(foto dal profilo Facebook di ComoNext)

Chi sa innovare non s'arrende. I nuovi “incubatori” di ComoNext

Daniele Bonecchi

Il parco scientifico e tecnologico di Lomazzo dal 2010 rappresenta un'eccellenza dell’approccio lombardo all'innovazione, grazie a una collaborazione tra pubblico e privato

Il settore industriale dell’Automotive è in sofferenza e non da ieri, vedi la guerra e la crisi energetica; ma c’è anche chi è riuscito a fare tesoro dei cambiamenti per rilanciare l’azienda. “Abbiamo imparato a dribblare le difficoltà del settore Automotive proprio grazie alla capacità di innovare, cercando di mantenere una certa flessibilità nel nostro lavoro, e rispondendo rapidamente alle richieste dei clienti”, spiega al Foglio Barbara Gallo, responsabile dei progetti innovativi della Progind srl, 90 dipendenti in provincia di Torino. Il nuovo corso dell’azienda è nato nell’incubatore di innovazione tecnologia e d’impresa ComoNext di Lomazzo, il parco scientifico e tecnologico che dal 2010, anno del suo debutto, rappresenta una eccellenza dell’approccio lombardo alla innovazione grazie a una collaborazione tra aziende, università, istituzioni private e di categoria e istituti di credito. “Ci occupiamo di progettazione e costruzione di stampi nel settore Automotive e gestiamo tutto il processo. La nostra è un’azienda metalmeccanica ma seguiamo i nostri clienti con procedure sempre più innovative. E ci siamo orientati – dopo l’incontro con ComoNext – verso l’innovazione delle procedure per essere competitivi. Ci siamo avvicinati all’innovazione digitale quando abbiamo capito che l’insieme dei dati che raccogliamo potevano migliorare i processi e dare al cliente risultati importanti. Questi dati – elaborati in modo digitale – ci permettono di gestire una programmazione più efficace”, spiega Barbara Gallo. La collaborazione con l’incubatore di Lomazzo ha permesso alla Progind di fare un salto di qualità, “inserendo anche un innovation manager che accompagna i processi e ora la collaborazione con C. Next proseguirà ora nel nuovo polo di Ivrea”. Perché il laboratorio dell’innovazione targato C. Next si apre a nuove esperienze dando vita a 11 nuove realtà.

“Prima di tutto abbiamo puntato sulla qualità del modello e sul territorio, che si portano con sé l’innovazione dei processi. E le aziende hanno proprio la necessità di trasformazioni digitali, di affrontare la server security, di affrontare processi di automazione robotica integrata. Sono tanti gli ambiti e il fatto di aggregare tanti fornitori permette di affrontare ambiti diversi”. Sfidando la crisi, spiega Stefano Soliano ad di C.Next. Si tratta di un modello di trasferimento tecnologico da impresa a impresa consolidato con successo presso l’hub comasco negli ultimi cinque anni che sfrutta le competenze delle imprese aderenti al network, rendendole disponibili alle aziende che vogliono innovare processi e prodotti attraverso la costruzione di team di lavoro “su misura”.

C.Next si propone di diventare lo snodo strategico e operativo per oltre mille imprese innovative (tra startup e aziende più mature) e di coinvolgere oltre 15 mila knowledge worker attraverso un sistema di 11 poli dell’innovazione sul territorio nazionale più uno oltreconfine, replicando un modello che si è dimostrato vincente e capace di coinvolgere gli stakeholder territoriali. Di recente è stato deciso un aumento di capitale dell’incubatore di 8 milioni di euro, e tra i primi investitori ci sono imprese, fondi d’impatto, capitale interamente privato. Tra le aziende: Umana, società di lavoro temporaneo; Enaipnet, consorzio di tutte le realtà formative regionali; Retevis telecomunicazioni; Andersen società di consulenza; e Reti. Per Bruno Paneghini, presidente e ad di Reti, “si tratta di un investimento in cui abbiamo creduto fin da subito, in quanto sposa alla perfezione i valori che anche Reti promuove, come l’innovazione, la condivisione di know-how e la crescita sostenibile e in armonia con il territorio circostante. Inoltre, la costituzione di un network di eccellenze in ambito innovazione e di enti territoriali che consentono l’accesso a nuove risorse, rappresenta una grande opportunità sia a livello nazionale sia internazionale”.

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