il nuovo numero

La copertina del Foglio Review raccontata da Vito Manolo

Gaia Montanaro

L'illustratore che l'ha disegnata ci presenta "Ricostruzione", la cover del nuovo numero del magazine del Foglio, in edicola da sabato 24 giugno

Ha tante declinazioni possibili il concetto di ricostruzione per Vito Manolo Roma. L’illustratore milanese ha tradotto in immagini alcune di esse per la cover del Foglio Review di questo luglio 2023. Ricostruzioni fisiche e metaforiche, legate al fare o alla prossimità emotiva. Occasioni di relazioni, per mostrare un’umanità varia. Nel suo vestito migliore.

 

Riguardo al suo lavoro per la cover del Foglio Review dal titolo “Ricostruzione”, come ha scelto le varie attività da illustrare e le diverse accezioni del ricostruire? Ce n’è qualcuna a cui è particolarmente legato?

La redazione è stata piuttosto chiara rispetto a quello che voleva vedere rappresentato in copertina. Questo mi ha permesso di concentrarmi immediatamente sull’aspetto compositivo e formale del disegno. Ho lasciato che le immagini venissero fuori spontaneamente. A parte le due figure centrali che abbozzano una costruzione in mattoni, le altre le ho distribuite nello spazio cercando di metterle in posizioni differenti le une dalle altre, così da ritmare la pagina nel migliore dei modi.  Quindi c’è qualcuno che fa qualcosa di propriamente manuale mentre qualcun altro tiene le fila dietro un foglio di calcolo. Non ho idea esattamente di quante centinaia di cose ci siano da fare in situazioni del genere. Mi ha colpito la fotografia che mi ha mandato un amico che vive a Lugo di Romagna, la quale ritraeva una ruspa che trasportava due vecchini che non avrebbero avuto modo di affrontare l’acqua alta da soli. Da qui la figura in basso a destra che, a questo punto, è la mia preferita.

 

In alcune delle sue immagini, il concetto di ricostruzione è legato al rapporto/relazione con l’altro. Ha quindi anche una declinazione sociale il ricostruire?

Ritrovarsi in una situazione come quella che abbiamo visto in Romagna porterebbe tutti a mettere da parte almeno un poco del proprio anarco-individualismo, tipico di questo periodo storico. Quindi sì, certo, la declinazione è anche sociale.

 

Dato il gran numero di figure, come ha organizzato la cover dal punto di vista compositivo?

Quando organizzi lo spazio visivo di una composizione cerchi sempre di bilanciare i pieni con i vuoti, trattandoli allo stesso modo e dando loro pari importanza. In questo caso sono partito dalle due figure centrali attorno al piccolo muro di mattoni, dopodiché ho cominciato a distribuire gli altri soggetti tutti intorno, modificandone le dimensioni man mano che la cover si riempiva, fino a trovare il giusto rapporto fra l’ampiezza del campo visivo e la grandezza dei personaggi.

 

Quali sono i modelli artistici a cui guarda nel suo lavoro?

Non posso dire di avere specifici “modelli artistici” da cui prendo spunto. Guardo l’arte classica come anche quella contemporanea. Calligrafia, poster design, copertine di libri e di dischi, fumetti, all’illustrazioni… Continuo ad ampliare il mio archivio collezionando immagini ma mi circondo anche di oggetti che possano rendere il mio campo visivo continuamente stimolante.

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