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Gran Milano

Le mense scolastiche non piacciono molto con l'eco-dieta Berrino

Giovanni Seu

I nuovi dati del report annuale Foodinsader sui menù scolastici mostrano come Milano non svetti in quanto a gradimento

Secondo il report annuale di Foodinsader dedicato alle mense scolastiche, diffuso pochi giorni fa, Milano occupa il 24esimo posto. Non benissimo. Si tratta di un’indagine sui menù scolastici sviluppata in diversi mesi e articolata in più step: raccolta e registrazione dei dati, analisi e confronto con gli anni precedenti, elaborazione del report. Sotto la lente di Foodinsider, un osservatorio nazionale che dal 2015 monitora lo stato del servizio di ristorazione scolastica, “per identificare modelli virtuosi e best practice”, ci sono 58 comuni di tutta Italia: Milano ha ottenuto 116 punti, rientra nella fascia dai 100 ai 150 punti in cui il menù è considerato buono. 

Con un po’ di ironia si potrebbe dire che c’è un miglioramento rispetto al 28esimo posto assegnato nel 2022. Con più serietà si può osservare che – pur non considerando Foodinsider una Bibbia sulla ristorazione scolastica – è difficile essere orgogliosi di stare 12 posizioni dietro Roma, tanto più quando si è abituati a primeggiare in qualunque tipo di classifica. Considerando che siamo all’inizio dell’anno scolastico, si può dire che non è un buon viatico per l’Amministrazione comunale che, proprio a fine settembre, ha presentato una propria indagine con ben altri contenuti. Condotta da BVA Doxa in 77 classi di 20 scuole primarie per un totale di oltre 12 mila questionari, ha evidenziato quali sono i piatti preferiti dagli studenti. E’ emerso che esistono difficoltà nei contorni, in particolare sui legumi, che non riscuotono gli apprezzamenti sperati mentre i primi e i secondi ottengono voti molto alti. Tutto bene? Non proprio in quanto il rifiuto del cibo resta elevato. Si tratta di un fenomeno nazionale, come certifica il rapporto di Foodinsider secondo cui il 47 per cento degli insegnanti intervistati dichiara che i bambini mangiano meno della metà del pasto. A Milano non ci sono statistiche ufficiali ma, secondo testimonianze di alcuni membri della commissione mensa composta da genitori che vigilano sui pasti scolastici, in alcune scuole si arriva anche al 30-40 per cento.

Che il problema esista lo ammette lo stesso Palazzo Marino, tant’è che anche quest’anno prosegue la collaborazione con diverse associazioni del terzo settore, in particolare con il Banco Alimentare della Lombardia-Siticibo, per la raccolta di pane e frutta non consumati da redistribuire tra gli enti e le strutture di accoglienza. Nell’anno scolastico 2022-23 sono state coinvolte oltre 50 scuole e ritirati oltre 17.100 kg di pane e quasi 39 mila kg di frutta. Dati preoccupanti, ma va detto che non è compito semplice assicurare il cibo alle scuole. La preparazione dei pasti è affidata a Milano Ristorazione che gestisce 24 centri cucina, organizzati in quattro zone della città, e distribuisce circa 75 mila pasti al giorno tra nidi, scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Logico che cucinare per l’equivalente di una grande città di provincia in tempi rapidi (per non parlare della necessità del trasporto) non garantisce sulla fragranza del cibo che pure arriva in tavola in buono stato. Secondo non pochi studenti il problema sta a monte, ovvero nel menù adottato da Milano Ristorazione che porta la firma di Franco Berrino. Medico, epidemiologo di fama, è stato consulente della municipalizzata fino ad alcuni anni fa elaborando una dieta – i cui principi sono seguiti ancora oggi – che punta a coniugare la salute presente e futura degli studenti con l’alimentazione. Questo il suo diktat non appena ha assunto l’incarico: niente carni conservate, prosciutti e salumi, bevande zuccherate, vietati i cibi tipo fast-food, gli snack salati o zuccherati, le merendine e i prodotti contenenti grassi idrogenati o sciroppo di glucosio e fruttosio. Ovviamente banditi i fritti e i grassi in favore di cibi biologici. Per avere un’idea di quale sia il menù basti pensare che il mese prossimo arriveranno a scuola questi piatti: minestra di lenticchie con pasta biologica, passato di verdura con riso, pasta di farro biologica con crema di broccoli e pesto, broccoli e spinaci al parmigiano e insalata, mais e carote julienne come nuovi contorni, mentre entrano nei menù dei nidi la crema di cannellini con pasta biologica e le polpettine di pollo biologico con verdure servite con purè.

Piatti ostici per i bambini che non hanno palati sofisticati per apprezzarli (forse non li hanno neppure i loro genitori che farebbero fatica a ingerire polpette e cotolette alla milanese cotte in forno). Secondo Pilar Fontela, membro della commissione mensa all’istituto Ciresola, bisogna contestualizzare prima di dare un giudizio: “Viene fornito un pasto completo per un costo di circa 4 euro, ciò nonostante la qualità è apprezzabile, anche migliore di altre mense. È vero che non è facile fare accettare ai bambini certi piatti ma credo che non si debba fornire solo quelli che incontrano la loro approvazione”. Parole di buon senso, lo stesso che suggerisce di riequilibrare una dieta sbilanciata in chiave salutistica.

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