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I cataclismi di Natale, i veterinari in vacanza e la tavola imbandita

Annalena Benini

Dalle chiavi nel tombino allo streptococco, la regola è: impazzire solo dal 28 dicembre

Se deve succedere qualcosa, di solito succede a Natale. Se è in arrivo un cataclisma, il cataclisma aspetterà che i negozi siano chiusi, i medici in vacanza, i portoni sprangati, gli amici partiti, le consegne di Amazon bloccate, la tavola apparecchiata, i giorni di festa pianificati. Hai lasciato, pieno di fiducia e ingenuità, alcune cose importanti da fare nelle ultime ore, l’hai fatto perché dagli errori non si impara mai niente, solo a sbagliare con più chiasso, come i tuffi di pancia nell’acqua.

   

Pensi che comunque sia tutto sotto controllo, anzi non ci pensi proprio, che cosa dovrebbe succedere? Solo perché un Natale sei quasi morto di polmonite, un altro Natale lo streptococco ti ha cambiato la faccia, e quella volta tua suocera ha voluto provare lo skateboard di Natale dei bambini e si è rotta due vertebre, e quando il gatto ha avuto l’intossicazione da panettone, e la volta che il riscaldamento si è rotto, la luce è saltata e fuori c’erano zero gradi e la tormenta, e quando ha cominciato a piovere dal soffitto perché quella del piano di sopra è andata alle Maldive lasciando il rubinetto aperto e avete sfondato la porta la notte di Natale, e quando ti hanno rubato il telefono dalla tasca nel momento in cui tutti i negozi di telefoni chiudevano eccezionalmente per tre giorni di fila, e quando ti sono cadute le chiavi di casa nel tombino, a dieci minuti dall’arrivo di tutti i parenti per il cenone. Anche quando tuo marito ti ha lasciato, che però è meno grave del tombino.

   

Non ci si abitua mai, ogni volta il cataclisma ci coglie totalmente impreparati, e ci guardiamo inebetiti: ma come, proprio adesso? Così, quando il nostro cane è sceso dalla poltrona con un piccolo salto ed è caduto per terra, e non si rialzava, e quando si è rialzato è caduto di nuovo, e non aveva più gli stessi occhi di sempre, e io avevo non solo le cose importanti, ma anche tutte quelle meno importanti da fare entro sei ore, la prima cosa che abbiamo detto, guardandoci inebetiti, è stata: ma come, proprio adesso? Tutti gli studi veterinari rispondono con un messaggio registrato identico, devono essersi messi d’accordo, il messaggio dice: lo studio riaprirà il sette gennaio. Immagino tutti i veterinari in fila al check-in di un lungo viaggio esotico per soli veterinari, mi si annebbia la vista e sento che sto per impazzire. Ma la regola del Natale è che si può impazzire solo a partire dal ventotto dicembre, quindi qualunque cosa accada, nei giorni classici del cataclisma bisogna restare saldi. Trovare una soluzione con una parte del cervello, e con l’altra parte del cervello cucinare e comprare altro vino.

  

Il nostro cane aveva questo sguardo da cataclisma, ma scodinzolante, e il medico della clinica veterinaria, che evidentemente all’ultimo momento aveva deciso di non partecipare al lungo viaggio esotico per tutti i veterinari, ha detto che il cane aveva anche la febbre alta e molto mal di schiena, e che bisognava ricoverarlo almeno per una notte. Un cane preso al canile che cosa può pensare di una notte dentro una gabbia, solo, malato, con un bulldog con problemi respiratori come compagno di stanza, a Natale? Con una parte del cervello mi tormentavo per questo, con l’altra cucinavo e compravo altro vino. All’alba del giorno dopo era ormai quasi Natale anche per i medici di guardia, e con i bambini abbiamo suonato il campanello della clinica per riprenderci il cane. Ci hanno detto che era impossibile, che quella mattina non si facevano dimissioni. Allora, con la parte del cervello con cui non stavo cucinando, ho pensato a una soluzione.

   

La soluzione è stata: non ci muoviamo di qui senza il cane, e portiamo gli altri parenti e facciamo Natale qui tutti insieme, anche con il bulldog con problemi respiratori. Il veterinario ha maledetto l’istante in cui ha deciso di non partire per quel lungo viaggio esotico per veterinari, ma ha detto: aspettate un attimo, ed è sparito. Quando è tornato, aveva Fix al guinzaglio. A testa bassa, coda bassa, gli stessi occhi che aveva al canile. Però quando ci ha visto, tutti e tre insonni, scarmigliati, con la faccia da cataclisma, è successo qualcosa: mentre ci correva incontro saltando e abbaiando, è arrivato Natale.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.