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Il Bi e il Ba

Il "sentimento del contrario" di fronte al magma giovanile in ebollizione

Guido Vitiello

In "Bloc-notes d'un contre-révolutionnaire" (1969) Piotr Rawicz esplora i sentimenti di un uomo che tentò disperatamente di integrarsi nella contestazione giovanile, imitandone la fuffa, il non pensiero, il conformismo, ma senza riuscirci. Chissà cosa avrebbe scritto entrando oggi in una delle tante università occupate

Scrive Piotr Rawicz, scrittore ebreo galiziano sopravvissuto ad Auschwitz, in un suo magnifico quaderno d’appunti sul maggio parigino: “Alla Facoltà di giurisprudenza, nel grande anfiteatro, un signore sulla cinquantina, occhiali, capelli a spazzola, che mi dicono essere normalista, critico televisivo, editorialista di un quotidiano di Parigi e romanziere (non ho mai letto niente di suo, ma questo non vuol dire nulla) tenta disperatamente di inserirsi, di integrarsi in questo magma giovanile in ebollizione. Parla dal podio e cerca di assecondare tutti i solchi del loro pensiero o meglio del loro non pensiero, del loro anti pensiero; di tuffarsi nella loro biologia. Lo spettacolo è penoso. Un impotente può mimare l’orgasmo ma non viverlo. Le loro esplosioni, le loro asprezze, lui le esprime a colpi di congiuntivi in un linguaggio castigato, civilizzato, elegante, tutto affettato. Che divorzio tra la forma e questo contenuto che, per restare fedele a sé stesso, dovrebbe potersi sbarazzare di ogni forma…” (Bloc-notes d’un contre-révolutionnaire, 1969).

E’ il famoso “sentimento del contrario” pirandelliano, ma con un intellettuale di mezza età al posto della vecchia imbellettata. Mi domando cosa avrebbe potuto scrivere oggi Rawicz, entrando in una delle tante università occupate in nome della lotta contro Israele. Di certo ne avrebbe visti parecchi di questi intellettuali, professori, perfino rettori, che non sanno resistere al bain de multitude per rigenerarsi dalla crisi di mezza età. Ma sospetto che li avrebbe trovati pressoché indistinguibili – per il linguaggio, per il grado di maturità politica, forse perfino per il vestiario – dai loro studenti. E’ il sentimento dell’identico. 

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