(foto LaPresse)

Shale America 

Tutti gli uomini dell'energia di Trump

Gabriele Moccia

Da Harold Hamn a Micheal Catanzaro, i pionieri del gas di scisto. Così Trump alimenta l'autarchia energetica obamiana

I destini dell'agenda energetica trumpista circolano intorno ad alcuni nomi, tutti possibili candidati alla carica di segretario dell'Energia della prossima amministrazione americana. Alcuni di questi già fanno parte dello staff del transition team che Trump ha formato in questi giorni.  Altri sono legati da legami politici e di affari di lungo corso. In cima alla lista c'è Harold Hamm, uno dei protagonisti di quella rivoluzione dello shale gas (gas di scisto) che ha trasformato l'economia americana negli ultimi anni. Hamm ha un percorso personale molto simile a quello di Donald Trump.

 

Harold Hamm (foto di Youtube)

 


Figlio di un mezzadro dell'Oklahoma, ha cominciato il suo business facendo il camionista, ma è stato tra i primi a intuire le potenzialità della tecnica del fracking per l'industria delle trivellazioni. Nel 1990 Hamm si getta dunque nell'avventura imprenditoriale che lo farà diventare il tycoon dell'Oklahoma come lo ha etichettato la stampa filo-democratica: fonda la Continental Resources, azienda petrolifera che per prima scopre uno dei giacimenti di shale gas più promettenti, il bacino di Bakken Field, tra il North Dakota e il Montana. Lì Hamm troverà il suo tesoro, ricostituendo allo stesso tempo quella rinascita dell'industria e dell'economia reale che tante volte Trump ha citato nei suoi discorsi.

 

 

In quelle regioni l'output petrolifero è decollato dai 200 mila barili al giorno del 2008 al milione e mezzo di barili giornalieri del 2014. A Watford city, epicentro dell'industria delle trivelle, il salario medio è cresciuto del 79 per cento in soli 5 anni. La Continental macina ricavi che si attestano sui 3 miliardi di dollari annui e solo nell'ultimo anno, a causa della tempesta del cheap oil, ha subito una battuta d'arresto. Anche per questo il nuovo inquilino della Casa Bianca vorrebbe Hamm nel suo gabinetto, il rinascimento energetico americano non può permettersi battute d'arresto, ha più volte sottolineato Trump.

L'Arabia Saudita ha già avvertito il neo presidente eletto, che se manterrà la sua promessa elettorale di bloccare le importazioni rischierà di compromettere la salute dell'economia statunitense. Il potente ministro saudita del Petrolio, Khalid al Falih, che è anche il presidente dell'Aramco, intervistato dal Financial Times, ha lanciato un messaggio chiaro a Trump: "Penso che l'industria petrolifera avvertirà la conseguenza che bloccare gli scambi di qualsiasi prodotto non è salutare. Seppure gli Stati Uniti importino milioni di barili di petrolio, nel contempo beneficiano largamente della libera vendita di significativi quantitativi di beni esportati. Le sfide non sono poche per il prossimo responsabile della politica energetica americana. Per il momento, il magnate petrolifero che si è speso personalmente durante la campagna presidenziale (investendo anche parte della sua ricchezza personale, quasi 14 miliardi di dollari secondo Forbes) se ne sta in disparte.

Khalid al Falih (foto Youtube)

Alcuni dei più stretti amici di Hamm, come Mitt Romney, gli avrebbero consigliato di non accettare e di continuare a guidare la sua azienda, continuando a utilizzare la sua influenza dall'esterno. Harold Hamm poi non è ben visto dal fronte ambientalista contrario alla fratturazione idraulica e ha spesso criticato il petroliere per i suoi attacchi contro le leggi che tutelano i parchi federali e le specie protette. Nel criticare l'enorme mole di sussidi che l'amministrazione Obama - attraverso l'agenzia per la protezione ambientale - ha fornito al settore eolico negli anni passati, Hamm disse: "Ci sono più uccelli morti per collisioni con le pale eoliche che quelli che rimangono intrappolati nelle pozze di petrolio". Ovviamente si scatenò un polverone.

Un'altra figura chiave potrebbe essere Micheal Catanzaro. Secondo la struttura del transition team pubblicata dal New York Times, a questo lobbista dell'energia con una lunga esperienza tra i corridoi di Capitol Hill è stata affidata la delega all'indipendenza energetica. A quanto risulta Catanzaro potrebbe andare a ricoprire il ruolo di consigliere per gli affari energetici internazionali. Obama aveva affidato questo ruolo ad Amos Hochstein per ingaggiare una dura battaglia per contrastare le iniziative energetiche russe e spingere i prodotti energetici americani sul mercato europeo. Non è un caso che una delle ultime visite di Stato del presidente Obama sia quella di questi giorni in Grecia. Il governo di Atene, infatti, è una importante pedina nella strategia del Cremlino per avviare nuovi corridoi energetici meridionali, attraverso il progetto di tubo del Turkish Stream e del Poseidon. Il prossimo consigliere per gli affari energetici internazionali potrebbe  al contrario cambiare linea e ricercare un appeasement energetico con Mosca.

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