Il Bi e il Ba

Fortuna che c'è Schwarzenegger a difenderci dai liberali per Trump

Guido Vitiello

Per certi pretini gli orrori del 6 gennaio a Washington sono già diventati un semplice inciampo

Giuro, io ce la metto tutta per mantenere la calma, ma a volte ho il mio momento Mario Brega. Ricordate quando, in “Un sacco bello”, s’infuria con don Alfio, il sacerdote che aveva convocato in casa per rimettere in riga Verdone figlio dei fiori e che invece si rivela così accomodante da fargli temere che sia lui, il prete, a farsi convertire dagli hippie? Ecco, per la famiglia liberale Donald Trump è qualcosa di ben più grave di un figlio dei fiori. Non si è buttato nudo nella piscina di un casale toscano, ha orchestrato il rovesciamento di una libera elezione e aizzato squadracce armate a marciare sul Campidoglio. Roba non solo da diseredarlo, ma da ripudiarlo all’istante per chi aveva avuto l’imprudenza di cullarselo tra le braccia.

 

Eppure, sui divani del dibattito italiano stanno accampati certi pretini liberali da far montare il sangue alla testa al Mario Brega che è in me. Gli orrori del 6 gennaio sono già diventati un inciso, un inciampo, e loro si volgono altrove. Così trovi il crociano che dà un buffetto di rimprovero alla “reazione infantile e imbarazzante” di Trump (nel resto del mondo la chiamano sedizione) per poi dedicarsi ai veri nemici: Greta e il politically correct. Trovi il voltairiano solferino che ha trovato un nuovo nemico, Twitter, che a quanto pare lo fa accalorare molto di più di un presidente defecante su istituzioni plurisecolari. Trovi perfino certi ebbri americanini di provincia che gridano al “rastrellamento digitale” dei trumpiani con toni da ghetto di Roma 1943. E’ difficile, in mezzo a tanta balordaggine, mantenere la pazienza e il senno. Fortuna che in quest’ultima frasca di ragionevolezza c’è Schwarzenegger che ci protegge con la sua lunghissima spada di Conan.