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Com'è che nella ex efficiente Lombardia è andato tutto all'Aria

Fabio Massa

I problemi dell’agenzia regionale vengono da lontano, dalla politica e da errori strategici. L’hardware in panne

Aria è un problema che arriva da lontano. Lontanissimo. A ben guardare dalla preistoria, quando nell’èra Formigoni, e poi Maroni, le strutture e agenzie regionali hanno spesso subìto stress legati agli equilibri politici, non sempre salutari. E non solo in Sanità. Ma per stare ai tempi recenti, la storia parte dal 2018. Quando arriva alla presidenza Attilio Fontana, nomina assessore al Bilancio Davide Caparini.

 

Caparini è un tipo tosto. Di origine camuna, è uno dei leghisti della prima ora, con cinque giri in Parlamento e ruoli di responsabilità cruciale all’interno del Carroccio. Caparini capisce che Infrastrutture Lombarde (Ilspa), Lombardia Informatica (Lispa) e Arca hanno problemi. Ilspa, per esempio, era solo l’ombra di quello che era stata. Regno di Antonio Rognoni, l’uomo che seguiva tutti i cantieri, ogni partita, ogni appalto, finisce in un vortice di guai giudiziari. E visto che da una parte Rognoni era l’anima di Infrastrutture Lombarde, e dall’altra con l’ultimo mandato Formigoni si spegne la spinta a creare nuove opere infrastrutturali, Ilspa era di fatto una scatola senza grossa operatività già dopo il 2015. Lombardia Informatica, invece, era una società creata all’inizio degli anni 80, definita “il partner strategico per l’attuazione dell’agenda digitale lombarda”. Una società dominata saldamente dalla destra, in primis da Ignazio La Russa e Giovanni Catanzaro, storico direttore generale (dicono: l’unico che tenne testa addirittura all’onnipotente Nicola Sanese).

 

Storie antiche, che vengono rievocate ancora oggi anche se sono state spazzate via dalla storia. Dopo Catanzaro è la volta di Roberto Soj, che però viene sostituito da Filippo Bongiovanni, poi dimessosi per la questione dei camici. Caparini, di fronte al caos, cerca di mettere ordine. Incarica un nuovo cda di riportare efficienza in una società unica con all’interno la parte informatica (Lombardia Informatica) e quella degli appalti (Arca). Infrastrutture Lombarde finisce di fatto nel cimitero delle società regionali (anche se fusa in Aria), insieme ad altre come il Cestec (“Società in house di Regione Lombardia (posseduta al 100 per cento) a supporto delle politiche per le Pmi in tema di innovazione e trasferimento tecnologico, internazionalizzazione, risparmio energetico e sostenibilità ambientale”), chiusa già da Roberto Maroni. Tuttavia tutti i dirigenti di allora finiscono in Aria: Guido Bonomelli, ad esempio, dg di Infrastrutture Lombarde dal 2010. Giorgio Lampugnani, ex dg proprio di Cestec, e altri. Con l’addio di Soj inizia una fase turbolenta, nella fusione.

 

 

Nell’ottica di Caparini le società si sarebbero dovute unire aumentando l’efficienza, siamo a luglio 2019: risultato non pervenuto, anche perché otto mesi dopo arriva il Covid. E con il Covid emergono le enormi problematiche legate alla struttura informatica. Problematiche del resto ben note e da molto tempo a qualunque fornitore che entri in contatto con Regione Lombardia: basta aprire MePa (ovvero la piattaforma per il mercato elettronico della pubblica amministrazione statale) e contemporaneamente Sintel (ovvero il MePa di Regione Lombardia) e la differenza si vede subito. A una arretratezza storica a livello tecnologico si aggiunge un caos interno sul fronte degli acquisti: le inchieste e le continue perquisizioni complicano procedure già fallaci e rendono ancor più nervosi i funzionari. E il caos vaccinazione? Frutto della “cattiva” Aria, ovviamente. Ma forse c’è anche di qualcosa in più, di più strutturale per una regione che avrebbe l’obbligo di essere all’avanguardia anche nelle sue capacità informatiche e in tutto “l’hardware” delle sue reti tecniche e operative (a partire dalla rete sanitaria, di cui a lungo anche qui si è parlato). Questa attenzione al buon funzionamento della “macchina” negli ultimi anni si può dire che non sia stata molto praticata. Perché le agende doppie presentate dagli ospedali, o modificate all’ultimo secondo, i cup non funzionanti e i dati “inseriti” male non sono in carico ad Aria, ma al sistema sanitario. Questo almeno dicono i difensori di Aria. Lo si scoprirà nei prossimi giorni, quando la gestione delle prenotazioni passerà a Poste Italiane. Se i problemi permarranno allora si capirà che erano equamente divisi. E si potranno valutare meglio anche gli scambi di accuse e di responsabilità del livello politico esplose in questi giorni.

 

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