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Ecco l'hub fintech

Mariarosaria Marchesano

Che cosa si farà al Cordusio e perché la digitalizzazione finanziaria è decisiva. Parla il prof. Nicolais

Quando Luigi Nicolais è stato ministro dell’Innovazione durante il secondo governo Prodi e poi presidente del Cnr, la sua visione di una ricerca scientifica aperta e più legata al mondo della produzione sembrava quella di un marziano in un ambiente accademico spesso arroccato. Oggi al professore napoletano (che alle spalle ha centinaia di pubblicazioni scientifiche e contemporaneamente il lancio di alcune iniziative imprenditoriali nel campo delle biotecnologie e dei nuovi materiali) la Banca d’Italia riconosce quella capacità di legare il sapere al fare che può essere preziosa nel percorso di transizione digitale che il sistema bancario e finanziario sta affrontando. Così Nicolais sarà advisor del management dell’hub milanese fintech che sta per nascere nella sede di piazza Cordusio, a Milano, e la sua start up Materias, che ha sede nel polo tecnologico e universitario di San Giovanni a Teduccio, a Napoli, sarà la prima azienda a farne parte.

 

L’idea di creare a Milano un centro di innovazione digitale che abbia respiro europeo è stata annunciata dal governatore Ignazio Visco nella sua ultima relazione e in futuro il progetto – che sta per prendere vita sotto la regia della vice direttrice Alessandra Perrazzelli – potrebbe essere candidato tra le iniziative finanziabili dal Recovery fund. “Tutto è nato per caso durante un convegno in cui avevo sottolineato lo straordinario paradosso che vive l’Italia, che è tra i primi al mondo per produzione di conoscenza scientifica, insieme con il Canada e il Regno Unito, ma ancora non abbiamo imparato come utilizzare questa conoscenza per la crescita economica e sociale del paese”, dice al Foglio Nicolais, che oggi è professore emerito della Scuola Politecnica dell’Università Federico II. “Con Banca d’Italia si è creata sintonia su un concetto di fondo: l’Italia deve sviluppare tecnologie avanzate e innestarle nei settori produttivi che storicamente sono stati i suoi punti di forza. Perché il vero capitale è la conoscenza. E’ il sapere che determina il prezzo finale di un prodotto. In questa gara globale, l’Italia è tutt’altro che svantaggiata, nonostante la spesa in ricerca e innovazione sia sottodimensionata rispetto ai partner europei e mondiali. Con un progetto come Milano Hub, che è insieme un luogo fisico e virtuale in cui tutti gli attori del processo di sviluppo tecnologico possono interagire e partecipare, la transizione digitale del sistema bancario e finanziario italiano può essere una grande opportunità per il nostro paese e rappresenta un segnale importante che diamo all’Europa nel momento in cui il fintech è un tema centrale dell’agenda”. Il centro per l’innovazione di Cordusio ospiterà una ventina di progetti in tutto sui quali c’è per ora massima riservatezza, anche perché, come ha sottolineato il governatore Visco durante la presentazione di qualche giorno fa, “è in atto un grande sforzo organizzativo da parte della Banca d’Italia per dare supporto ai progetti innovativi promossi dal settore privato e ad assicurare che famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche ne traggano il massimo beneficio”.

 

Cordusio sarà un luogo dedicato alla sperimentazione, alla selezione dei contributi di esperti e società indipendenti, italiani e internazionali, alla collaborazione con le istituzioni e le università, al dialogo con gli operatori di mercato. Ma per comprenderne meglio il senso strategico, bisogna leggere l’intervento che la vice direttrice Perrazzelli ha tenuto il 7 dicembre durante il Singapore Fintech Festival 2020. Uno dei punti di partenza è che la pandemia ha determinato una forte accelerazione nella diffusione degli strumenti di pagamento digitali in molti paesi del mondo. Ad esempio, nel secondo trimestre di quest’anno il numero di transazioni di pagamento mobile elaborate dalle banche cinesi è aumentato del 25 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Negli Stati Uniti, quasi una persona su cinque prevede di aumentare l'uso di pagamenti mobili a causa del Covid-19. Nell’area dell’euro, circa il 40 per cento dei consumatori ha deciso di ridurre l’uso del contante per la spesa quotidiana da marzo, in parte per il timore di essere contagiati dal virus tramite banconote o in prossimità della cassa. In Italia l’uso delle carte di pagamento è aumentato e quello del contante è diminuito anche durante l'estate, quando il rischio di contagio era basso e le misure di allontanamento sociale erano molto limitate.

 

“Queste tendenze suggeriscono che il cambiamento delle abitudini di consumo verso un utilizzo crescente degli strumenti di pagamento digitali, iniziato ben prima di questa crisi, continuerà negli anni a venire, potenzialmente a un ritmo più veloce di quanto osservato in precedenza”, ha detto la vice direttrice della Banca d’Italia, spiegando come i progressi nella tecnologia creino il potenziale per nuove infrastrutture di pagamento e strumenti per i pagamenti transfrontalieri, come per esempio le criptovalute. Se si parte da questa considerazione e dal fatto che le “banche centrali di tutto il mondo stanno valutando se introdurre una nuova forma digitale di moneta”, si capisce che si sta andando incontro a un cambiamento epocale che non coinvolge solo le banche e i sistemi finanziari perché implica cose come la sicurezza operativa e informatica, la protezione dei consumatori, l’integrità del mercato, la riservatezza dei dati e rischi della concorrenza. Per Perrazzelli occorre “sfruttare appieno le potenzialità dell'economia digitale per contribuire al benessere e alla prosperità della società nel suo insieme”. L’hub fintech milanese cercherà di fare tutto questo.

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