Sciarpe, cappelli e Foglio. Guida semiseria ai regali di Natale

Le candele profumate? Che orrore! Meglio le t-shirt di Saint Javelin. E poi orologi e acchiappasogni, karaoke e mandolini. E naturalmente tanto gas. Ecco tutto quello che i foglianti metteranno sotto l’albero

La pandemia ha avuto sulle nostre vite lo stesso effetto che produce su una molla una pressione troppo prolungata e una volta superata la fase più acuta, più drammatica, più pericolosa, il desiderio di riappropriarci delle nostre vite ha prodotto, in molti di noi, la voglia di sprigionare, in ogni occasione, l’energia repressa in questi anni. E come le molle ci siamo riappropriati non solo dei nostri spazi ma anche degli spazi mai esplorati prima, e siamo andati improvvisamente ovunque. Fiere, grandi eventi, festival, concerti, incontri culturali. In alcuni casi, ci siamo annoiati da pazzi. In altri casi, abbiamo riscoperto piaceri dimenticati, o rimossi, e li abbiamo divorati. E le molle del 2022 ci suggeriscono tre regali utili, tre regali possibili. Un regalo semplice, da fare ai più giovani: tessera young per il circuito cinema (20 euro, sei ingressi). Un regalo meno semplice, ma necessario, in una stagione in cui molti di noi hanno scoperto, o riscoperto, la bellezza del teatro: abbonamento annuale a teatro (esempio, teatro Brancaccio, Roma: 4 ingressi 144 euro). Un terzo regalo più esoso, quasi inaccessibile, ma buono per occasioni speciali: le molle che sprigionano energia ti spingono spesso a cercare luoghi in cui evadere e per evadere senza allontanarsi troppo da casa si può chiedere una mano a chi ha imparato, mostrando angoli unici anche delle città che si conoscono, a mostrarci alcune meraviglie italiane, anche quelle inaccessibili, con le voci uniche di Filippo Cosmelli e Daniela Bianco (if Experience, esperienze da 200 euro in su). Tre regali, tre molle, tre energie. E auguri a tutti.
Claudio Cerasa

 

Consiglio ai foglianti come regalo di Natale di scommettere tra loro un mese di stipendio sulla possibilità o meno che Cerasa il Grande, incappato che capitasse in un anno (anno, non mese) bisestile, ne scrivesse non due, ciò che a me, persona tendente al ruffianesimo mascherato, dispiacerebbe assai, che scrivesse soltanto un’articolessa di meno. Questo per dimostrare a quel Travaglio di merda che certe fregole imperiali non sono da noi.
Andrea Marcenaro 

  

Se sia transizione digitale o semplice decadimento dei costumi, non so. Ma ho scoperto che quest’anno si possono regalare dei kit fai da te per cene simil stellate direttamente via delivery. Come invitare a casa lo staff di Masterchef: non provateci nemmeno, con me. Ma siccome non sono insensibile alla modernità, ecco un altro gift da distanziamento sociale, tipo “poi scegli tu quel che vuoi”, che invece vale la pena. E’ sempre più diffusa nei circuiti museali e delle grandi mostre la possibilità di regalare, con due clic e un Pos (no contanti, ditelo a Sangiuliano), dei carnet per ingressi multipli, da usare a piacimento di luogo e data (in Lombardia basta una card per tutti i musei: e sono quasi settecento). Regalo tra l’altro non sparagnino: chi frequenta, avrà notato che con la scusa del post Covid i biglietti d’ingresso sono schizzati quasi come il gas russo. Approfittatene. A Venezia ad esempio, con Fondazione Musei, li vedete tutti e costa come il vaporetto. Hanno pure prolungato Kiefer a Palazzo Ducale: chi non lo regala è un passatista.
Maurizio Crippa

 

Per questo Natale di guerra ho cliccato soltanto su tasti azzurri e gialli che dicevano: “donate” all’Ucraina. Ho contribuito a regalare generatori, pacchi di aiuti, medicine, ambulanze, un tavolo per le operazioni chirurgiche e a volte, sul sito di raccolta fondi creato da Volodymyr Zelensky, United24, ho cliccato su “Rebuild Ukraine” senza farmi troppe domande. Mi sono anche persa dentro al sito delle Poste ucraine: ho comprato tutte le serie di francobolli della guerra, il soldato con il dito medio alzato, il trattore che trasporta il carro armato russo, angurie e ancora angurie, tazze e magneti per il frigorifero (il pacco non mi è ancora arrivato, credo sia fermo alla dogana, ma non perdo la fiducia: questo è il regalo che gli ucraini hanno fatto a me quest’anno, per tutto l’anno, da quasi dieci mesi – non perdo la fiducia). Ho anche comprato magliette e felpe di Saint Javelin e ogni volta che faccio un acquisto esce una serie nuova (adoro quella dedicata al cane Patron) e mi viene da ricominciare: penso in ogni caso che saranno la divisa di Natale della mia famiglia. Vorrei  (perché non sono riuscita a comprarlo da sola) il braccialetto in acciaio di Azovstal, l’acciaieria di Mariupol: lo vivo come un buon auspicio perché il prossimo anno la città straziata dall’esercito russo torni a essere dove deve stare, sotto la sovranità ucraina. Vorrei anche un maglione blu e oro con scritto: “All I want for Xmas is Eu”.  
Paola Peduzzi

  

Sono troppo tesa per avere desideri, non ho ancora fatto nessun regalo di Natale e non vorrei riceverne nessuno. Ma mi piacciono i berretti di lana. E i quaderni con la copertina rigida. Decomposition fa dei quaderni molto belli con le copertine illustrate, e però su Amazon vendono solo i fake, state attenti e andate sul sito internet. Poi le matite Blackwing. Ho la perversione delle Birkenstock Boston con il pelo dentro, ma senza avere il coraggio né di regalarle né di farmele regalare. E degli zaini: vengo molto criticata per questo. In qualunque posto io vada, anche Catanzaro, compro una tazzina da caffè. Quindi regalerò tazzine da caffè spaiate a tutti. Ora dovrei dire che odio le candele profumate perché lo dicono tutti. “Niente candele, niente calze!”. Invece confesso che le amo (anche le calze) e le tengo sempre accese, anche di notte. Vorrei per Natale un estintore rosso, per sicurezza. 
Annalena Benini

 
Il mondo, dicono quelli che capiscono tutto, ha bisogno di riflettere e pensare. E allora che c’è di meglio di una bella lampada da terra da piazzare accanto al divano o alla poltrona? Ne esistono di mille tipi, si può scegliere perfino la lampadina, così saranno accontentati quelli che prediligono il romanticismo delle ombre ma anche coloro che pretendono una rigorosa illuminazione a giorno mentre consumano diottrie su tomi filosofici del primo Novecento. Regalo utile che neppure inquina né induce in peccaminose tentazioni.
Matteo Matzuzzi

 
Si intitola “Da zero a ultra” ed è un libro appena uscito, lo trovate su Amazon. Parla della voglia di sfidarsi e di come passare dalla sedentarietà assoluta a correre oltre 100 chilometri su e giù per i sentieri di montagna con dislivelli di migliaia di metri. Lo ha scritto Roberto Martini, un allenatore di trail running, ed è un manuale per chiunque voglia uscire dalla propria confort zone. Correre in montagna richiede sacrifici, tempo, fatica, come tutti gli sport. Ma è anche un enorme regalo che si fa a se stessi, per riconnettersi alla nostra stessa natura. Provare per credere. Se però cercate un libro più letterario e al tempo stesso di grande ispirazione, c’è “L’arte di correre” di Haruki Murakami, che oltre che scrittore è anche un maratoneta. “Quando corro, semplicemente corro. In teoria nel vuoto. O viceversa, è anche possibile che io corra per raggiungere il vuoto. In quella sospensione spazio-temporale, pensieri ogni volta diversi si insinuano naturalmente nel mio cervello”.
Luca Gambardella 

 

Basta calzettoni, esperienze, viaggi, diamantini, braccialetti sanitari da ipocondriaci. Quest’anno, se un gasdotto non possiamo permettercelo, soltanto PlayStation con visore VR, cioè per la realtà virtuale. Valida anche per regali di gruppo, o di nozze, o di pensionamento. Un modo per iniziare ad abituarci al metaverso, ma soprattutto per sostenere l’industria dei microchip in crisi, tutti naturalmente provenienti da Taiwan. Ecco, se avete tempo e modo, anche una cassa di Taiwan beer, la birra taiwanese che la Cina ha deciso di non importare più per via delle velleità democratiche di Taipei. Bel regalo di libertà.  Per Arthur, il mio mezzo cocker-mezzo setter anzianissimo e un po’ perso nello spazio e nel tempo, c’è il puzzle per cani che stimola il funzionamento cerebrale. 
Giulia Pompili 

 

Jeanine Basinger e Sam Wasson hanno intervistato tutti i viventi e frugato negli archivi di tutti i morti per mettere insieme la prima vera storia orale del cinema americano. “Hollywood: The Oral History Book” è una delizia, anche perché è ovviamente pieno di pettegolezzi. Sapevamo che prima o poi sarebbe uscito, ed eccolo. In alternativa, c’è “Cinema Speculation”, primo libro sul cinema firmato da Quentin Tarantino. 
Mariarosa Mancuso

 

Saint Javelin è un progetto fondato dal giornalista canadese Christian Borys, che è servito in questi dieci mesi di guerra a raccogliere fondi per dare sostegno umanitario e militare all’Ucraina. Il nome è un evidente riferimento al lanciamissili “a spalla” che è stato determinante contro i carri armati russi nei primi mesi di guerra. Il sito vende tshirt, felpe, tazze e toppe. C’è una collezione speciale per finanziare l’informazione, in particolare il Kyiv Independent. Ma c'è anche una collezione natalizia: la mia preferita è la maglia “Jingle bells, Himars shells”.
Luciano Capone

 

Un acchiappasogni, da appendere in casa per poi dimenticare che esista. Sentirlo all’improvviso con la prima giornata di finestre aperte, in primavera, mentre si muove scosso da una garbata brezza. Serve a sussultare, salvo poi ricordarsi: ah, l’acchiappasogni! Si trasforma a ogni stagione. In estate, con la sua fissità e posa stanca, potrà fare compagnia nella calura d’agosto. Quando la città è fuggita, chi è rimasto dorme, e voi avrete una certezza: dimenticarvi ancora di quell’acchiappasogni di Natale fino alla prossima primavera. 
Micol Flammini

 
Olio d’oliva, olio d’oliva sabino, che è buono e sincero e soprattutto se la tirano parecchio meno di altre zone dove si fa olio. E poi vino, vino rosso, che fa buon sangue. Casse, bottiglie su bottiglie. Bevetevele e quando avete buon sangue, donatelo. Serve. A voi serve il vino.
Giovanni Battistuzzi

 
Anche in carcere c’è del buono. Il panettone cioccolato e fichi o i biscotti salati allo zafferano sfornati nella casa di reclusione di Padova, per esempio. O la borsa di Natale “Dolci evasioni” con i prodotti tipici (dolci, salati o misti) lavorati dai detenuti a Siracusa. Il caffè, con le splendide tazzine dipinte a mano, della torrefazione Le Lazzarelle dell’istituto femminile di Pozzuoli. “Gli Spaghetti” dell’Ucciardone. Le “Galeotte ai fiocchi d’avena” della Banda Biscotti di Verbania. Scegliere prodotti made in carcere per fare due regali in uno. Perché il lavoro dietro le sbarre si traduce in un risparmio di costi medici e disciplinari e alimenta un processo virtuoso che culmina nell’abbassamento del tasso di recidiva, la probabilità di tornare a delinquere dopo aver scontato la pena. Nell’area “Prodotti dal carcere” sul sito del ministero della Giustizia c’è una vetrina che rinvia per gli acquisti e per i cataloghi completi ai diversi store online (per i più pigri, il percorso è qui).
Enrico Cicchetti

 
Qualunque cosa disegnata da Joe Colombo, geniale designer milanese nato nel ‘30 e morto nel ‘71.  Ha disegnato case (poche, tra cui la sua leggendaria); alberghi, allestimenti (molti), ma è col design che raggiunge la fama, anche se fama un po’ laterale, di nicchia e mai mainstream, anche per la precoce scomparsa. E qui ecco le creature che lo resero celebre: il famoso carrellino Boby (1970), cassettiera super-sexy che è una specie di Kartell però quadrata e “on steroids” oggi riproposta da B-Line (anche se i veri intenditori cercano esemplari vecchiotti battendo le campagne e i mercatini). Era nata per uso professionale: un carrello da studio di architettura (di ferro pesante) e poi tradotto in un leggero Abs. In alternativa, la lampada Spider (1965), anch’essa riproposta oggi da OLuce.
Michele Masneri 

  
Nuove scarpe da consumare, un orologio che congeli il tempo prima della chiusura serale del giornale, un biglietto della ferrovia transiberiana (con tre settimane di ferie) e la casa estiva dei miei nonni a San Martino al Cimino (con le cicale).
Simone Canettieri

 
Ermes Antonucci consiglia di regalare ai propri cari un bel pranzo di pesce nella costa abruzzese (magari per assaggiare la specialità del brodetto), alla faccia dell’altro fogliante abruzzese, ma montanaro e spesso intollerante, Valerio Valentini, che invece, quanto all’Abruzzo, suggerisce di optare senza indugi per quello d’entroterra, che poi è l’unico Abruzzo che conta (per il mare c’è il Salento, o semmai il Molise), e una sana mangiata a base di pecora e Montepulciano (l’ovino e lo vino). Auguri
Ermes Antonucci 
e Valerio Valentini

Dopo anni di regali o regalini (cravatte, camicie...) auspico di ricevere un regalone: una Fiat 500X diesel. Perché è molto bella e la bellezza forse non salva il mondo (che palle Dostoevskij) ma certo mi rincuora. Perché non è piccola ma è compatta e io non sono mai stato molto capace di parcheggiare. Perché è alta da terra e le strade sono sempre peggio. Perché è prodotta nella piana ventosa di Melfi, sotto le nuvole che corrono dall’Appennino verso il mare, ed è la mia terra ed è il mio cielo. Perché è diesel, il motore antielettrico, anti-ideologico, anticinese.
Camillo Langone

 
Bisogna regalare una muta. Dono magnifico. “E tuffati!”. Ho indossato la mia prima, rossa e nera da 2.5 mm, dopo il 15 giugno (“solo allora sei stato vero, sconvolto, ma vero”. Era vero). Pochi giorni prima avevo subito un furto: un biglietto treno, carrozza notte (non serviva neppure rubarlo …). Tengo la muta vicino al letto e mi illudo di poter scegliere ogni mattina: giacca o muta? Regalate anche un paio di stivali di gomma, da ferramenta. Chi le riceverà avrà l’impressione di stare nella Vienna di Zweig. Costano circa venti euro e restano i veri stivali. Bellissimi. Regalate, infine, un orologio guasto. Senza cinturino. E’ importante. Ne trovate quanti ne volete nei mercatini. Contano solo le lancette. Spostatele. Dovete ricordare l’ora della vostra alleanza. Non c’è infatti “nulla di più nobile” che aver pensato, anche solo per un momento, che fosse lei o lui il vostro “paese occupato” e che quel “paese” meritasse tutto il vostro talento. Anche a costo di bruciarlo. Un giorno quell’orologio verrà perduto; accade sempre con gli oggetti, pure i più cari. Allora sarete sciolti. Per me è andata così. Le capitava di guardare i cinturini. Pelle, cuoio, plastica, lisci, ramati… Aveva compreso che l’unico modo per tenersi era non sceglierne mai uno.
Carmelo Caruso

 

Un accendi sigarette da tavola per la redazione del Foglio, dove gli accendini sono oggetti in estinzione. Ce ne vorrebbe uno di quelli vintage, un po’ pesanti, in vetro o marmo, così che nessuno possa metterlo per sbaglio in tasca. Per me invece vorrei un motorino, perché non so guidarlo e per questo non lo compro. Ma se ce l’avessi imparerei per andare alla conquista della ztl di Roma liberandomi per sempre dell’Atac.
Maria Carla Sicilia 

 

Se gli vuoi proprio bene, senz’altro un bel viaggio. Interdetta San Pietroburgo, direi Lisbona. In alternativa, un ottimo contratto del gas bloccato ai prezzi di tre anni fa, ma mi dicono sia complicato.  Invece a me, che sono più parco, piacerebbe ricevere una cassa Bluetooth, la mia non è mia e la proprietaria sta per venire a riprendersela. Ma la musica si può ascoltare anche meglio. Quindi, se qualcuno vuole strafare, sono pronto ad accettare anche un gold pass per il Primavera sound a Barcellona.
Gianluca De Rosa

 

Vorrei ricevere i regali che ho fatto agli altri, soprattutto i coltelli da cucina giapponesi (non quello per le verdure che l’ho già). Il giradischi che mi si è rotto mentre preparavo l’esame di maturità: ho ancora i dischi, non posso buttarli, e possedere dei dischi senza un giradischi è forse ancora più imbarazzante che arredare casa con un giradischi nel 2023. Regalerò un karaoke a mia madre che si prepara ad andare in pensione e non vuole più prodotti di bellezza o abbonamenti alle piattaforme. Mi faceva solo regali che non avrei mai utilizzato, le dicevo che per la volta successiva avrebbe potuto consultarmi, si offendeva e si indignava con se stessa per non essere riuscita a inculcarmi l’arte del dono, che ruota tutta intorno al concetto di meraviglia e sorpresa e basta. Il karaoke me lo ha chiesto.  
Cecilia Sala 

 

Alla mattina, il caffè si prepara con la moka e non con le orribili capsule aromatizzate di quella famosa marca svizzera che va tanto di moda nelle case senza anima e identità. La moka è eleganza, edonismo, arte di vivere all’italiana. Bene, allora per iniziare la giornata anche con un tocco glam, vi consiglio come regalo la nuova Moka Express Bialetti firmata da Dolce & Gabbana che riprende il motivo del carretto siciliano. Per un caffè che profuma di estate italiana e Mediterraneo. 
Mauro Zanon

 
Da quando girano le app per creare calendari ho risolto gran parte dei regali. Fotocalendario da parete personalizzato per tutti. Quest’anno regalerl il calendario di Conte. Ogni mese una foto diversa di Giuseppe Conte in maglione scuro a collo alto, come uno Steve Jobs del reddito di cittadinanza. Conte che “interpreta il disagio” nei mercati rionali, nelle piazze, nelle manifestazioni. Stupisci anche tu parenti e amici col “Calendario dell’avvocato del popolo”. Per interloquire al meglio con il 2023.
Andrea Minuz

 
Un regalo per tutte le età, adulti e bambini: un chilo d’argilla su cui sfogare tutte le frustrazioni dell’anno passato da trasformare in speranze per quello a venire.  Si può comprare in qualsiasi negozio di ceramica o bricolage ed è anche molto economico. Assieme si può abbinare qualche strumento (anche se a mani nude la soddisfazione è di gran lunga maggiore). Più è lo stress accumulato, più chili di argilla corrispondono – ma se avete a che fare con un caso complicato munitevi di auto per il tragitto negozio-casa. Se il caso è disperato (e il budget elevato) regalate un corso di ceramica. Si può regalare anche a se stessi. Buona liberazione dai pensieri negativi a tutti. 
Priscilla Ruggiero

 

Un bel regalo da fare e ricevere: mobili e soprammobili decenti per le case orrende che si vedono negli annunci. Anche un corso di fotografia di interni non sarebbe male, ma forse basterebbe aprire le tapparelle. Poi colori e pennelli. Musica: come l’anno scorso Bon Iver (bonàiver? bonivèr? va bene tutto), che quest’anno c’è il concerto in Toscana. E più Maurizio Milani per tutti, ma occhio alla peperonata.
Nicola Contarini

 

Il primo “Giro de Peppe” lo fece Garibaldi, quando per sbaglio si unì al corteo che salutava il defunto Vittorio Emanuele II, invece di restare con i vip all’entrata. Il “Giro de Peppe” ora lanciato dalla Clementoni in tempi di videogame prova a rinverdire una tradizione di giochi da tavolo con cui sono cresciuti sessant’anni di italiani. Rispetto al passato qua c’è un linguaggio forse un po’ più greve, ma c’è da trovare parcheggio a Roma! Un po’ Gioco dell’Oca, un po’ Trivial, un po’ Monopoli.
Maurizio Stefanini

 

E’ ingiusto, ogniqualvolta un turista arrivi nel nostro paese, non accoglierlo confermandone gli stereotipi. L’imbarazzo va sanato redistribuendo un numero spropositato di mandolini al più ampio gruppo di conoscenti possibile. Va da sé: apprezzeranno. In subordine si può ripiegare su un pacco da quattro chili di orecchiette tricolore comprato in autogrill sul Conero. Ma se si vuole essere davvero spiazzanti meglio prediligere uno sciogli pancia. Compulsare Netflix per capire. Di base, con i (pochi) danari a disposizione – siamo pur sempre sull’orlo di una recessione – puntate su una cassa per la musica dall’estetica retrò (niente marchette) così da riprodurre in loop due canzoni: “Kill dem” di Jamie xx per far tribolare i vicini e “Chance” di Angel Olsen per farli piangere.
Luca Roberto

 

Un Pos (e se ve li trovate pure du’ spicci, con questi non si sa mai). Ma soprattutto insetti in scatola e bistecche sintetiche, a volontà. E poi i soliti occhiali da sole che – senza scomodare il sintomatico mistero – tornano di sicuro utili al rave di capodanno, e non solo per quello. Auguri.
Ruggiero Montenegro 

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