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Gran Milano

Ci sono quelli “segreti” (o quasi) e quelli pubblicati. La vecchia tattica dei sondaggi

Fabio Massa

Nella corsa per la presidenza della regione Lombardia, Fontana, Majorino e Moratti si combattono con i numeri. Ma le rilevazioni al 47, 29 e 15 per cento sembrano molto lontane dall'essere una fotografia fedele delle intenzioni degli elettori

Più che una campagna per le elezioni regionali, quella lombarda sembra il festival del sondaggio, più o meno creativo. Dare i numeri, in libertà. E torna alla mente quella freddura per definire la rilevazione statistica: domandare opinioni che la gente non ha. Soprattutto su un tema – le consultazioni per il voto alla regione – che scalda assai poco e forse meno. Il centrodestra al governo ha provato a metterci una pezza (perché l’astensionismo “dicono i sondaggi” – appunto, danneggerebbe assai di più Meloni & Salvini che gli altri), decidendo che si torna a votare anche il lunedì oltre che la domenica.

 

E così la partita per Pierfrancesco Majorino un po’ si complica, ma solo un po’. Perché poi ci sono sempre i sondaggi. Ognuno ha i suoi, e non si capisce bene se sono veri, falsi o un po’ e un po’. Ci sono le rilevazioni “segrete”, che generalmente hanno margini di oscillazione. Attilio Fontana a oltre il 40 per cento e spesso oltre il 45. Pierfrancesco Majorino dietro tra i 25 e i 30 punti. Letizia Moratti indietro ancora, appaiata a Majorino per alcuni, per altri più in basso di un bel po’, per altri addirittura prima di poco rispetto al governatore. Ovviamente ogni candidato ha i suoi numeri preferiti: Fontana ha in mano la rilevazione nella quale è oltre al 45 per cento (e tace, perché se sei davanti il silenzio è d’oro). Majorino si fida di quella che dà Fontana al 40 e lui al 30 (“ce la possiamo fare!”). Moratti invece compulsa quella nella quale lei è altissima, e ha sorpassato Majorino. 

 

Fin qui, i sondaggi segreti. Poi ci sono quelli che vengono diffusi. Che rispondono alla vecchia regola di Silvio Berlusconi: picchiare con i numeri desiderati che poi – ai tempi belli – diventavano profezie che si autoavveravano. A volte non solo sull’obiettivo grosso (vincere – o non arrivare terzi – alle regionali), ma anche sulle tattiche a breve. Un esempio? Il Fatto Quotidiano pubblica proprio nei giorni più duri del confronto tra Pd e Movimento 5 stelle (che correranno insieme, perché i pentastellati altrimenti rischiano di non entrare neanche in Consiglio) dei numeri in base ai quali (ah, che stranezza!) Attilio Fontana è sì al 45 per cento, ma la coalizione di centrosinistra con Conte porterebbe Majorino vicino al 40 per cento.

 

Perché? Non certo per merito del Pd, che rimane vicino al 17 per cento, ma perché secondo il quotidiano equivicino ai grillini il M5S sarebbe passato dal 7,2 al 9,8 per cento. Dove sia andato a prendere i voti, stante il fatto che il Pd è rimasto uguale e difficilmente qualcuno che vota Meloni potrebbe aver cambiato idea in due mesi, non è spiegato. Ma è funzionale a chi spinge per l’alleanza: o insieme, o sarete responsabili della sconfitta. Poi ci sono le rilevazioni di Winpoll, che fin dalla scorsa estate (quindi ben prima della candidatura), conforta le scelte di Letizia Moratti. Ad agosto, quando ancora siedono nella stessa giunta, Winpoll informa che dalla sua rilevazione Letizia Moratti ha il 62 per cento del gradimento e Attilio Fontana il 38.

 

I dati tra il 7 e il 13 ottobre raccontavano che l’ex sindaco di Milano avrebbe battuto sia Carlo Cottarelli che Beppe Sala a sinistra se fossero stati candidati, e sarebbe stata una candidatura migliore di Attilio Fontana. Infine, il 2 dicembre, si racconta il sorpasso di Letizia su Majorino: vola al 27,1 per cento contro il 20,9 di Majorino e punta a recuperare lo svantaggio rispetto al 42,8 di Fontana. Intanto, una manciata di giorni dopo, l’8 dicembre, l’agenzia Nova pubblica una notizia su una rilevazione “segreta” che racconta come “nella corsa alla presidenza della regione Lombardia Letizia Moratti, candidata del Terzo polo, avrebbe raggiunto e superato Attilio Fontana, presidente uscente e candidato leghista del centrodestra. Il distacco è minimo, meno di un punto, ma tanto basta per creare preoccupazioni soprattutto in via Bellerio”.

 

E Attilio Fontana? I bene informati dicono che ci sono due rilevazioni che non sono state rese note, assai approfondite. Del resto, chi è in testa non ha bisogno di dirlo, perché tutti lo sanno. Con qualche eccezione però: Fontana al 47, Majorino al 29, Moratti al 15 – recita l’ultima rilevazione di BiDiMedia in collaborazione con il gruppo editoriale CityNews. Chiaramente questi numeri sono anch’essi finiti nero su bianco, ad agitare le acque. Il fatto che poi i sondaggi dovrebbero essere una fotografia quanto più fedele possibile e non un modo per galvanizzare i propri supporter e deprimere quelli degli altri, pare non importare a nessuno.