sempre accesa. Preferisco viaggiare in modo lento, mi predispone meglio all’ascolto dei luoghi e alla visione del paesaggio. Attraversare i luoghi per imparare sempre qualcosa di nuovo.

 

Quale funzione ha l’arte nel mondo di oggi?

Entertainment, purtroppo nella maggior parte dei casi ha la funzione di arredare la parete sopra il divano. Per quanto mi riguarda l’arte è un oracolo che ci mostra immaginari, modelli di comportamento che vedremo o vivremo nel futuro.

 

A che cosa stai lavorando?

Sto preparando due nuovi corpi di opere che vedranno la luce entro il 2024. E sto finendo altri due gruppi di lavori che avevo iniziato e mai finito. In Italia si lavora spesso in emergenza e mai con una vera programmazione. Nei prossimi due mesi avrò una serie di mostre collettive e una Biennale in autunno.

  

Le opere

  

Il grande fiume a luglio 2022 era diventato piccolo

 

 

Ettore Favini, Fragili Rive, 2022, cemento e ossidi, 50 x 520 cm, installation view presso Fondazione ICA, Milano, foto di Cosimo Filippini

 

Chiamiamo terra e non mare, l’astro sul quale viviamo, sebbene esso sia composto per quasi tre quarti di acqua… (Ilaria Tani)

   

Ettore Favini, Au Revoir, 2020, bronzo e wall painting, 18X70 cm

  

Ho sempre odiato le mimetiche pur esercitando su di me un grande fascino

 

    

Ettore Favini, caMEDflage, 2021, lana, 170X280 cm, installation view per DAMA presso Palazzo Carignano, Torino, foto Sebastiano Pellion di Persano

  

 

Il quadro giuridico degli spazi marini mediterranei é molto complesso.

 

Ettore Favini, Mediterraneo, 2016, vele, tivek, wax, dimensioni variabili, installation view presso Villa Croce, Genova, foto Henrik Blomqvist

   

 

Quel giorno sullo spiaggione del Po ho trovato un osso preistorico, forse di un bisonte

 

  

Ettore Favini, Antonio Rovaldi, CIAO PO, 2022, stampa fotografica su dibond, 70X100 cm

    

Ahmed era felice per la camicia, mi sembrava giusto che la tenesse lui.

 

Ettore Favini, AuRevoir, stampa fotografica, 40X60 cm, foto Max Monnecchi

  

Le mappe sono descrizioni parziali o falsate del mondo, ma sono rassicuranti perché indicano dove siamo e da cosa siamo circondati, ci danno la presunzione di controllare un territorio o il mondo intero.

 

Ettore Favini, Mer de plusieurs noms, ricamo su jeans, 170X250 cm, courtesy Museo del Novecento, Milano, foto Max Monnecchi

  

Kebabbaro, Vongolaro, Cozzolaro...ciao Alighiero!

 

Ettore Favini, Tappetaro, 2020, ricamo su tela, 30X30 cm

  

Volevo realizzare un ritratto corale della Sardegna, alla fine ha preso la forma di una vela.

Ettore Favini, Genova, 2016, lana, cotone, seta, ricami, 250X600 cm, installation view presso Museo MAN, Nuoro, foto Confinivisivi

  

E’ il mio ritratto a 37 anni

 

 

Ettore Favini, Cantra, 2011/2014, lana, ferro, legno, dimensioni determinate dallo spazio, installation view presso GAMeC, Bergamo, foto Antonio Maniscalco, courtesy GameC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo