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Al comune di Milano le (belle) Scuole Civiche costano troppo. Serve un modello misto 

Giovanni Seu

Per Palazzo Marino finanziare la Fondazione significa corrispondere 10 milioni di spese per il personale ai quali si aggiungono altri 2 di manutenzione e 3 che vengono meno poiché gli spazi comunali sono dati in comodato gratuito: in tutto è un impegno di circa 15 milioni

Sarebbe sbagliato liquidare le proteste un po’ plateali (non poteva essere diversamente da parte di aspiranti artisti) degli studenti delle Scuole civiche come la periodica agitazione che interessa le scuole e che si dispiega per le motivazioni più varie. In questo caso sono in ballo due questioni che potrebbero cambiare in modo strutturale una delle realtà più antiche e prestigiose di Milano che vale la pena riassumere: nata poco dopo l’unità d’Italia, è stata per un secolo e mezzo una fucina di giovani per la Scala e il circuito musicale e teatrale cittadino. Nel 2000 viene definito l’assetto amministrativo tuttora vigente: parte delle scuole viene gestita direttamente dal Comune, altre quattro (la Scuola interpreti e traduttori Altiero Spinelli, la Scuola di musica Claudio Abbado, la scuola di teatro Paolo Grassi e Scuola di cinema Luchino Visconti) vengono assegnate a una Fondazione Milano Scuole Civiche, un ente controllato al 100 per ceento dal comune che gestisce corsi frequentati da 3 mila studenti. 

 

La prima questione riguarda la riorganizzazione delle scuole, al momento situate in varie sedi. Il progetto di riqualificazione della Goccia, in Bovisa, prevede una sede unica che porta la firma prestigiosa di Renzo Piano. Tutto liscio? Niente affatto, da una parte non mancano i mugugni di chi non accetta di lasciare il proprio posto di lavoro cui ha fatto l’abitudine, una cosa già vista nella vicenda della scuola di via Vivaio ma anchr all’Accademia di Brera. Dall’altra c’è il problema oggettivo che, al momento, il complesso della Goccia non è in grado di ospitare tutte i corsi: “Il progetto è bellissimo – dice al Foglio il presidente della Fondazione Andrea Bartolomeo – e risponde all’esigenza migliorare l’efficienza delle attività e di mischiare vari linguaggi come il teatro, il cinema e la musica, favorire la contaminazione tra generi diversi. E’ vero che oggi non siamo in grado di ospitare tutti e che manca il teatro aperto al pubblico ma credo che si possano trovare le soluzioni entro il 2026, data del trasferimento”. L’altro tema è la sostenibilità economica. Tra le pieghe del bilancio comunale è emerso un taglio di circa 1,4 milioni ai finanziamenti alla Fondazione che, come ricordato, provengono tutti dal Comune. Il rischio, paventato nella protesta al Teatro Puccini, è che vengano tagliati alcuni servizi o, peggio ancora, si alzino le rette degli studenti.

 

Per Palazzo Marino finanziare la Fondazione significa corrispondere 10 milioni di spese per il personale ai quali si aggiungono altri due di manutenzione e 3 che vengono meno poiché gli spazi comunali sono dati in comodato gratuito: in tutto è un impegno di circa 15 milioni. Il modello con il Comune unico finanziatore non funziona più, come ammette Bartolomeo: “Si devono individuare altri soggetti di tipo istituzionale, come banche o fondazioni, oppure altri enti come la Regione, le Università, il ministero o anche imprese che riconoscano la nostra storia. Non vanno bene fondi d’investimento che si muovono con altre logiche”. Più audace la posizione di Amilcare Tosoni, segretario Cisl del pubblico impiego, che parla senza mezzi termini di privatizzazione: “Già in passato si è manifestata questa ipotesi ma poi è stata accantonata. Dobbiamo renderci conto che il pubblico quando fa cultura va sempre in perdita, l’ingresso di uno o più soci privati nella Fondazione è un’opzione da considerare, magari con il comune che mantiene il controllo della maggioranza”. Si potrebbe fare un’operazione simile a quella fatta nel 2011 con la Sea che, tramite un bando, ha portato alla cessione di una quota della società di gestione degli aeroporti. Uno scenario che, con ogni probabilità, vedrebbe la contrarierà del centrodestra che sia con Bestetti (Fdl) e Piscina (Lega) ha chiesto a Sala di trovare i fondi per assicurare la piena funzionalità delle scuole. Anche De Chirico, l’anima liberal di Forza Italia, non vede bene una privatizzazione che “snaturerebbe” il ruolo delle Civiche. Più propenso l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi che vede bene una partecipazione dei privati: “Al momento non ci sono soggetti interessati ma il tema non è differibile: si potrebbe fare un bando per fare entrare nuovi soci, istituzionali e no, nella fondazione”. Prima, però, c’è da risolvere la protesta di studenti e docenti.

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