ANSA/MATTEO CORNER 

GRAN MILANO

Differenze tra una destra che può ripartire e l'incudine Salvini

Daniele Bonecchi

La Lega è schiacciata tra Beppe Sala e il Pd lombardo. Come affronterà le regionali?

Tra l’incudine e il martello. Non una bella posizione quella della Lega in Lombardia, dopo la batosta alle amministrative. L’incudine si chiama Beppe Sala, che, dopo aver doppiato lo sparring partner Luca Bernardo ai seggi ha subito presentato il conto ad Attilio Fontana. E si tratta dell’annosa gestione delle case popolari di Milano, divise tra comune (attraverso MM) e Aler (Regione), da sempre in affanno. L’altro conto, più salato, lo ha presentato a Lady Moratti e alla sua riforma della Sanità, la scommessa della Lombardia dei prossimi anni. 

“Il punto è – ha bombardato Sala – che se Regione Lombardia dice che ci sarà una casa di comunità ogni 50 mila abitanti vuol dire che a Milano dovrebbero essercene 28. È ovvio che noi pretendiamo di essere coinvolti sulle decisioni relative al dove saranno messe, sul come dovranno funzionare e su quale sarà il rapporto col tessuto cittadino. Non mi basta il fatto che Regione ne parli con l’Anci: Milano è Milano”. Ma chi guiderà la regione nel 2023? Il sindaco non lascia spazio agli equivoci: servono programmi e uomini nuovi. Il martello (e non da oggi) è il Pd di Pietro Bussolati e Carmela Rozza (due sensibilità diverse), che, dopo il cappotto milanese sulla Lega, hanno promesso di continuare l’assalto in vista delle elezioni del 2023. “Il Pd è convinto ancora una volta che sfondare a Milano significhi conquistare automaticamente anche la Val Brembana e tutta la Pianura Padana. Certo, la sconfitta del Centrodestra a Milano è stata pesante nei numeri, ma attenzione che rischia di essere una illusione ottica”, spiega il consigliere regionale Andrea Monti. “Si illude (il Pd, ndr) che la battaglia per l’autonomia della Lombardia, che loro hanno osteggiato fino a ipotizzare una inverosimile richiesta di commissariamento della nostra regione, sia stata dimenticata o accantonata. Non è così, come si accorgeranno già nei prossimi mesi. Noi continuiamo con il buon governo della Lombardia, impegnati a cavarci fuori da questa crisi sanitaria ed economica, lasciamo al Pd l’esaltazione e la voglia di vincere le elezioni per mettere le mani sulla Lombardia. Pensiamo a lavorare per i lombardi. I numeri della campagna vaccinale lo dimostrano, dicendo che siamo ai vertici in Europa, non solo in Italia. Ci vediamo nel 2023!”, conclude Monti, interpretando la più classica difesa leghista – arrocco anti sinistra ma nessuna critica al segretario.


 Ma il redde rationem è solo rimandato a dopo i ballottaggi, perché in Lombardia c’è la partita di Varese – terra leghista doc di Giorgetti – da giocare. E dopo le speranze del Carroccio sono affidate a Matteo Bianchi, lumbard di lungo corso. Sullo sfondo – per rispondere a un Pd rafforzato dal voto milanese – il problema in casa leghista per l’appuntamento elettorale del 2023 è capire se si vuole ricostruire una logica di coalizione, o sfasciare il poco che resta (cioè molte buone amministrazioni) col risultato di premiare FdI. La Lega, con o senza Salvini, non ha nessuna voglia di mollare la guida della regione. Attilio Fontana non sembra intenzionato a rimanere e in campo. A oggi, ci sono un paio di nomi forti: Massimo Garavaglia, ministro del Turismo, governista per vocazione, e Guido Guidesi, vicino a Giorgetti, che in giunta sta guadagnando giorno dopo giorno spazio e visibilità. Anche se, a guadagnare punti ogni giorno di più, e con un’ottica molto di “coalizione” c’è Letizia Moratti. Entrata in giunta in quota Berlusconi-Salvini, per affrontare – dopo i disastri della prima ora – la pandemia. "Da giovedì – ha spiegato Letizia Moratti – negli hub vaccinali lombardi, ci sarà la possibilità di somministrare, in maniera abbinata, il vaccino anti Covid assieme al vaccino antinfluenzale a chi ne ha diritto. Il commissario Figliuolo ci ha concesso di vaccinare tutti coloro che hanno accesso ai servizi sanitari a qualsiasi titolo e hanno ricevuto la seconda dose da sei mesi: medici, infermieri, Oss, addetti alle mense, addetti alle pulizie, volontari del soccorso potranno dunque ricevere la terza dose. Ema ha inoltre appena approvato la somministrazione della terza dose anche agli over 18: Regione Lombardia anche per questo calendario, è già pronta ad attivarsi sulla base delle indicazioni che arriveranno dal ministero della Salute”.

 

La sua fase uno è stata stravinta, alla faccia dei gufi, assieme a Bertolaso, e la fase due del futuro è impostata: la Sanità. Una linea chiara: competenza, scienza e profilo moderato sono l’unica strada per un buon governo lombardo di centrodestra. Altro che urla sovranista. I leghista di governo e governatori lo sanno. Lo sa anche Sala, che non a caso va all’attacco del pezzo forte di Moratti. Lo saprà anche Matteo Salvini? O preferirà restare nella scomoda posizione dell’incudine?

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