(Foto Pixabay)

Le ricette di Milano contro la povertà infantile

Daniele Bonecchi

Interventi mirati per 20 milioni per dare da mangiare ai giovani. Traina Fondazione Cariplo

Non sono le ricette della Prova del cuoco a dare una mano. Sono le “ricette di quartiere” targate QuBì - La ricetta contro la povertà infantile (Fondazione Cariplo), ideate e realizzate per combattere la povertà e la fame dei bambini a interessare di più. In Africa? No, nella capitale del benessere: Milano. Sono nate con QuBì (quanto basta), partendo dagli ingredienti che le realtà del territorio (associazioni, cooperative, parrocchie, gruppi di volontari) già mettono a disposizione. Fondazione Cariplo a partire dallo scorso anno ha elaborato una mappatura della povertà in città, elaborando dati 2016 del Comune e poi ha messo a punto un ambizioso progetto, in collaborazione col Comune di Milano, che ci ha messo gli assistenti sociali e i servizi di base.

 

Fondazione Cariplo, con Fondazione Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Invernizzi e Fondazione Fiera Milano hanno messo nel piatto una ventina di milioni (ne mancano altri 5 per completare il progetto pluriennale). Poi le reti territoriali hanno ragionato sugli ingredienti giusti per rispondere a bisogni fino a ieri sottovalutati: con i 200 mila euro messi a disposizione da QuBì per ogni rete sono nati servizi di supporto agli adulti di riferimento, attività per i minori – comprendendo tutte le fasce di età, dagli 0 ai 18 anni – interventi mirati per intercettare le povertà che ancora fanno fatica ad emergere. Come quelle di Matteo e Akil, due ragazzini di sette anni che frequentano la scuola elementare del comprensorio Italo Calvino, in fondo a viale Monza. Matteo ha il padre in carcere e la madre, con un passato lambito dalla droga, fatica a sbarcare il lunario, Akil vive con la sola madre di origini senegalesi, una vita precaria e d’integrazione mancata. A scuola la loro maestra si è accorta subito delle loro difficoltà.

 

È scattata così la catena solidale. Dalla scuola è partita la segnalazione alla cooperativa sociale “Tempo per l’infanzia” e per i due ragazzi, con le loro famiglie, ora va un po’ meglio. Silvio Tursi è il presidente della cooperativa che partecipa al programma QuBì: “Possiamo contare sulle risorse del progetto d’inclusione, 900 mila euro che ci serviranno per aiutare 180 minori, 300 adulti, senza dimenticare le situazioni di ‘povertà vergognosa’. Si tratta di quelle famiglie che non hanno coraggio di chiedere ma che hanno forse più bisogno degli altri”.

 

In fondo a viale Monza ai confini con via Padova, la Milano opulenta non si è mai affacciata: 23 mila persone con una forte presenza di immigrati ma anche, verso piazzale Loreto, commercio, piccole imprese e start up. Uno dei quartieri dove la povertà minorile è nascosta. Abitano la zona al confine con Sesto San Giovanni molti immigrati irregolari, cinesi ed africani, ex carcerati, tossicodipendenti e molti ragazzi sono abbandonati a se stessi. Una parte di questa umanità trova rifugio nelle fabbriche dismesse e difficilmente si rivolge alle istituzioni.

 

In questa terra di nessuno sono cresciute molte associazioni di volontariato, come “Tempo per l’infanzia”, “Pane quotidiano”, “ManagerNoProfit” che mette a disposizione delle onlus la professionalità di un importante pool di professionisti. È qui che ha sede anche Mvi, Medici volontari italiani, l’associazione guidata dal medico Faustino Boioli, che presta assistenza sanitaria agli invisibili, quelli che non hanno altra possibilità per curare la propria incerta salute di strada. Al quartiere Lodi-Corvetto, tra le case popolari, molte famiglie con minori hanno grandi problemi con la lingua italiana. E’ qui che i partner del progetto QuBì hanno promosso degli incontri di orientamento, per facilitare l’accesso ai servizi di queste famiglie e dei loro bambini.

 

Senza dimenticare il reclutamento di volontari, utili a fare da sentinelle in un quartiere da sempre al limite. A Dergano si è costituita una rete di 21 associazioni. Che hanno reclutato subito un gruppo di mamme immigrate, con competenze linguistiche e buon livello di inclusione nel territorio, come sentinelle e “tutor” di altre madri, appena arrivate in Italia o in grave difficoltà. Ma il fatto nuovo è stata la determinazione a cercare nuove opportunità di lavoro per queste famiglie. È stata definita una mappatura del quartiere, grazie anche al censimento delle attività commerciali e delle loro potenzialità lavorative. I numeri hanno sempre il sapore della verità: 23 reti hanno presentato il progetto QuBì per un totale di 25 quartieri con 557 organizzazioni coinvolte nelle ricette per un budget pari a 4.598.000 euro. I beneficiari ipotizzati sono 59.860 (di cui adulti: 31.478, minori: 28.382).

 

Secondo le proiezioni riportate sulla città di Milano, sono circa 21.000 i minori in povertà assoluta (fonte Osservatorio e Valutazione Fondazione Cariplo). L’impegno di Fondazione Cariplo è quello di passare dalla stima al dato di realtà per avviare i progetti di sostegno: “Abbiamo voluto tenere alta l’attenzione anche alzando il tono, per far sapere a tutti che a Milano oltre 20 mila bambini vivono sotto la soglia di povertà”, spiega Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione. “Nessuno ci credeva, molti faticano a crederlo ancora oggi”. “L’unico modo per affrontare il problema è chiedere a tutte le forze in campo di lavorare insieme, contrastare il problema e trovare le soluzioni per risolverlo”.

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