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Gli allarmi sull'inquinamento non servono. Idee dal lab di Ingegneria ambientale del Polimi

Daniele Bonecchi

Secondo i dati delle Arpa nazionali il 2023 è stato un anno di relativa buona qualità dell’aria, rispetto al passato. E il Politecnico lavora per trovare risposte concrete e praticabili

Smaltita l’isteria domenicale da inquinamento sottile, si torna a parlare dello smog di sempre e a misure antiche, come lo stop regionale ai veicoli più inquinanti, e le polemiche politiche (“respirare aria pulita è un diritto fondamentale”, dice il Pd). Anche se la stessa Regione spiega che “negli ultimi 20 anni le misure adottate hanno portato a una riduzione del 39 per cento delle concentrazioni di Pm10 e del 45 per cento delle concentrazioni di NO2”. 

Chi invece lavora sodo per trovare risposte concrete e praticabili è il Politecnico. Di recente sono stati messi a disposizione del DICA (Dipartimento ingegneria civile e ambientale) i nuovi laboratori. Il “Laboratorio di Ingegneria ambientale” (Lia) lavora su qualità dell’ambiente, inquinamento (chimico, fisico e, in parte, microbiologico) e soluzioni tecnologiche di risanamento e depurazione su tutte le matrici ambientali (acqua, suolo, aria). Giovanni Lonati, docente al DICA (Ingegneria civile e Ambientale), svolge anche attività di ricerca nel campo dell’inquinamento atmosferico. “Quella che stiamo subendo in questi giorni – spiega – è una situazione ambientale che, diversamente dagli anni passati, è peggiorata un po’ più tardi. E’ da tempo che non vediamo piogge consistenti o un po’ di vento sulla nostra pianura, purtroppo è così. Le amministrazioni locali fanno degli sforzi per ridurre il carico emissivo però poi se la natura non ci dà una mano…”.

Però i documenti fatti circolare un mese fa da tutte le Arpa nazionali hanno riscontrato che il 2023 è stato un anno di relativa buona qualità dell’aria, rispetto al passato. Ora scontiamo gli episodi di alta pressione: l’accumulo porta a delle situazioni critiche.


L’attenzione si sposta sulle risposte che le amministrazioni locali scelgono, per contenere le emissioni nocive. La “vittima” designata è il traffico privato, che subisce molte limitazioni e pesanti costi (le auto elettriche). “Sulle risposte da dare – spiega al Foglio il docente del Poli – ci sono due pesi e due misure in effetti. Milano ha fatto un investimento in telecamere e strutture di controllo del traffico, multe comprese. Da un punto di vista tecnico è relativamente facile: la telecamera registra, tu non puoi circolare, ti mando a casa la multa. Ma c’è tutto un filone di strumenti di controllo della sorgente traffico che si sviluppa”. Non è la stessa cosa per l’altra fonte d’inquinamento: il riscaldamento. “Sulle utenze domestiche del riscaldamento è diverso: dovresti andare casa per casa e verificare gli impianti. Operazione molto complicata. Tutto si risolve con la certificazione delle caldaie”. Il rispetto delle regole è affidato al buon cuore dei cittadini. “Va detto – precisa Lonati – che a Milano tra teleriscaldamento e metano siamo più avanti, l’olio combustibile ormai è poco utilizzato. E anche il comparto industriale si è trasformato. Certo si usano due pesi e due misure nei controlli ma ci sono problemi oggettivi”.

Prosegue Lonati: “Abbiamo poco margine di manovra perché le città non sono realtà isolate, sono inserite in un contesto che raccoglie in sé la residenza, l’industria, l’agricoltura, con dinamiche integrate nel territorio. Non è che a Milano si piange e a Lodi si ride. Anzi, a volte la situazione a Lodi è peggiore di quella milanese”.
Nell’area metropolitana milanese la madre di tutti i problemi d’inquinamento resta il traffico. “Facile dire porto i viaggiatori sulle rotaie: ci sono i costi e poi il tessuto è distribuito su un territorio complesso. Spesso non si può fare a meno delle quattro ruote”, chiarisce il professore. Senza contare che una parte consistente della mobilità è legata alla logistica, alla consegna a domicilio di beni di prima necessità, pacchi e pacchetti. E i veicoli commerciali elettrici scarseggiano. “La transizione all’elettrico non la vedo così facile”, conferma Lonati, che racconta: “In un recente viaggio a Calcutta ho scoperto una soluzione singolare per il traffico: cambiano il verso alle strade dalla mattina alla sera, come se corso Buenos Aires diventasse senso unico, la mattina in entrata e la sera in uscita”. Ma bisogna fare i conti con la proliferazione delle piste ciclabili.

Per Lonati la risposta all’inquinamento è una sola: “Continuare a lavorare per ridurre progressivamente il nostro carico emissivo, con tutte le politiche necessarie”. Più scienza, meno proclami.


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