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GranMilano
Le conseguenze per Beppe Sala (e per Forza Italia) della porta in faccia ad Azione
I centristi sono stati esclusi dal rimpasto della giunta a Milano, e i Verdi hanno avuto la meglio. Le conseguenze sono da valutare, ma di certo sul breve periodo il sindaco sarà costretto a una mediazione in più
Quali sono le conseguenze sul lungo periodo? Per ora, è difficile dirlo. Ma di certo ci saranno, dopo l’esclusione di Azione dal rimpasto della giunta Sala. A confermarlo è il segretario cittadino, Francesco Ascioti (che era in predicato di entrare nella squadra di governo cittadino): il Pd e i Verdi hanno messo il veto su di noi, ha scandito. Ripetendo peraltro quello che aveva già detto pubblicamente in tutte le salse e in tutte le occasioni anche Carlo Calenda, durante la sua tre giorni milanese, tra l’apertura di una nuova sezione e piccoli bagni di folla (sì, vedere la gente coinvolta in qualcosa di politico è merce rara, a Milano, di questi tempi): il problema sono i dem proni alla sinistra radicale. In questo caso, ma a Milano non è una novità, tra i Verdi e i centristi hanno avuto la meglio i primi. Le conseguenze sono da valutare, ma di certo sul breve periodo Beppe Sala sarà costretto a una mediazione in più. Se prima aveva avuto in Azione validi sostenitori seppur non richiesti, utili mai molto ringraziati, adesso invece si aprirà un fronte di trattativa. E se quello con la sinistra-verde è ovviamente al ribasso, con Azione e i centristi sarà più complessa. Gli sherpa dovranno preoccuparsi di viaggiare verso un centro non più aprioristicamente a favore. Come dire: se non ci vuoi, allora anche noi rivediamo le nostre priorità.
Ci sono poi gli effetti sul lungo periodo, che è quello elettorale. Nella corsa al prossimo sindaco la scelta del Pd di “preferire” i Verdi ai riformisti sposta l’asse e chiaramente favorisce Pierfrancesco Majorino. Tutti sanno di una certa freddezza dei vertici per le primarie e che il capogruppo in Consiglio regionale raccoglie molti consensi ma di certo non l’unanimità che ebbe ai tempi dell’impresa infausta e infelice della sfida Fontana per Regione Lombardia (là una partita perdente, qui probabilmente vincente). Lo spostamento di asse è anche un messaggio per Mario Calabresi? Lo si capirà, ma per adesso non è una buona notizia per i moderati del Pd che vedono con miglior occhio una alleanza al centro con Azione piuttosto che un accordo con i Verdi, che hanno un problema nel loro Dna: alcuni esponenti giovani validi, altri di discutibili posizioni (la stupidaggine delle magliette di Ramy agli Ambrogini et similia), altri ancora affezionati a rendite di posizione d’altri tempi.
Mettere d’accordo tutti è come cercare di capire quale linea politica abbiano i Giovani democratici nelle loro articolazioni: attaccano Sala sugli alloggi e poi fanno parte dell’amministrazione, sfilano con i ProPal (Lorenzo Pacini) e al contempo tra di loro si detestano con chi parte con la Flotilla (Paolo Romano). In questo gran caos tra spicca solo il niet ad Azione. Che apre all’altra conseguenza di ampio respiro: il riattivarsi del piano di Forza Italia di allargamento al centro, messo in pausa proprio dall’ipotesi di entrata nella giunta Sala. Sfumata questa opportunità, il percorso potrebbe riprendere, sempre con la regia di Alessandro Sorte, il coordinatore regionale che nel giro di tre, massimo quattro mesi dovrà vedersela con un congresso che però lo vede tranquillo. Se Sorte riuscirà nell’impresa di portare Calenda a bordo, si aprirà una fase due: far digerire la coalizione allargata alla Lega e a Fratelli d’Italia. Una cosa complicata. Ma si sa, sotto la Madonnina, e per palazzo Marino, certe cose riescono meglio. Lontano dagli schematismi della capitale.