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Il Bi e il Ba

Addio al prof. Giuseppe Di Federico, fra i patriarchi dei garantisti italiani

Guido Vitiello

Fin dagli anni Sessanta ha duellato con i magistrati sui temi che più gli stavano a cuore. Si vide cestinare gli articoli dai giornali che non volevano inimicarsi le procure, e rimase inascoltato da gran parte del ceto politico

Le nuove rimostranze di Cesare Parodi sul modo in cui il governo tratta i magistrati – “Ormai più che controbattere alle nostre idee, ci appiccicano addosso etichette”, ha dichiarato il presidente dell’Anm ad Avvenire – arrivano proprio nei giorni in cui la sparuta famiglia dei garantisti d’Italia dà l’addio a uno dei suoi patriarchi, il professor Giuseppe Di Federico. E io avverto uno strano effetto eco. “Ormai non mi rispondono neppure”, mi disse l’ultima volta che ci siamo sentiti. Si riferiva appunto ai magistrati, con cui aveva cavallerescamente duellato fin dagli anni Sessanta sui temi che più gli stavano a cuore: la necessità di valutazioni di professionalità per le toghe, il formalismo della nostra cultura giuridica che impedisce di ragionare in termini pragmatici di costi e benefici, la stortura dell’obbligatorietà dell’azione penale che consegna ai pm le chiavi della politica criminale al di fuori di ogni controllo democratico.

Da un certo momento in poi, la magistratura associata si è sentita così spavalda, così sicura dell’intoccabilità del proprio potere, che ha deposto le armi e ha smesso di replicare ai suoi dossier fitti di dati e di rilevazioni empiriche. Non solo: i grandi giornali cestinavano i suoi articoli per non inimicarsi le procure, e i suoi consigli al ceto politico trovavano ascolto solo tra gli ultimi giapponesi pannelliani. “La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi”, dice la famosa poesia di Pasolini; e in questo senso Di Federico era, se non già morto, trattato come tale nel suo paese. Ora a piangere l’incomunicabilità è l’Anm, e io mi rammarico che il vecchio leone non abbia fatto in tempo ad assistere alle ultime battute di questa zuffa, lui che aveva cara l’idea jacksoniana secondo cui i poteri dello stato devono “azzannarsi alla giugulare”. So però che non ne sarebbe stupito. Del resto, è la legge della giungla: se ti muovi per decenni in branco per sabotare ogni tentativo di riforma fatto con le buone, finisce che ti separano le carriere a brutto muso. 

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