Una fogliata di libri

Quattro capanne (o della semplicità)

La recensione del libro di Leonardo Caffo, Nottetempo, 256 pp., 18 euro

Andrea Frateff-Gianni

     

    Si intitola Quattro Capanne (o della semplicità) il nuovo saggio, pubblicato da Nottetempo, di Leonardo Caffo, all’interno del quale il giovane filosofo teorizza un nuovo modo di vita possibile, raccontando le storie di quattro uomini “molto diversi tra loro, per formazione e aspettative, che decidono il loro buen retiro in modo estremamente simile”. Sono un pensatore-scrittore con la passione per la natura, un folle terrorista ed ex professore a Berkeley, uno dei più grandi architetti di tutti i tempi e un filosofo anticonformista. Quattro capanne appunto, “quattro architetture semplici, somiglianti e isolate, in cui il mondo viene messo tra parentesi”. La prima ospiterà due anni di vita di Henry David Thoreau. La seconda sarà la dimora del matematico Theodore Kaczynski, finché non verrà arrestato come terrorista con il nome di Unabomber. La terza sarà la residenza finale di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, conosciuto semplicemente come Le Corbusier, e la quarta sarà la casa norvegese di Ludwig Wittgenstein. Sovvertendo tutti i cliché che vedono nella fuga in oriente l’unica scelta praticabile per provare a condurre una vita alternativa, ci verranno raccontate quattro storie occidentalissime, estremamente radicali e straordinariamente efficaci. “Dico cliché perché questo, in realtà, è un mondo che non esiste più”, scrive Caffo nell’introduzione del libro: “Ricordo i monaci birmani, nelle meravigliose zone del lago Inle al nord del paese, giocare con i loro iPhone e postare dei selfie su Instagram fingendo di meditare”. Attraverso un percorso piuttosto complesso che mischia filosofia e architettura, Caffo illustrerà come le esperienze dei nostri quattro affezionati siano metafore di esistenze possibili. La storia di Le Corbusier, nello specifico, è particolarmente interessante. “Le Corbusier è la capanna definitiva”, spiega Caffo, “la sua vita è già trascorsa, il suo metodo già esplorato fino all’esaurimento e, anche se sembra difficile capirlo, le preoccupazioni degli anziani non sono più quelle degli umani; sono le preoccupazioni delle foglie, dei fiori, delle cose fragili”. Ed è per questo che all’età di settantaquattro anni la sua scelta di trasferirsi in un cubo di legno in Costa Azzurra, su una scogliera a picco sul mare, di “stravagante comfort e gentilezza”, è molto diversa, per esempio, dalla decisione di andare a vivere nei boschi di Thoreau o di Kaczynski, che di anni ne avevano ventotto. Le Corbusier inoltre annegò, in seguito a una crisi cardiaca, proprio nel mare che poteva osservare dalla sua finestra. “La capanna di Le Corbusier è dunque un paradosso, è messa in crisi dalla sua stessa esistenza, scompare tra gli alberi e il mare, come la vita stessa dell’architetto morente che nuota; non c’è distinzione tra il nido e la legna, tra le gambe e una radice, l’essere torna a sfumare verso la sua direzione unitaria che la filosofia delle origini aveva tanto cercato prima delle grandi divisioni”. Un libro prezioso, da non perdere.

     

    QUATTRO CAPANNE (O DELLA SEMPLICITÀ

    Leonardo Caffo

    Nottetempo, 256 pp., 18 euro