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Il Bi e il Ba

Invito a rileggere gli articoli di Rosellina Balbi

Guido Vitiello

E' tornato a circolare il suo famoso pezzo "Davide, discolpati" (luglio 1982), sulla pretesa che gli ebrei si dissocino dalle azioni del governo di Israele. A distanza di più di quarant'anni, la discussione è intrappolata nelle stesse gabbie mentali

E’ tornato a circolare un famoso articolo di Rosellina Balbi, “Davide, discolpati” (la Repubblica, 6 luglio 1982), sulla strana pretesa che gli ebrei italiani si dissocino pubblicamente, come in un rito di abiura, dalle azioni del governo di Israele. Tutti quelli che lo intercettano fanno lo stesso commento: caspita, sembra scritto ieri, basta cambiare qualche nome e qualche data. E’ proprio così. Ma si potrebbe dire lo stesso di tutti gli articoli che Balbi dedicò a questi temi.

Nel 1993 lo storico Loreto Di Nucci volle raccoglierli in un volumetto, pubblicato da Theoria con il titolo Ebrei, razzismo, antisemitismo. Lancio un generico appello agli editori in ascolto – vedi mai volessero ristamparlo – come pure ai lettori curiosi, che potranno recuperarlo sul mercato dei libri usati. Chi seguirà il mio consiglio troverà, tanto per cominciare, una replica ai critici di “Davide, discolpati” in cui Balbi spendeva parole illuminanti sull’“uso arbitrario e, a mio avviso, pericoloso di certe parole e di certe similitudini” (genocidio, sterminio, nazismo: il disco era già quello). E troverà un articolo dal titolo memorabile (“Quel compagno ha il naso a becco”) sul pregiudizio antiebraico a sinistra; la risposta peggiore al fenomeno, avvertiva Balbi, è “sostenere che se l’antisemitismo riesplode è tutta colpa di Israele (tanto per mettersi in pace con la coscienza e con i propri miti)”.

Metti Begin al posto di Netanyahu, Beirut al posto di Gaza, e quegli articoli potresti ristamparli tali e quali domani: la discussione è intrappolata nelle stesse gabbie mentali. Qualcosa, però, è cambiato. Perché nel 1982 a evocare la Soluzione finale era Paolo Volponi, a usare il paragone con il ghetto di Varsavia era Mario Pirani, a dire che l’antisemitismo rinascente si spiegava con la crudeltà di Israele era, nientemeno, Luciano Lama. Oggi al loro posto ci sono mediocri sciacalli come Conte o Di Battista, che addebitano al “genocidio” perpetrato dai “nazi-sionisti” pure i morti di Washington. E allora tanto vale risparmiarsi il remake umiliante, e consolarsi con l’originale.