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Il Bi e il Ba

Il Magistrato Collettivo teme la "normalizzazione"

Guido Vitiello

Lo spettro di un magistrato burocrate che si limita ad applicare la legge e non può più fare il battitore libero, lo sceriffo, il poliziotto o l'immaginifico artista del diritto 

Ho raccolto un po’ di dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dai pubblici ministeri che animano la campagna per il No al referendum sulla riforma Nordio, e se ometto di citare i loro nomi e cognomi è solo perché la loro perfetta sovrapponibilità, la geometrica compattezza dei ranghi lessicali, impone di attribuirle al Magistrato Collettivo, categoria che trascende l’Anm, e nella quale possiamo includere anche quei partiti e quei giornali che si sono ridotti a cinghie di trasmissione del sindacato delle toghe. Eccole: “Dietro questa riforma c’è l’intento di normalizzare la magistratura”; “c’è l’idea strisciante e non molto nascosta di controllare il pubblico ministero, di normalizzare la magistratura”; “questa riforma rappresenta l’ennesimo e forse il più grave tentativo di normalizzare la magistratura”; “io la chiamo riforma per la normalizzazione della magistratura”.

Come si può facilmente constatare, la parola d’ordine della campagna contro la riforma Nordio – lo spauracchio da sventolare – è la “normalizzazione”, con la quale si allude allo spettro di un magistrato burocrate che si limita ad applicare la legge e non può più fare il battitore libero, lo sceriffo extraterrestre, il poliziotto superpiù o l’immaginifico artista del diritto. Non è una parola nuova. Si affacciò nel dibattito italiano negli anni Ottanta, e diventò un mantra sindacale a partire dalla prima metà del decennio successivo. In altre parole, se la cronologia ha un senso, dobbiamo concludere che a paventare il rischio di una normalizzazione della magistratura è stata, per prima, una magistratura divenuta abnorme. Perciò lancio una piccola proposta: adottiamo lo stesso slogan per la campagna a favore della riforma. Quando i pm e i loro banditori grideranno nelle piazze che “dietro questa riforma c’è l’intento di normalizzare la magistratura”, noi risponderemo semplicemente che sì, “dietro questa riforma c’è l’intento di normalizzare la magistratura”. Poi spetterà all’elettore capire, come Igor in Frankenstein jr., quale dei due cervelli è più rassicurante.