La bandiera dell’Ucraina rovesciata è stata realizzata per il Foglio dall'artista Luca Vitone 

un numero speciale

Nel Foglio di venerdì, la bandiera dell'Ucraina dell'artista Luca Vitone, in versione rovesciata

Francesco Stocchi

Vi regaliamo in esclusiva l’opera di un artista attento a ricostruire percorsi dimenticati in una geografia personale. "La bandiera è anche apertura al mondo, non solo confine"

La bandiera dell’Ucraina rovesciata è stata realizzata per il Foglio dall'artista Luca Vitone


    

Luca Vitone si muove leggiadro tra uno stato di riflessione e uno di azione. Il viso pensieroso, la timidezza composta, i modi gentili si rispecchiano nelle sue opere. Una persona seria si direbbe (e si dice). Spesso, un’idea che presto si trasforma in preoccupazione, trova la sua forma nell’azione. Altre volte, più raramente, il fare viene affidato all’intensità  del caso, libero da strutture e volontà individuali. È l’ambiente a fare il resto. 

    
Nato a Genova nel 1964, inizia a lavorare poco più che ventenne, quando memoria e luoghi iniziano a echeggiare nel nostro sentimento di appartenenza. Si chiama “identità culturale” e attraverso il proprio lavoro Vitone vuole cercare di capire cosa veramente significhi. Come questa effettivamente si altera attraverso gli anni, come si appropria dei luoghi e se l’identità culturale può anche perdersi. Siamo alla metà degli anni Ottanta, il postmodernismo è ormai convinto di aver definitivamente superato i modelli formali del canone moderno. Al funzionalismo si sostituisce il fru-fru col recupero di forme e stili del passato incastrate in strutture architettoniche ultramoderne. Alla fede nel progresso illimitato si risponde con l’autoreferenzialità, ritenendo che i principi fondamentali del modernismo siano in crisi. Il clima è quello di una generale mancanza di fiducia nelle grandi teorie e ideologie che suscita una relazione problematica con il concetto stesso di “arte”. Le voci sono quelle di Jean Baudrillard e di Jean-François Lyotard. Il solito ricordo della spensieratezza anni Ottanta si riferisce all’aver sentito la necessità di dimenticare da dove si veniva, pensando poco a dove si sarebbe andati. E’ il bisogno di una leggerezza che sostituisse il piombo. Gli effetti sono stati quelli di un’idea di futuro che non c’è stato. Le conseguenze, una crisi di identità. In questo contesto di decostruzione generale e di deriva liberatoria, l’opera di Luca Vitone cerca di ricostruire i tasselli. Al felice senso di irresponsabilità in corso, risponde con rigore e pazienza. Al senso di perdita di luogo, ricostruisce percorsi dimenticati che si ricompongono in una geografia personale. A volte questi percorsi sono inventati, assumendo forza allegorica al di là di ciò che raccontano. Memoria e luogo. Riflessione e azione. Vitone adotta la tautologia, un guardarsi che diventa doppio. Nel 1988, in occasione della sua prima mostra, presso la Galleria Pinta di Genova, riproduce posata sul pavimento la planimetria, in scala 1:1, della galleria stessa. “Volevo con questa azione creare una ideale simulazione del luogo, una sua duplicazione, che divenisse concreta solo attraverso il movimento e le impronte lasciate a testimonianza dei visitatori”. Topologia, urbanistica e architettura si incrociano in uno studio antropologico prestato all’arte che trova nella ricorrenza al copiare, il riprendere o il ripetere una pratica necessaria per costruire una narrazione. 

   
La questione dell’“identità culturale” trova forma nell’interesse verso il nomadismo, in particolare quello rom. Genova ispira attraverso la sua storia recente i movimenti anarchici.

   
Rom e snarchismo, due temi che divengono ricorrenti nell’opera di Vitone e che si ritrovano nella “questione” della bandiera: l’incanto dell’opera di Vitone è proprio nel far ri-conoscere qualcosa che per convezione culturale teniamo distante. 

   
Per il Foglio, l’artista ha realizzato a pastello la bandiera dell’Ucraina rovesciata. A proposito della bandiera, ci dice: “La bandiera solitamente viene usata come vessillo, se non logo, di uno stato o come immagine che rappresenti un dogma da perseguire. Negli anni Novanta ho iniziato a usare la bandiera del mondo rom e sinti (1994), un popolo senza stato, e quella dell’anarchia (1996), un’ideologia con un fine difficile da definire. Mi piaceva l’idea di usare un oggetto che di solito definisce un confine e offre certezze esponendo due esempi che esprimono il contrario di queste convinzioni e che propongono alternative al pensiero comune. L’uso di queste bandiere mi ha portato a realizzare (2002) una bandiera nera con ruota rossa, “Eppur si muove”, espressione di un’idea di nomadismo libertario che afferma il desiderio del muoversi liberamente tra i luoghi del nostro vivere”.

  

Il lavoro di Luca Vitone è stato esposto in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, tra i quali, la 50esima Biennale di Venezia; PS1, New York; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Prato; Casino Luxemburg, Lussemburgo; Musée d’Arte Moderne de la Ville de Paris, Parigi; Galleria nazionale d’arte moderna, Roma; MART, Rovereto; 8th Sharjah Biennial; MAXXI, Roma; Schirn Kunsthalle, Francoforte; BOZAR, Bruxelles; Triennale di Milano. Dal 2006 è docente presso la NABA (Nuova accademia di belle arti) a Milano.