(LaPresse)

Gran Milano

Caro sindaco di Milano, chiunque tu sia, adesso le cose da fare sono queste

Daniele Bonecchi

Green (ma vero), reti, bonifiche dell’ambiente (ma tutto), saperi e giovani. Le idee del rettore del Politecnico Resta 
 

Elezioni Milano, le idee del rettore Ferruccio Resta per i candidati sindaco

 

Si conclude una campagna elettorale che, eufemismo, si potrebbe definire dall’esito poco incerto. Le idee generali e la vision di Beppe Sala si conoscono da tempi. Quelle dello sfidante (ipotetico) Luca Bernardo non sono pervenute. Ma il punto vero è più in profondità: in questa tornata elettorale Milano non ha saputo mettere in campo alcuna idea nuova, nessuna agenda di quel che serve davvero fare. Così il Foglio ha chiesto a Ferruccio Resta, rettore del Politecnico (e in futuro, in tanti dicono, “riserva di lusso della Repubblica”), di fare lui, da uomo di scienza (ma anche da esperto di “lessa a terra” di progetti di sviluppo e innovazione) una ricognizione sui bisogni del territorio., Nel momento in cui Milano e la Lombardia sono i nastri di partenza per il dopo pandemia.
 

Da sinistra in alto: Giuseppe Sala e Luca Bernardo Da sinistra in basso: Layla Pavone e Gabriele Mariani (Ansa)  

Per cominciare, a proposito di visione, il rettore del Poli ha un’idea tutta sua della rivoluzione green, la parola magica del momento: “Dobbiamo passare a una produzione di energia più verde, dobbiamo passare da una riduzione dei rifiuti, dobbiamo passare a un’industria meno inquinante. Ma tutto questo ha un costo, e dobbiamo decidere di accollarcelo. Solo così domani sarà un business. La forestazione e le piste ciclabili vanno fatti con grandissima professionalità. Spesso l’ideologia e l’egoismo del cittadino fanno dei disastri”.

 

Una grande metropoli, alle soglie di un cambio (in un modo o nell’altro) di amministrazione, in che direzione deve guardare e quali priorità deve darsi, uscendo dalla emergenza pandemica? “Con una battuta: la pandemia ci ha dato qualche insegnamento, se è vero che ci sarà una grossa discontinuità dello sviluppo tecnologico e sociale, vuol dire che oggi ci dobbiamo preparare. Non è uno slogan, dobbiamo guardare come sarà la nostra società tra vent’anni e quali saranno le nostre esigenze. Sicuramente ci sarà bisogno di grandi competenze, sempre più complesse e sempre più contaminate dai saperi, perché se dobbiamo affrontare la sfida della sostenibilità non possiamo farlo ideologicamente, parlando di ambiente se non ci ragioniamo anche con l’impresa che salvaguarda il lavoro, se non possiamo pensare di fare macchine automatiche senza avere un quadro giuridico assicurativo adeguato. Due esempi dove gli aspetti sono contaminati dai saperi”. E anche l’università, a partire dal Poli, è cambiata molto. La stagione un po’ fané delle facoltà collocate in un sottoscala del ministero è tramontata.

 

Oggi, soprattutto il Poli è diventato centrale nelle politiche della città e dell’impresa. Sono in arrivo le risorse dell’Europa e “occorre metterle a terra rapidamente, altrimenti perderemo l’ennesima occasione. Infatti siamo un paese che tradizionalmente non è in grado di utilizzare le risorse europee, le abbiamo sempre restituite”. Ma non basta, Ferruccio Resta insiste, occorre destinare queste risorse agli investimenti e non alla spesa corrente. “Se mettiamo queste risorse a coprire delle spese di gestione stiamo facendo un errore. Nel 2025 queste risorse finiranno e noi avremo sostenuto una macchina con dei costi di funzionamento non sostenibili”. L’altro capitolo è rappresentato dalle riforme, “vera sfida del Pnrr”. In pratica va smantellata una burocrazia vecchia di anni, “abbiamo bisogno di fondi investiti in ricerca e ricerca applicata. Non parlo della ricerca sanitaria, della quale sono poco competente e naturalmente sappiamo quanto sia importante, ma penso alla ricerca destinata a presidiare alcuni settori chiave, come la produzione energetica”. Poi “occorre attenzione alle materie prime che possono essere trasformate dalla nuova industria. Parlo del materiale per la trasformazione del manifatturiero”.

 

Ma occorre guardare al cuore della vecchia Europa, “costruita prima del resto del mondo, tendenzialmente dovremo smontare queste costruzioni, con grandi problemi di recupero e riutilizzo di questi materiali. Il tema di bonifiche (aria, acqua, terra) va visto come una grande opportunità. Oggi i più grandi impianti industriali sono in Europa, dovremo smontarli. Dobbiamo pensare al settore industriale fra trent’anni e cominciare a fare ricerca in questa direzione. Ci sono praterie per settori davvero strategici”. Sulla crisi finanziaria della Cina, colosso con cui Milano ha sviluppato forti rapporti economici e nell’innovazione, Resta esce per un momento dall’ufficialità del suo ruolo: “Sono scosse di assestamento di una realtà consapevole”, dice. Wait and see. 

 

Resta: "Più green, reti e bonifiche dell'ambiente"

 

Il Politecnico di Milano, da sempre, tesse rapporti costruttivi sia con le istituzioni locali che col mondo dell’impresa. Ma si può fare di più, perché il pericolo resta la burocrazia, che rallenta i percorsi e complica la vita ai ricercatori. “Credo che dobbiamo avere il coraggio di non sentirci indispensabili, fare tutti un passo indietro. Vanno bene le cabine di regia, noi col Politecnico siamo a disposizione, bisogna evitare di far valere il proprio ruolo altrimenti vince la burocrazia”. E a proposito di Milano e delle grandi città con reti obsolete, Resta (che vanta una solida collaborazione con A2A) insiste “dovranno capire che mobilità, connettività, sistemi energetici, se non rinnovati per essere più moderni avranno il problema serio di garantire ai cittadini di domani servizi efficienti”.

 

Da sempre il Poli recluta migliaia di studenti da tutto il mondo, “Noi abbiamo una comunità internazionale di circa 6.000 studenti, a fine gennaio abbiamo registrato un segno più a due cifre. L’attrattività del Politecnico e quella del territorio in cui è insediato. Non ci saranno sfide ambientali, climatiche, tecnologiche vinte senza avere il capitale umano adeguato. Non potranno fare nulla né Milano né la Lombardia, se non ci saranno ragazzi e ragazze che avranno deciso di insediarsi qui, mettere su famiglia, trovare un lavoro proprio qui a Milano. Questa è l’unica sfida che guarda avanti: decidere di essere una città in grado di accogliere i ragazzi del futuro. Dobbiamo intercettare i loro bisogni, se non siamo in grado di fare questo, possiamo fare tutte le piste ciclabili del mondo ma noi avremo una desertificazione del nostro territorio”.

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