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Il Bi e il Ba
Il terrorismo intellettuale di Tomaso Montanari
Il rettore ha detto che non inviterebbe mai un esponente di Sinistra per Israele nella sua università, diffondendo così un'immagine catechistica e rattrappita delle "scienze" e sottraendo gli spazi alla discussione civile e tollerante. Una lettura per lui
Il terrorismo intellettuale, ossia la tagliola ricattatoria fatta scattare a difesa di un’idea o di un’ideologia, esiste da secoli, forse perfino da prima dei giacobini, ma nell’ultima stagione ha preso una forma che definirei passivo-aggressiva. Funziona così: si erige intorno alla propria posizione una muraglia sdegnosa, proclamando che a cementarla è di volta in volta la scienza, il diritto, la competenza, il consenso unanime di tutti gli studiosi perbene, e da quella cittadella di certezze immaginarie ci si prende il lusso di spregiare tutte le opinioni difformi, di degradare moralmente chi le sostiene, di irridere le orde barbariche dei “negazionisti” (accusa che ormai si porta su tutto). Quando a comportarsi così è un influencer scemo raccatta-like si può soprassedere, un po’ più grave è che se ne compiaccia il rettore di un’università.
Tomaso Montanari – uno che predica la parresìa ma deve averla confusa con la prosopopea – scrive su Instagram che lui non inviterebbe quelli di Sinistra per Israele nella sua università, anzi, che nessuna università dovrebbe invitarli, perché pur criticando Netanyahu (su questo Fiano strappa il diciotto politico) rifiutano di parlare di genocidio “con sommo spregio per i coerenti pronunciamenti della scienza giuridica e di quella storica”. E’ intellettualmente e pedagogicamente avvilente che il rettore di un’università, dunque di uno spazio deputato alla discussione civile e tollerante, diffonda un’immagine così catechistica e rattrappita delle “scienze” dietro cui sceglie di trincerare la sua spocchia. Forse, nelle pause tra un talk-show e l’altro, potrebbe trovare il tempo di leggere (nemmeno tutto: bastano i capitoli dall’11 al 13) un libricino appena pubblicato da Laterza, Caos. La giustizia internazionale sotto attacco, di Marcello Flores ed Emanuela Fronza, che sono appunto uno storico e una giurista. Dopo questa infarinatura, potrà continuare tranquillamente a chiamarlo genocidio, ma con tutte le cautele che si addicono a uno studioso. Magari potrà perfino invitare Emanuele Fiano a discuterne con lui.