Il giornalista Massimo Franco 

IL BI E IL BA

Il romanzo della (dis)illusione di Massimo Franco

Guido Vitiello

Da mesi il giornalista romano racconta sul Corriere della Sera l’amarezza di un uomo che aveva creduto in Luigi Di Maio come Jacopo Ortis in Napoleone. Ma il problema non è la disillusione, quanto l’illusione che l’ha preceduta

Chi pensa che l’epoca del feuilleton sia tramontata non ha che da aprire una mattina qualunque il Corriere della Sera, dove troverà il romanzo a puntate del più grande appendicista italiano vivente. Si chiama Massimo Franco, è familiare ai lettori come ambasciatore distaccato di via Solferino presso la Casaleggio Associati, per brevità chiamato notista, e da mesi sta componendo sulle pagine del quotidiano un grande “romanzo della disillusione”, per usare la categoria di Lukács. “Le ultime note di Massimo Franco” racconta l’amarezza di un uomo che aveva creduto in Luigi Di Maio come Jacopo Ortis in Napoleone, e che giorno dopo giorno vede sfumare le sue illusioni. Lamenta, in tono di elegia, che la probabile vittoria del Sì al referendum sarà “figlia di un’altra era” (17 settembre) e darà al M5s una “centralità politicamente postuma” (18 settembre). Le “convulsioni grilline” gli ispirano un “senso di sospensione” destinato a protrarsi “fino a quando i Cinque stelle non ritroveranno un simulacro di leadership e di equilibrio” (23 settembre).

 

 

Si chiede perfino “se, con un ispiratore come Grillo alle spalle” – grossa novità, in effetti – “il Movimento possa apparire affidabile sia a livello continentale che nelle Camere elettive italiane” (24 settembre), perché “l’antipolitica tende a logorare anche i suoi figli eccellenti” (25 settembre). Fino alla nota sconsolata di ieri, in cui constata che i M5s hanno “un istinto populista difficile da arginare”. E qui anche il lettore più distratto capisce che il problema del romanzo non è la disillusione, ma l’illusione che l’ha preceduta.

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