Nives Monda (foto Ansa)

Il Bi e il Ba

L'ossessione anti-israeliana è un pregiudizio persecutorio

Guido Vitiello

Propongo di adottare il criterio indicato da Joshua Muravchick: non c'è bisogno di evocare l'antisemitismo per condannare l'odio contro Israele, è già ripugnante in sé

Quando l’ex sindaco di Londra, il laburista Ken Livingstone, fu accusato di antisemitismo per aver detto a un giornalista ebreo che si comportava “come un criminale di guerra tedesco”, si difese così: “L’accusa di antisemitismo è usata contro chiunque critichi le politiche del governo israeliano”. Un sociologo, David Hirsh, la battezzò Livingstone Formulation: se ti dicono che sei antisemita, ribatti che l’antisemitismo è un pretesto vittimistico per tacitare le critiche a Israele. Avrete notato che quasi tutte le discussioni sul tema si sfracellano tra le simplegadi di questi due riflessi condizionati.

Come uscirne? Propongo di adottare, per l’igiene del dibattito, il criterio indicato da Joshua Muravchik nella prefazione all’edizione paperback di Making David into Goliath (Encounter Books, 2015): “Quando l’animosità verso gli ebrei è proclamata in tandem con l’ostilità verso Israele – come accade spesso nel mondo arabo o tra i neonazisti – non c’è nessun problema a identificare l’antisemitismo. Il tema attuale, tuttavia, è il fenomeno più frequente di un sentimento anti-israeliano che non si accompagna a una denigrazione degli ebrei. In questi casi, sono riluttante a muovere l’accusa di antisemitismo. Piuttosto, punto a mostrare che gli attacchi a Israele sono per la maggior parte falsi, tendenziosi o sproporzionati. Queste sono cose che posso provare”.

In altre parole, l’ossessione anti-israeliana è un pregiudizio persecutorio che spesso si sovrappone all’altro, ma non c’è bisogno di evocare l’antisemitismo per condannarla: è già ripugnante in sé. “Che l’antisemitismo sia o meno la fonte inconfessata dell’ostilità verso Israele”, aggiunge Muravchik, “è senz’altro vero il contrario: l’odio per Israele è così febbrile da scatenare puro odio contro gli ebrei”. Non si tratta, dunque, di stanare l’antisemita che si fa acquatta dietro la veste presentabile dell’antisionismo. Si tratta, semmai, di proclamare che è impresentabile anche la veste.