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Il Bi e il Ba

I fiumi sono la nuova metafora preferita dai magistrati

Guido Vitiello

La magistratura ora sarebbe "un argine" contro le possibili esondazioni della politica ("il fiume che scorre nel suo letto"). Sciocco io a pensare che tutti i poteri fossero fiumi, tutti ugualmente a rischio di uscire dall'alveo, e che il loro argine fosse la Costituzione!

Alla fine è tutta questione di metafore. Lunedì Gustavo Zagrebelsky, in un incontro organizzato a Torino dall’Anm, ne ha suggerita una molto classica: “Non dite che la magistratura è un contropotere. Usate un’immagine chiara, quella di un fiume che scorre nel suo letto, la politica, e poi ci sono gli argini, la magistratura”. Metafora, questa del fiume e degli argini, carissima a Orazio, che accostò lo straripamento del Tevere alla ribellione dei Titani, e ripresa in tutt’altra chiave dai romantici (qualcuno senz’altro ricorderà la pagina del Werther in cui Goethe paragona il genio a un fiume in piena dalle cui inondazioni i borghesotti difendono i loro orti).

Sciocco io a pensare che i poteri fossero altrettanti fiumi, tutti ugualmente a rischio di uscire dall’alveo, e che il loro argine fosse la Costituzione! Nella mia ingenuità avevo pensato perfino che la rottura imprudente di un argine costituzionale – l’abolizione dell’immunità parlamentare – avesse favorito il debordare del fiume giudiziario, e che dopo trent’anni di allagamenti si dovesse cominciare a rimediare al dissesto idrogeologico. Ma in che modo? Qui entra in gioco un altro fiume.

“Il vero passaggio del Rubicone è che per la prima volta uno dei tre poteri su cui poggia il nostro ordinamento, l’Esecutivo, entra nell’ingegneria di un altro, il Giudiziario, che per la Carta è equivalente e indipendente”, ha scritto martedì Carlo Verdelli sul Corriere della Sera, scampanando allarme per “l’incursione di una forza dello Stato in un campo non proprio”. Confesso che sono di nuovo confuso. Dunque l’articolo 138 della Carta, che regola la revisione costituzionale, dev’essere ribattezzato articolo Rubicone? E quegli irresponsabili dei padri costituenti, nell’approvarlo, si sono arresi alla tracotanza di qualunque Cesare, consentendogli di entrare in armi nella Gallia Giudiziaria? Ve lo dico come stratega militare: è ora di mettere un argine al fiume delle sciocchezze. Altrimenti, nello sforzo eroico di difendere il Rubicone, si finisce per perdere la Trebisonda. 

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