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PoliMOVE, il Racing Team che corre a Indianapolis (senza pilota)

Paola Bulbarelli

Il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico è all'avanguardia nella ricerca sulla guida autonoma e ha vinto diversi premi. Storia della squadra che corre all'Indy Autonomous Challenge

La prossima sfida è conquistare il record del mondo di velocità. “Ho osato chiedere alla Nasa se ci concedeva l’uso della pista di Cape Canaveral, la più lunga del mondo, quella dove atterravano gli Shuttle,  cinque chilometri per superare i 300 km orari. E, se ce la facciamo, le 200 miglia orarie: che sono più di 320 km all’ora. Ovviamente tutto in autonomo: il pilota d’intelligenza artificiale deve cavarsela da solo, vediamo se ce la fa”. Sergio Savaresi, professore del Politecnico di Milano alla guida di PoliMOVE del dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, uno dei principali gruppi internazionali nel campo dei settori del controllo automobilistico, dei veicoli intelligenti e della smart mobility, spiega in scioltezza un impegno non da poco che vede coinvolto un team del Politecnico, il PoliMOVE Racing Team, composto da oltre 15 persone, di cui Savaresi è leader e che si prepara alla Indy Autonomous Challenge, competizione per vetture a guida autonoma.

“Tutto è partito due anni fa su iniziativa dello stato dell’Indiana negli Stati Uniti, dove si trova il famosissimo circuito di Indianapolis – racconta il professore – L’obiettivo era quello di fare un challenge all’americana, una sfida tra tutte le università al mondo che volevano candidarsi per una gara con macchine da corsa completamente autonome”. In pratica, gli ingegneri progettano il pilota d’intelligenza artificiale e si sfidano tra di loro, piloti non in carne e ossa ma che ereditano l’intelligenza degli ingegneri che li hanno progettati. Di fatto è una sfida tra ingegneri, una sfida tecnologica, non tra piloti eroi, per portarci sempre più velocemente nel futuro. “Nei prossimi dieci o quindici anni vedremo la vera rivoluzione della mobilità, il grande pubblico non lo ha ancora avvertito perché si parla solo di mobilità elettrica, che non è una rivoluzione: quella vera arriverà dalle macchine completamente autonome. Potremo comperare auto che guideranno da sole e noi ci potremo solo mettere nel sedile posteriore per indicare la meta. Si andrà verso la guida di auto non più di proprietà ma si passerà al modello di robotaxi, con un enorme riduzione del numero delle macchine che saranno molto meno pericolose, occuperanno meno spazio nelle strade”.

Basterà così poco tempo per una tale trasformazione? “Sì, oggi il cosiddetto livello tre di autonomia è già praticamente disponibile, manca solo una modifica legislativa. La guida autonoma è classificata in cinque livelli di autonomia dove nel massimo, il quinto, spariscono il volante, i pedali e l’auto guida sempre da sola. Nei livelli intermedi il guidatore si può alternare al pilota automatico. Da un punto di vista tecnologico, sarà di gran lunga la più grande sfida che il mondo dell’auto dovrà affrontare, quella di arrivare a una totale guida autonoma”. 

La gara, in tre passaggi. “Il primo si è svolto nel maggio 2021 in un ambiente di totale simulazione, una specie di prova generale degli algoritmi. Hanno partecipato 34 università da tutto il mondo, in particolare americane. Noi abbiamo vinto il primo premio e anche centomila dollari”. Nel secondo passaggio solo dieci team hanno avuto la possibilità di andare sulle macchine vere, “un salto non da poco perché bisogna acquistarle e raggiungere un certo grado di tecnologia”. Le auto, tutte identiche, sono delle Dallara, delle Indy Lights, una categoria americana, una specie di Formula 2 delle Indy Car, macchine tipicamente usate nei campionati americani”. Ogni team ha sviluppato il suo software. Un secondo evento nell’ottobre 2021, a Indianapolis: una gara preparatoria con giri singoli come se fossero state qualifiche. “Anche in quel caso siamo andati bene, con un po’ di sfortuna avendo avuto un guasto tecnico: terzi, ma abbiamo vinto il premio della velocità massima raggiunta". Il gran finale è stato a Las Vegas nel gennaio di quest’anno, evento molto importante all’interno del famoso Ces Consumer Electronics Show, la fiera internazionale di tecnologia più importante al mondo e che si fa sempre a Las Vegas, tornata in presenza dopo un anno di pausa causa Covid. Il format prevedeva gare a coppie, la vincente passava la turno successivo. Macchine completamente autonome, testa a testa, due auto contemporaneamente in pista ad alta velocità. Nella finale il Politecnico ha vinto, una prestigiosa vittoria con la quale s’è fatto un pezzo della storia delle auto autonome. “Abbiamo vinto 150 mila dollari, poco rispetto al prestigio e alla soddisfazione. La cosa curiosa, nonostante fossimo in terra americana, il primo, secondo, terzo e quarto posto sono stati tutti di non americani. Secondi i tedeschi di Monaco, la finale è stata proprio Italia Germania, molto emozionante. Terzo un consorzio di università che aveva come capofila l’università di Modena, affiliata a un centro di ricerca di Abu Dhabi. E quarta la più prestigiosa università coreana. In terra americana, sui loro circuiti ovali, sono arrivate nei primi posti università non americane. E ora ci stiamo preparando alle prossime competizioni già in calendario a ottobre”.