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Il Bi e il Ba
Per gli attivisti Gaza è diventata la nuova "causa universale" di liberazione
Israele racchiude l'intera legione dei demoni: imperialismo, suprematismo, razzismo, colonialismo, apartheid, predominio bianco. Il risultato è un teatro dei pupi allegorico, che ha però ricadute molto serie
Quando avvisto all’orizzonte un cosiddetto “significante flottante”, ossia una parola non ancorata a un significato preciso, avverto l’impulso di richiamarlo a riva con le buone maniere della logica e della chiarezza intellettuale. Se poi le parole vuote o indeterminate sono più d’una – insomma, una flottiglia di significanti flottanti – il mal di mare è tale che telefono d’urgenza alla guardia costiera. Questo perché sono persona tutto sommato pacifica; ma immagino che al mio posto un positivista logico affonderebbe senza indugi le navicelle a colpi di cannone. Il dibattito suscitato in questi giorni dall’intervento di Alessandro Baricco su Substack, che ha visto fior di commentatori metaforeggiare per giorni su Gaza e il Novecento (ossia, su un toponimo simbolico e su un sarchiapone epocale) ha messo a dura prova la mia mitezza. Se ne parlo non è perché sia un dibattito più beccheggiante di altri analoghi, ma perché mi sembra prudente non assecondare inutilmente la deriva metafisica della parola Gaza.
Già sono all’opera da decenni due correnti marine insidiose (e spesso convergenti) che spingono in quella direzione. L’islamismo ha via via trasfigurato le rivendicazioni politico-territoriali in miraggi di riconquista mistica, e ormai si riferisce esplicitamente a una “Palestina spirituale” da sottrarre alle grinfie del piccolo Satana sionista. In Occidente, l’accademia postcoloniale e decoloniale – e a seguire una folta ciurma di attivisti – ha finito per associare al significante Gaza la nuova “causa universale” di liberazione, e ha condensato sotto il nome di Israele l’intera legione dei suoi demoni: imperialismo, suprematismo, razzismo, colonialismo, apartheid, predominio bianco. Il risultato è un teatro dei pupi allegorico, che ha però ricadute molto serie. Perché metterci del nostro? Propongo di riportare a riva la navicella: Gaza non è “la definizione di un limite” o “il nome di un certo modo di stare al mondo”, è una regione costiera di 360 km² di superficie che confina con Israele e con l’Egitto.

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