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Il figlio - La lettera

I tuffi dalle spalle, i baci, i lividi e poi ignorarsi alle feste. L'amore è andato al mare

Gabriella D'Angelo

"“See dici tranqui poi lo so che ti offendi". L'affetto sconfinato a volte può anche fare male

“Amore vedi questi segni sul braccio? Me li hai fatti tu! Non mi devi strattonare, afferrare le braccia le gambe il collo quando facciamo il bagno”.

“Ma non sono io non è possibile, chissà che vita fai e poi te la prendi con me...te la prendi sempre con me! Per tutto! Ti odio”.

“ Ti odio anch’io tantissimo ma ti imploro non mi fare male, lo sai che ho i capillari fragili, guarda  ho le braccia blu e marroni, non mi posso neanche mettere un vestito scollato stasera alla festa”.

“Se vabbè…facciamo un tuffo? Che io ti prendo sulle mie spalle e poi tu devi cercare di non cadere mentre io ti strapazzo”.

“Amore però stai attento non mi far male”.

“Ma io ti amo tanto non voglio farti male”.

“Ti amo anch’io ma mi fa paura come ti muovi, non te ne accorgi ma sei così grande e maldestro”.

“Basta dai mi stai asfissiando, ti odio”.

Ti odio tantissimo anch’io amore”.

“Io ti odio veramente tu scherzi invece”.

“E’ vero io scherzo, ma con ’sti baffetti ’sti piedoni ste manone non ti riconosco più”.

“Poi guarda che l’anno prossimo non ti bacio mai, anzi stasera alla festa di Pasquale non mi guardare, io non esisto”. 

“Va bene stasera ti ignoro, però domani mi fai fare un tuffo per favore?”.
“Non so,  poi vediamo”

“Se non ne hai voglia tranqui eh”.

“See dici tranqui poi lo so che ti offendi, mamma vieni qua, fatti dare un bacio”.

 

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