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La guerra silenziosa di Salvini in Lombardia è su Forza Italia

Fabio Massa

In Lombardia salvare il salvabile, in maniera gattopardesca - questa la sfida che si presenta a Matteo Salvini, tra i malumori dei forzisti e il rischio di perdere sul territorio dopo le ferite del Covid, qualora la sinistra riuscisse a presentarsi con un candidato autorevole e un programma riformista credibile

Lo scontro c’è, ma non si vede. O meglio lo si vede anche bene, se soltanto si prova a non farsi distrarre dai fumogeni delle dichiarazioni, dai botti dei cda disarcionati. E’ però sotterraneo, tra strutture, nelle telefonate preoccupate da una parte all’altra della Regione, tra grattacielo Pirelli e Palazzo Lombardia. Tensione, sorrisi di circostanza. Lo scontro non è tra centrodestra e centrosinistra, per quanto teatrale sui giornali e sui social, ma tra centrodestra e centrodestra. L’ultimo caso, quello di Aria decapitata dopo l’ennesimo guaio sulle prenotazioni, ne suggella un passaggio ulteriore. Anche perché, guardando sotto il polverone, è facile vedere che pur essendo una creatura leghista, a ruzzolare dal gradino più alto è stato Francesco Ferri, manager caro a Silvio Berlusconi. Ed è inoltre chiaro che, oggi, Letizia Moratti non è solo la vicepresidente con tanta esperienza amministrativa, l’ex sindaco, la manager studiosa. Una che confessava anni fa di non potersi “permettere di fare brutte figure e o di risultare impreparata, non l’avrei perdonato neanche a me stessa, e al mio amore per la precisione e l’organizzazione”.

 

Oggi Letizia Moratti è evidentemente il punto di cesura, quella che deve realizzare un turning point che però è complicatissimo – tra travagli privati e pubblici legati al Covid. E questo turning point passa anche dal taglio di teste. Come quella dell’ormai ex direttore generale della Sanità Marco Trivelli, sostituito da Giovanni Pavesi. E poi, con l’attacco ad Aria, difesa da Arcore (pare che Silvio Berlusconi si sia speso in una telefonata per sedare gli animi, senza successo). Un attacco benedetto da Matteo Salvini (e molto funzionale alla sua strategia) e dalla pattuglia di leghisti che ormai fa parte del nuovo corso lombardo: in primis Guido Guidesi, neoassessore allo Sviluppo economico che ha spodestato un altro forzista, Fabrizio Sala, e Stefano Bolognini, assessore allo Sviluppo della Città metropolitana e commissario della Lega a Milano. I due sono i trait d’union con il segretario federale della Lega, che vuole occuparsi molto di più della Lombardia, per rimediare, anche a livello di comunicazione, all’attuale situazione politica e soprattutto in vista della sfida per il rinnovo, tra due anni, che si configura come la più difficile, la più incerta. Intere fasce di popolazione e territori, soprattutto i più colpiti dal Covid, potrebbero decidere per il cambiamento, se il centrosinistra saprà intercettare non solo un candidato spendibile ma anche un programma riformista e non massimalista.

 

 

E dunque, Guidesi e Bolognini: il primo a occuparsi, dietro le quinte (come il suo maestro Giorgetti), di tutte le partite che contano. Il secondo, a prendere in mano la comunicazione, che ha visto (nella vulgata leghista) la Lombardia attaccata selvaggiamente. In mezzo a questo turning point c’è una struttura ingessata, una Regione impaurita, e soprattutto dove figure tecniche e dirigenziali anche apicali ormai credono sia finita una stagione (quella del centrodestra) e dunque iniziano a ipotizzare un riposizionamento sul fronte avverso. Il momento più difficile, per la Moratti e i suoi, che però sulla vicenda di Aria hanno incassato una alleanza insperata. Quella di Davide Caparini, l’uomo che ha inventato la fusione e che ha proposto ad Attilio Fontana di chiedere al cda il passo indietro. Caparini è uomo di lunga esperienza politica e sa come muoversi nelle situazioni complesse. La difesa d’ufficio, così, è stata affidata a Fratelli d’Italia, che per motivi storici (An è sempre stata preponderante nella gestione dai tempi di La Russa e sotto Catanzaro) non poteva non esprimersi con una arringa abbastanza telefonata. Aria, dopo il rimpasto di giunta, è il secondo tassello di un cambiamento profondo che Salvini, politicamente, sta giocando bene e da una posizione di forza. L’obiettivo, con una tattica a ben guardare gattopardesca è cercare di salvare il salvabile e puntellare il presidente Fontana, ormai indebolito. I malumori e le tensioni in Forza Italia non mancano. Non una cosa semplice.