Foto Hotel Real Fini via Flickr

L'importanza dei tortellini in brodo e l'esagerazione sull'Apocalisse

Annalena Benini

Il mondo non finirà per un ripieno di pollo. Grazie nonna che avevi sempre ragione

I tortellini in brodo sono una delle cose più importanti della mia vita. Ci sono i figli, certo, c’è la famiglia, ci sono varie cose e persone davvero importanti, senza le quali non vorrei vivere e non sarei io, ma i tortellini in brodo stanno insieme a tutto questo, non un gradino più in basso.

 

Il brodo naturalmente deve essere vero, sedano carota e cipolla, manzo gallina e pollo e un osso gelatinoso, chiodi di garofano incastrati nella cipolla e nel manzo, e ogni volta che lo preparo scrivo a mia madre per dirle che lo sto preparando e lei è ancora un po’ sospettosa, non crede che io stia lì davvero a togliere la schiuma con la schiumarola, e poi ad aspettare che il brodo si raffreddi la notte fuori dalla finestra sul davanzale per togliere il grasso la mattina dopo. Invece lo faccio. Perché i tortellini sono molto importanti e meritano il meglio. Poi a volte è vero, non lo faccio, o lo faccio solo di pollo, o solo di dado, ma questo toglie importanza solo a me e non ai tortellini. Qualunque orribile giorno, qualunque gelido inverno, gelido cuore, gelido essere umano, gelido viaggio in treno, gelido figlio arrabbiato, gelido stronzo, verrà riscaldato e consolato e migliorato dai tortellini in brodo.

 

A Ferrara si chiamano cappelletti e sono un po’ diversi, più grandi e con una sfoglia più grossa, e anche il ripieno è diverso, ma non ho intenzione di aprire una disputa per questo e non ho mai pensato che il mondo e la civiltà stessero per finire perché dentro i cappelletti non c’è la mortadella. Mia nonna era bravissima a fare i cappelletti a mano e le sarebbe piaciuto che diventassi brava anche io, ma non è andata così: lei preparava tutto in anticipo, tutto con ordine, metteva un grande piano di legno sopra il tavolo della cucina e io giravo la manovella della macchina per la pasta, e poi tagliavo dei quadrati di pasta con la rotella d’acciaio che aveva il manico di legno, ma in realtà faceva tutto lei e io dopo un poco scappavo via e quindi adesso i tortellini li compro, ma comunque li amo e li mangio e mi consolo e intanto sogno quelli di mia nonna che i miei figli non hanno fatto in tempo a venerare (infatti a loro vanno bene anche i tortellini Rana, e anche i tortellini Rana con la panna, poverini).

 

A Bologna adesso hanno fatto i tortellini con il ripieno di pollo per la festa di San Petronio, per offrirli anche ai musulmani che non mangiano maiale, e il mondo ha tremato. Sacrilegio del ripieno sbagliato, sfida epocale all’occidente, rinuncia alla propria identità, apocalisse, lampi di fuoco, cancellazione della storia, fine dell’Emilia Romagna e del pianeta terra, accettazione dell’estremismo islamico. Ernesto Galli Della Loggia ha scritto sul Corriere della Sera che questi tortellini hanno a che fare con il nostro avvenire.

Io che credo nei tortellini in brodo almeno quanto credo nei racconti di Cechov, nella Grecia, nella salama da sugo con il purè e nel pranzo di Natale, e che non mangerò mai dei tortellini di pollo, ma al massimo dei ravioli cinesi con pollo e verdure, non mi sento di dire che il mondo è finito. Se accanto a quintali di tortellini con ripieno di maiale (sono le otto di sera e sto morendo di fame) vengono preparati un po’ di chili di tortellini di pollo, come il panettone senza canditi, senza uvette, senza zucchero, dico quello che avrebbe detto mia nonna impastando il ripieno: bén bén, lo sapran poi loro. Che significa: io non li mangio ma voi fate pure.

 

Lei lo diceva di tutto quello che non la convinceva. Esci con quello? Bén bén, lo saprai poi tu. Non esci più con quello? Bén bén, lo saprai poi tu. Vai a vivere a Roma? Bén bén, lo saprai poi tu. C’era perfino la possibilità che avessi ragione io, sul lungo termine, ma era comunque meglio chiudere la discussione con un po’ di disappunto, ma con rispetto della libertà. Questa frase è entrata da molti decenni nel lessico della nostra famiglia, ed è importante e intima almeno quanto i tortellini in brodo, quindi un po’ soffro per averla rivelata, ma sui tortellini nessuno ha più ragione di mia nonna.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.