Fiera dell'antiquariato Amart alla Permanente di Milano 

GranMilano

Faticano gli antiquari, ma ecco una Guida d'Italia da chi vende bellezza

Fabiana Giacomotti

Trasferita online la nuova edizione di Artissima. resiste Amart alla Permanente milanese, ma è in dubbio la partecipazione di molti espositori. Intanto, i sessantatré galleristi di arte contemporanea e antica più in vista creano la prima guida online alle bellezze d’Italia, fatta da chi queste bellezze le ha studiate

Tempi duri per i galleristi e gli antiquari italiani. A Torino è stata appena cancellata (trasferita online) la nuova edizione di Artissima, prevista dal 6 all’8 novembre che, a oggi, non pare affatto la data in cui saremo entrati in zona di sicurezza dagli attacchi del Covid. Paradossalmente, il grande successo del tradizionale appuntamento al Lingotto è anche il motivo della sua sospensione: il rischio di assembramento è eccessivo. A Milano al momento vengono invece confermate le date di Amart, l’appuntamento degli antiquari milanesi di fine novembre alla Permanente, ma tanti espositori sono ancora in dubbio sull’opportunità di parteciparvi o meno: a mascherine alzate, con nessun cocktail di apertura possibile e conseguente volano promozionale, si rischierebbe di non attrarre il pubblico dei curiosi che affolla questi momenti di incontro aperti a tutti, pur comprando poco e raramente, senza spostare di un millimetro le abitudini dei clienti abituali, i collezionisti e i connaisseur italiani e stranieri (i secondi soprattutto) che invece, e lo dimostra la moltiplicazione di aste online presso le grandi case internazionali, sono in grado di distinguere, scegliere e comprare anche per telefono e in via digitale, come peraltro facevano anche in epoca pre pandemica per ragioni di privacy.

 

 

Dunque, per mantenere alta l’attenzione sull’Italia in questo momento che limita anche i viaggi all’estero e le opportunità di scambio, i sessantatré galleristi di arte contemporanea e antica più in vista si sono inventati una piattaforma online in italiano, in inglese e in cinese alla quale il ministero dei Beni culturali, che qualche anno fa si distinse per una di quelle campagne fait maison per le quali le istituzioni italiane vanno note, dovrebbe correre ad apporre almeno il proprio patrocinio. Niente stereotipi, frasi fatte, grafica del nipote della moglie di, gondole e immagini di panni stesi sullo sfondo. In luogo di quelle immagini che avvalorano la percezione di un’Italia del tutto favolistica, antica e banale, il sito “Italics” (come il plurale della definizione di corsivo in inglese) offre pagine su pagine in raffinato bianco e nero (e non poteva essere altrimenti, l’idea è stata di Pepi Marchetti Franchi di Gagosian), molta spontaneità nella descrizione, infiniti rimandi colti ma anche maliziosi spiegati bene e con parole semplici, nella prima guida online alle bellezze d’Italia da chi queste bellezze le ha studiate, le conosce a fondo e spesso possiede ottime doti di scrittore, come Massimo De Carlo, Francesca Minini o Lia Rumma.

 

 

Vi citiamo, fra i tanti, il testo dell’antiquario milanese Carlo Orsi che accompagna la sua foto con tre altri promotori dell’iniziativa a Palazzo Liviano, la sede della Facoltà di Lettere e filosofia di Padova progettata da Gio Ponti: “Non conosce l’Italia chi non ha mai bevuto uno spritz al tramonto in piazza delle Erbe. Siamo a Padova, la città universitaria dove Galileo Galilei, il padre della scienza moderna, visse e studiò liberamente (a Firenze no!), ma anche la città del grande storico latino Tito Livio. La sua presenza in città è celebratissima, ma in nessun posto come a Palazzo Liviano, la sede della Facoltà di Lettere e filosofia progettata da Gio Ponti nel 1934, che ho visitato con i miei amici e colleghi Filippo Lotti, Francesco Morroni e Amedeo Porro. Nell’atrio abbiamo posato davanti alla monumentale statua di Tito Livio, scolpita da Arturo Martini nel 1942 in un unico blocco di marmo di Carrara! Intorno a noi si intravedono gli affreschi di Massimo Campigli, che nel 1939 vinse un concorso contro Oppi, Sironi e Cadorin: rappresentano l’archeologia come fonte della cultura italiana”. In dieci righe ne sapete più del viaggiatore medio, vi siete divertiti e avrete voglia di visitare Padova. Dice Orsi, raggiunto al telefono mentre è sul treno per Firenze, che non ci saranno tappe prestabilite, percorsi standard o quelle deprimenti indicazioni che sui giornali vengono catalogati sotto il titolino “da vedere”: il viaggiatore online seguirà l’estro e l’interesse del gallerista. Questo, naturalmente, non significa che gli scopi dell’iniziativa, e del consorzio che vi è nato attorno, siano randomici: al contrario. Loro, da Dario Franceschini, una telefonata se l’aspettano davvero.

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