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Il Bi e il Ba
Le democrazie occidentali e il giogo della Shoah
Tutto ciò che ci fa sentire moralmente in debito genera un oscuro risentimento verso il creditore. Alla luce di questo precetto dovremmo osservare il dibattito attorno a Gaza e il paragone con Auschwitz
Tre sono le cose intollerabili, anzi quattro che l’uomo non sopporta: il fastidio di un buon esempio, la gratitudine per un aiuto ricevuto, la liberalità ostentata dei signori, il lamento di una vittima che esige riparazione. In altre parole, tutto ciò che ci fa sentire moralmente in debito ingenera un oscuro risentimento verso il creditore. E’ alla luce di questo precetto, che mi sono divertito a modellare sul calco di certi Proverbi biblici, che dovremmo osservare il dibattito recente intorno a Gaza. Il paragone con Auschwitz è così smaccatamente disonesto da non meritare un esame ravvicinato; perciò è saggio scavalcare senza remore il piano fattuale e cercare di interpretare le ragioni della sua onnipresenza. Forse possiamo accantonare anche, per il tempo di un ragionamento, l’ipotesi dell’antisemitismo perenne.
Mettiamola così: le democrazie del dopoguerra fondano la loro legittimità anche su quello che Avishai Margalit e Gabriel Motzkin hanno chiamato, in un saggio degli anni Novanta, un “mito negativo delle origini”, ovvero la Shoah, “il punto nel tempo e nello spazio in cui trova origine il mondo dei nostri valori”. L’impazienza di scrollarsi dalle spalle il giogo di quell’evento, dei tabù che lo circondano e del senso di indegnità morale che instilla, si può leggere pertanto come la mossa di apertura di un nuovo gioco, al di là dell’ordine liberaldemocratico. La destra di simpatie fasciste lo sa da decenni, e ne ha fatto un piano d’azione deliberato: finché non sarà rimossa la pietra d’inciampo della Shoah – per mezzo del negazionismo, delle contro-memorie, delle comparazioni storiche più speciose – non potranno tornare a proclamare a testa alta il loro credo, saranno sempre azzoppati e coperti di vergogne. La sinistra illiberale, dal 1967 in poi, ha scelto su impulso sovietico una via più sottile e variamente intessuta di buona e malafede, ma l’obiettivo politico-morale è lo stesso: togliersi di dosso l’impaccio di quella memoria opprimente e paralizzante, e passare oltre. Senza tener conto che quella pietra scartata con tanta leggerezza è la testata d’angolo della casa in cui abitiamo da decenni.

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