il bi e il ba

Enthoven contro Mélenchon (di nuovo). Anche in Italia serve una resa dei conti sull'antisemitismo

Guido Vitiello

Guardo con favore il ddl Delrio per un solo motivo: perché spero che il dibattito parlamentare sia per l’Italia ciò che il piccolo processo a Enthoven non è stato per la Francia: una prova del fuoco per chi da anni gioca con il fuoco

Domenica mattina Raphaël Enthoven lo ha fatto di nuovo. Lo scrittore francese ha preso metaforicamente per il bavero Jean-Luc Mélenchon e gli ha scritto su X: Vous êtes passionnément antisémite. La prima volta che aveva lanciato l’accusa, il 1 maggio del 2024, dopo che dei sostenitori di La France Insoumise avevano cacciato malamente da un corteo il socialista Raphaël Glucksmann, a loro dire (tra le altre colpe immaginarie) troppo tiepido su Gaza, Enthoven si era beccato una denuncia da LFI per diffamazione. Il 6 novembre scorso il tribunale gli ha dato ragione, e ora l’avvocato di Enthoven, Richard Malka, ha fatto della sua arringa un pamphlet, ritenendo (a ragione) che l’interesse del caso andasse al di là della persona del suo assistito. Pubblicata pochi giorni fa da Grasset con il titolo Passion antisémite, è una lettura istruttiva. “È un processo mostruoso quello di cui siete investiti”, ha detto Malka ai giudici. “Un processo che mira a proibire alle vittime dell’antisemitismo di designare il loro carnefice”. La difesa sperava di trasformare il dibattimento in una storica resa dei conti con l’antisemitismo di sinistra; dal canto loro i membri di LFI hanno disertato l’aula, sperando di ottenere alla chetichella, e senza contraddittorio, una patente di non-antisemitismo dal tribunale. Fortunatamente hanno perso, e il nuovo post di Enthoven sigilla il diritto a chiamare le cose con il loro nome. Forse anche in Italia, dove il Mélenchon locale sta fagocitando (con successo) gli sparsi resti della sinistra socialdemocratica ed euroatlantica, ci sarebbe bisogno di un redde rationem. E per quanto consideri poco più che simbolici, se non del tutto inutili o controproducenti, gli argini di legge alle maree dell’odio – sempre, qualunque sia l’odio –, guardo con favore il ddl Delrio per un solo motivo: perché spero che il dibattito parlamentare sia per l’Italia ciò che il piccolo processo a Enthoven non è stato per la Francia: una prova del fuoco per chi da anni gioca con il fuoco.