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GRAN MILANO

Il comune alza di 13 volte i costi di urbanizzazione in centro. Molti mugugni

Giovanni Seu

L'assessore Tancredi raccoglie la patata bollente rappresentata dalla revisione degli oneri che non veniva attuata dal 2007. Secondo il mondo dell'impresa questo aggiornamento arriva nel momento sbagliato

Gli oneri di urbanizzazione sono una gallina dalle uova d’oro per il comune (188 milioni nel 2019, prima della pandemia) ma anche uno strumento delicato in una città su cui gravitano enormi interessi immobiliari. Non a caso l’ultima revisione risaliva al dicembre del 2007, nonostante la legge regionale 12 del 2005 imponga un aggiornamento ogni tre anni: amministrazioni di centrodestra e centrosinistra hanno accantonato ogni proposito di variazione finché Giancarlo Tancredi – cui va riconosciuto il merito – ha deciso di raccogliere la patata bollente. La delibera approvata due settimane fa dal Consiglio comunale disegna una città divisa in due, con l’area più centrale, corrispondente al centro storico e allo spazio fino alla 90-91, e quella che si trova al di là della circonvallazione esterna, che rappresenta l’84,13 per cento della superficie comunale. In base all’indice Istat sul prezzo delle opere di urbanizzazione, ovvero il costo di costruzione di un fabbricato residenziale, l'incremento medio è del 37,92 per cento, ma il centro si trova con aumento 13 volte superiore rispetto all’area periferica. Sono previste misure di carattere ambientale-sociale: la riduzione del 20 per cento del costo per le opere private costruite con criteri di neutralità carbonica e del 50 se ospitano servizi convenzionati con il Comune, l’azzeramento per gli alloggi in edilizia sociale convenzionata in sostituzione dell'edilizia libera, l’abbattimento totale per i servizi privati se convenzionati e tra l'80 e il 90 per cento se comunque riconosciuti di interesse pubblico.

A spingere l’assessore alla Rigenerazione urbana a questo passo è stato il rischio di una condanna della Corte del Conti per il mancato gettito degli ultimi 16 anni ma anche, seppure in misura minore, le critiche di un coté grillino-ambientalista che da tempo descrive Milano come un paradiso fiscale frequentato da cementificatori e immobiliaristi senza scrupoli. Su un versante opposto, Tancredi si è beccato le critiche dell’opposizione che ha presentato in aula oltre 200 emendamenti, alcuni approvati. Spiega il leghista Samuele Piscina: “E’ sbagliata la classificazione fatta tra centro e periferia, è ideologico considerare gli imprenditori come speculatori che invece stanno affrontando una crisi molto difficile. Le conseguenze di questi aumenti saranno sugli acquirenti e i locatari degli alloggi, crescerà il prezzo delle case di nuova costruzione e, di conseguenza, il prezzo di mercato nella città colpendo così quel cento medio basso che andrebbe sostenuto”.   

Più prudenti le reazioni nel mondo dell’impresa. Per Hines “gli aumenti non arrivano in un momento semplice per il real estate, tra aumenti dei costi di costruzione e di finanziamento, ma si auspica che possano contribuire a guidare la rigenerazione della città”. Anche Regina De Albertis, presidente di Assimpredil, sposta la riflessione sul momento che vive la città: “Stiamo attraversando una congiuntura critica che ha portato ad un aumento dei costi del 30 per cento per le imprese e a mettere in discussione il modello di città inclusiva. L’aggiornamento degli oneri era inevitabile, ora è necessario che si apra un tavolo con il Comune per discutere tre punti chiave: la revisione del Pgt, la promozione degli studentati con incentivi volumetrici che consentano un abbassamento dei canoni, l’eliminazione dell’Imu per chi opera nell’edilizia convenzionata. Altrimenti si rischia di scaricare tutto sull’anello debole della filiera, cioè sugli operatori”. Un parere più netto arriva dall’architetto Massimo Roj, che non esita a parlare di “scelta infelice” da parte del comune. Nel merito spiega: “L’impatto sarà forte, in modo particolare per quelle imprese che hanno pianificato lavori prima di questo aggiornamento. E’ stata sbagliata la tempistica, proprio perché si è rimasti fermi per tanto tempo si poteva aspettare, sarebbe stato meglio portare avanti una politica più graduale. Tra i limiti di questa delibera vedo in particolare il mancato sostegno all’edilizia popolare che invece ne ha urgente bisogno, sarebbe stato importante assumere una decisione forte come eliminare del tutto gli oneri per chi costruisce in questo settore”.

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