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Milano ferita ha davvero bisogno del sindaco verde? Domande

Maurizio Crippa

La vera svolta green è già in corso, ma non la si deve alle piste ciclabili. Una cosa è certa: servono innanzitutto aiuti e "progetti ponte" per ripartire

Sindaco che ama la bicicletta, il repentino ma non illogico passaggio di Beppe Sala ai Verdi (ma europei) è destinato a creare un bel rebelot nel Pd (ne parliamo qui a fianco). Lo seguiremo con attenzione. Eccesso di “correntismo” a parte, per capire la traiettoria di Sala, più che al suo ultimo libro sul socialismo, bisogna tornare al precedente Milano e il secolo della città, in cui da membro (un onore per Milano) del C40 Cities, il network delle città mondiali più impegnate (e avanti) nella svolta green, argomentava con buone idee perché il futuro — altro che stati, altro che borghi — sarà guidato da metropoli e megalopoli. Più smart e più attrattive. Ma che per vincere la sfida occorre una decisiva svolta sull’ambiente.

 

Ora il Netx Generation Eu ha dato pienamente ragione a questa visione, e il lavoro del sindaco che guidò l’Expo della sostenibilità alimentare non si è mai scostato da questa linea: dall’ampliamento delle Ztl all’impulso all’elettrico, dai piani di riforestazione urbana a quelli per la sistemazione delle aree verdi che fanno da corolla alla metropoli. Fino all’insistenza (un po’ retorica, e non sempre strategica) sulla mobilità sostenibile e le piste ciclabili. C’è una domanda che però interesserà nei prossimi mesi i milanesi: nella difficilissima situazione socio-economica in cui siamo, con la città svuotata e che lo resterà a lungo, per via dello smart work, è davvero l’insistenza sul verde quello che serve, tanto più se rischia di essere declinata in visioni da decrescita o “nimby” (chi lo dice a Inter e Milan che il sindaco è entrato nel partito che non vuole il nuovo stadio?) tanto care ai Verdi milanesi e italiani?

 

Del resto, come cerchiamo di raccontare qui da tempo, la vera svolta green di Milano è già in corso. Ma non la si deve alle piste ciclabili. La sta facendo A2A (10 miliardi di investimenti su energia e ambiente nei prossimi anni). E Atm, che sta riconvertendo tutta la sua flotta in elettrico. E il piano dei punti riferimento per le auto elettriche (ieri Sala ha inaugurato uno dei primi punti-ricarica innovativi per i bus Atm). E lo faranno le aziende impegnate in una riconversione industriale e ambientale enorme e che sarà sostenuta dal governo e dall’Europa. La Milano ferita dalla pandemia invece ha bisogno (quanto, lo si misurerà al voto) di sostegno sociale, di aiuto economico alle imprese, di vaccini tanti e subito. La domanda, che vuole essere solo una domanda e uno spunto di dibattito, è questa: ai milanesi che chiudono le attività o fanno la fila a Pane Quotidiano nei prossimi anni servirà più la svolta verde o l’area B allargata o un sindaco che metta a terra aiuti, e “progetti ponte” per aiutare la città ferita?

 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"