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Il Bi e il Ba

Mettete alla porta gli esattori morali

Guido Vitiello

Li riconoscete perché se ne stanno appostati, ci girano intorno, poi in ultimo pretendono il versamento della somma dovuta: finché non scandite la parola "genocidio" e non riconoscete che il governo israeliano è come minimo pari a Hamas, non vi mollano

Sapete che in tedesco c’è una parola, Schuld, che vuol dire sia debito sia colpa? E certo che lo sappiamo, bischero, sono anni che i brillantoni ci assillano con questa storia, almeno dalla crisi del 2008. Che debito e colpa siano nozioni vicine di pianerottolo è confermato da una funesta figura su cui è giunto il momento di riflettere: quella dell’esattore morale. Ne avete incrociato almeno uno sulla vostra strada o sullo schermo della tv, ci scommetto, specie se avete avuto l’imprudenza di entrare in una discussione su Gaza; ma anche se ve ne siete saggiamente astenuti, lui si è presentato lo stesso con la sue cartellina sotto il braccio, pronto a intrufolarsi nel più innocuo scambio di battute.

L’esattore morale se ne sta lì appostato, magari ci gira intorno, ma in ultimo pretende il versamento della somma dovuta: finché non scandisci bene la parola “genocidio” e non riconosci che il governo israeliano è come minimo pari a Hamas, ma in realtà ben più infame di Hamas, lui non ti molla. Se provi ad articolare una posizione un po’ meno fanatica, o peggio se scegli di tacere, qualunque sia la ragione del tuo silenzio l’esattore ti accuserà di essere complice, e ti denuncerà al suo dio fiscale come evasore. Da come gli brillano gli occhi, capisci che questo ruolo di pubblicano lo gratifica molto (l’indignazione, diceva McLuhan, è la strategia ideale per rivestire di dignità un imbecille). A quel punto, logicamente, vorrai domandargli chi gli abbia dato in appalto la riscossione delle imposte della virtù. Lui proverà a dirti che le reclama in nome delle vittime, ma è vero l’esatto contrario: l’unico mandato che può vantare è quello dello spirito persecutorio che soffia più forte in un dato momento; e ora che Israele è diventato il capro espiatorio universale – un fenomeno di psicopatologia collettiva che sta tra l’ossessione e la possessione – l’esattore si sente le spalle ben coperte, e si fa arrogante. Egli, del resto, è infallibilmente un vile. Guai a concedergli un solo centesimo di ciò che reclama! Equivarrebbe a riconoscere il suo diritto. Mettetelo alla porta senza cerimonie: non ci si siede a tavola con i bari. 

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