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Il 32,5 per cento delle assunzioni in Lombardia nel 2023 riguarda l'IA

Giovanni Seu

Le imprese lombarde non stanno perdendo personale ma anzi sono alla ricerca di figure in grado di affrontare la transizione tecnologica o alle prese con la riqualificazione degli interni. Come non temere il futuro

Secondo una narrazione incessante il mondo del lavoro e della produzione stanno per essere rivoluzionati dall’Intelligenza artificiale, in particolare con la massiccia sostituzione della forza lavoro ad opera delle macchine. E’ probabile ma non avverrà subito. In questo momento le imprese lombarde non stanno perdendo personale ma anzi sono alla ricerca di figure in grado di affrontare la transizione tecnologica o alle prese con la riqualificazione degli interni, come spiega Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia: “Il galoppare della transizione digitale non ha portato alla contrazione dei posti di lavoro nelle nostre imprese né alla riduzione della volontà di nuove assunzioni, piuttosto allo slittamento di certe figure su compiti più alti, di maggior complessità o laddove ci siano situazioni da affrontare fuori procedura o fuori misura: lo speciale –  del resto –  è il tratto tipico delle imprese artigiane, dove nessun automatismo e nessuna macchina offre il medesimo contributo di persone creative ed entusiaste, che hanno ereditato il saper fare di generazioni”.

Niente cataclisma, insomma, ma è bene entrare nell’ordine delle idee che una rivoluzione industriale è iniziata e bisogna saperla affrontare: secondo l’ultimo rapporto di Confartigianato il 32,5 per cento delle assunzioni di lavoratori lombardi del 2022 (334.770 mila in 134 professioni) è collocato nelle imprese più esposte all’IA, si tratta del dato regionale più alto d’Italia con ben 8 punti sopra la media nazionale. Milano con il 42,6 per cento di entrate è la provincia più esposta seguita da Monza-Brianza (31,9 per cento), Varese (28,4) e Lecco (27,3). C’è già una risposta significativa: il 7,7 per cento delle piccole imprese con 10-49 addetti ha effettuato un investimento in ambito di applicazione dell’IA e Milano, Bergamo e Brescia risultano tra le prime 10 provincie in Italia ad avere effettuato investimenti. Da segnalare anche che per le professioni in cui l’impatto dell’IA è superiore alla media in Lombardia si registra una più marcata richiesta da parte delle imprese di competenze tecnologiche. Dati che annunciano con chiarezza lo sforzo che il tessuto economico sta sostenendo per reggere una sfida epocale: “L’impatto sarà molto forte – afferma Stefano Valvason, direttore generale di Api – non solo sull’automazione ma anche sull’efficientamento dei processi decisionali, saranno coinvolti tutti gli ambiti, i colletti blu come quelli bianchi: dovremo trovare soluzioni per rendere sostenibili le riduzioni di personale perché tutti i settori sono interessati a cominciare da quello primario, basti pensare all’uso dei composti chimici e dai dati satellitari, a quello secondario e terziario con l’applicazione dei dati ai macchinari”. I tempi per adeguarsi a un nuovo sistema di produzione che poi richiede anche una mentalità adeguata non sono lunghi. Secondo Valvason “entro tre anni sarà necessario acquisire gli strumenti e i modelli di business altrimenti un’azienda non sarà più competitiva”.  Se le previsioni del direttore generale di Api sono corrette il tempo non è molto per accelerare una trasformazione già partita e per attenuare i colpi sul fronte della tutela dei posti di lavoro. Centrale è il ruolo di sindacati e amministrazione pubblica: “Le preoccupazioni sul versante occupazionale – spiega Elena Dorin della segretaria Cgil Milano – non cancellano gli aspetti positivi che offre la tecnologia digitale: il punto è che non dobbiamo subire lo sviluppo ma essere in grado di governarlo. I settori più coinvolti saranno i trasporti, le telecomunicazioni, la meccanica ma ciò che dev’essere chiaro è che il lavoro non finisce ma si trasforma: lo vediamo con la siderurgia nel bresciano, con l’automotive in cui prende piede la produzione di auto elettriche”. Sulla stessa linea si colloca Simona Tironi, assessore regionale al Lavoro, che ci tiene ad allontanare discorsi di carattere pessimistici: “E’ vero che in Lombardia l’Intelligenza artificiale sta rivoluzionando l’economia ma siamo convinti che siamo di fronte ad una grande opportunità che va colta”. Lo strumento base della Regione si chiama formazione continua: “Le competenze vanno aggiornate perché c’è un mercato del lavoro che corre veloce. La formazione regionale è rivolta ai settori a rischio, amministrativi e servizi, e a quelli in crescita. Se riusciremo ad effettuare su larga scala la riconversione delle competenze penso che riusciremo ad evitare crisi occupazionali”.

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