Il Cavaliere dei sogni e lo stadio che Monza ha sempre sognato

Paola Bulbarelli

L'acquisizione del club da parte di Berlusconi potrebbe rivitalizzare anche l'economia della ricca e sonnolenta città brianzola

Il più informato, alla faccia dei giornaloni, è il settimanale Il Cittadino. Da 120 anni (li compirà l’anno prossimo) quel che accade a Monza passa sotto i suoi occhi, vigili anche quando sono discreti, secondo l’antico bon ton delle città di provincia. Compresa la storia del Monza Calcio, il nuovo amore di Silvio Berlusconi. “Sono entusiasta – dice il direttore del Cittadino, Claudio Colombo – perché questo rivitalizza la città e ne beneficia anche il giornale. Se addirittura pensiamo alla serie A tra qualche stagione, qui cambieranno diverse cose e ne godranno tutti”. Berlusconi, rilevando il Monza, club di serie C, ha lanciato un programma che sembra indirizzato non solo ai giocatori, ma a tutta la ricca, e un po’ sonnolenta, capitale della Brianza: “Chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli. Quindi credeteci”.

 

L’obiettivo calcistico dichiarato è arrivare alla massima serie nella stagione 2020-2021, e dall’accoppiata degli allegri giovanotti Berlusconi-Galliani (ad) c’è da aspettarsi di tutto. Ma quello che in città tutti aspettano di vedere è se il Cav. metterà mano al portafoglio. E il primo step è il futuro dello stadio Brianteo: un opera mal pensata e peggio nata sul finire della Prima Repubblica, con l’allora esorbitante capienza di 18 mila spettatori, che pesa nella proprietà del Comune come un buco nero, e che va in ogni caso risanato e adeguato perché non è un impianto a norma.

 

Non fossimo in Italia – ma Monza sotto questo profilo è molto Italia – un proprietario pubblico e un possibile investitore privato si metterebbero d’accordo per buttar giù questa specie di ponte Morandi del calcio e farne un altro. Magari pure in un’altra zona. Ma non si può. “Rifarlo ex novo – spiega Colombo – per ora non è possibile a causa di un piano regolatore che non lo consente. Bisogna ristrutturare l’esistente”. La convenzione per 44 anni è stata rinnovata e la società può realizzare interventi di manutenzione straordinaria senza l’ok del Comune, che mette limiti solo per quanto riguarda eventuali utilizzi che esulino dallo sporto, tipo l’azzardo e le luci rosse. Ma l’ipotesi nuovo stadio è da settimane argomento di ogni bar e se ne parla con insistenza. Anche se, al momento, il sogno della maggior parte dei monzesi è solo un sogno.

 

Le cose, però, potrebbero cambiare. A cominciare dal Comune, che non esclude a priori la vendita e l’acquisto da parte del privato. In vent’anni di Milan (e di potere politico) a Berlusconi non è riuscito di costruire uno stadio a Milano. Vuoi vedere che potrebbe decidere di cavarsi lo sfizio nella sua Brianza? “E’ una proposta che non c’è – spiega Andrea Arbizzoni, assessore allo Sport di Monza – Quello che speriamo è che, al di là della forma scelta, il Monza sia protagonista non solo nel calcio, ma anche in un vero restyling del suo stadio. Ma se dovesse presentarsi l’opzione vendita, auspicherei seguisse le orme di quanto fatto a Bergamo”. La Gewiss Arena, ex pubblico e ora di proprietà dell’Atalanta di Percassi, ha fruttato alle case comunali 8,6 milioni di euro. Per adeguare il Brianteo (il Comune, in caso di vendita, potrebbe anche sperare in cifre vicine a quelle bergamasche) mantenendolo così com’è solo con interventi di strutture e qualche tocco di maquillage, a Berlusconi basterebbe spendere pochi milioni di euro. Ma per guadagnarci bisogna prima investire, e lo stadio dovrebbe essere completamente rifatto. Un progetto da 40 milioni di euro, che avrebbe radicalmente trasformato il Brianteo, era stato commissionato nel 2014 dall’allora presidente, il costruttore anglo-brasiliano Anthony Armstrong Emery, allo studio di design e architettura Zoppini Associati che in portafoglio ha progetti prestigiosi come l’ideazione dell’Oval (la pista di pattinaggio) per le Olimpiadi di Torino del 2006 e per i giochi olimpici di Sochi in Russia nel 2014. Era previsto un ampliamento da 18 mila a 33 mila posti, due nuove tribune e una nuova copertura, l’utilizzo per altri sport come rugby e football americano e per concerti, nonché un anello verde per attività outdoor. C’era pure la volontà di realizzare uno spazio espositivo dedicato allo sport creando una connessione con l’Autodromo. Nonché la costruzione di un hotel. Non accadde nulla. Per tirare a lucido l’obsoleto Brianteo (e renderlo remunerativo) bisogna partire dalla capienza, oggi bloccata a 9.999 posti omologati ma che necessariamente dovrà essere portata a 16 mila in caso di arrivo nella massima serie, così come prescritto nel lungo elenco dei “Criteri infrastrutturali” del “Sistema di licenze nazionali e norme programmatiche”. Se nella stagione 2020-2021 si dovessero avverare i sogni del Cavaliere, per sfidare Milan e Inter il Monza dovrebbe dotarsi di uno stadio con tutti i confort. Poi c’è già chi ragiona sull’immagine, sull’indotto, sull’attrattività per gli sponsor che uno stadio “da Premier League” che in Italia in pochi possono al momento vantare potrebbe avere. L’effetto su una città che nello sport ha avuto sempre eccellenze sono “di nicchia”, dall’hockey alla pallavolo, ma non si è mai affacciata alla ribalta che (economicamente) conta potrebbe essere. notevole. E niente, tocca sempre a Berlusconi essere il Cavaliere dei sogni.

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