Illustrazione per “Il castello di Otranto”, del 1764, considerato il primo romanzo gotico: storia di spiriti e fantasmi, come quelli che sembrano aleggiare, poco più a nord, negli uffici giudiziari di

I Savonarola di Trani

Luciano Capone

Come una piccola procura che s’è esibita nell’accusare il mondo ha fatto più che altro buchi nell’acqua. Gli uffici sembrano stregati, infestati da strani demoni. Negli ultimi anni la procura tranese è salita agli orrori delle cronache per una serie d’inchieste contro l’universo mondo, poi smarritesi in qualche cunicolo sotterraneo o finite nascoste dietro qualche botola segreta.

Nel 1764 Horace Walpole, figlio del primo premier britannico sir Robert, pubblica un romanzo destinato a fare storia, “The Castle of Otranto”. L’intricata trama gira attorno a una profezia che incombe sugli usurpatori del castello di Otranto, su cui aleggia lo spirito del principe Alfonso il Buono. Nel castello accadono cose inquietanti, sbocciano amori, si compiono uccisioni e appaiono spiriti misteriosi, in una serie di scene che diventeranno stereotipi letterari del genere horror. Il libro di Walpole è considerato il primo romanzo gotico, fonte d’ispirazione per la letteratura che va dal Dracula di Bram Stoker al Frankenstein di Mary Shelley, passando per i racconti di Edgar Allan Poe fino ad arrivare ai romanzi di Stephen King. Ma anche la realtà ha preso ispirazione da Walpole. Poco più a nord di Otranto c’è un’altra fortezza, teatro di scene da horror giudiziario, nelle cui mura vaga smarrito lo spirito della Giustizia: il Tribunale di Trani.

 

Gli uffici sembrano stregati, infestati da strani demoni. Negli ultimi anni la procura tranese è salita agli orrori delle cronache per una serie d’inchieste contro l’universo mondo, poi smarritesi in qualche cunicolo sotterraneo o finite nascoste dietro qualche botola segreta. I magistrati accalappiafantasmi, guidati dal procuratore Carlo Maria Capristo (da pochi giorni trasferito a Taranto), con le loro reti vanno a caccia di spettri malvagi che però, come per maledizione, una volta acciuffati si trasformano in persone innocenti. In questi anni i ghostbusters tranesi hanno inquisito presidenti del Consiglio, banchieri, agenzie di rating, sindaci, imprenditori, gente comune e praticamente mai hanno beccato un colpevole. Cosa accade in quel tribunale lo ha scritto in un libro Roberto Oliveri del Castillo, per diversi anni giudice per le indagini preliminari a Trani. Il libro del magistrato “Frammenti di storie semplici” – in cui sono contenuti i contributi di due importanti magistrati progressisti come Domenico Gallo e Armando Spataro – è ispirato dalla cronaca ma è di pura fantasia. Anche se sfogliandolo si riconoscono facilmente fatti e protagonisti reali, a partire dalla location, un tribunale “davanti al mare, in mezzo al castello e alla cattedrale”. Proprio come a Trani.

 


Il tribunale di Trani


 

Il racconto si sviluppa sotto forma di diario, in cui un giudice racconta la sua impotenza di fronte alle ingiustizie di cui sono vittime gli sventurati cittadini, la sete mediatica che anima le inchieste dei magistrati (“pieni di se stessi e basta, ansiosi di finire sui giornali per quel famoso quarto d’ora di notorietà”) e la corruzione diffusa tra le toghe: “I due colleghi erano conosciuti nell’ambiente come organizzatori di truffe e corruzioni di alto livello. Uno faceva il pubblico ministero, l’altro il giudice: la tattica preferita era l’intesa, il mettere in mezzo, sotto indagine, se non arrestarlo, qualche imprenditore o qualche politico (una volta addirittura un vescovo), per poi estorcere denaro per far morire il processo”. Tra le tante inchieste clamorose evaporate o sospese, ce n’è stata realmente una nei confronti del vescovo di Trani, accusato di usura per aver comprato un palazzo che secondo la procura avrebbe dovuto pagare il doppio.

 

Il procuratore e i suoi sottoposti vengono descritti come boss che taglieggiano la comunità. Nel romanzo di Oliveri del Castillo c’è la storia di un immaginario “Salvatore Granello”, titolare di un famoso pastificio, arrestato per la vendita di grano contaminato: “Un mese di carcere, poi la scarcerazione, e dopo alcuni anni di attesa, con il processo che non si sapeva che fine avesse fatto, finalmente l’archiviazione... I dati anomali sembravano scomparsi. Intanto Granello era stato arrestato e la sua immagine pubblica compromessa”. Nel racconto l’imprenditore sarebbe stato costretto a sborsare centinaia di migliaia di euro, finiti in gran parte nelle tasche dei magistrati: “C’era solo da incriminare Cricco (il pm, ndr) e i suoi amici per concussione, e risarcire i danni a Granello, che per sua fortuna e capacità era riuscito a rimettersi in piedi e continuare a lavorare”. La storia di fantasia ricalca – concussione a parte – la disavventura di Francesco Casillo, imprenditore leader nella commercializzazione del grano, incarcerato e processato per aver importato secondo il pm Antonio Savasta grano contaminato e cancerogeno. Gran clamore e prime pagine sull’incarcerazione dell’imprenditore-avvelenatore, ma dopo sette anni di processo Casillo viene prosciolto dallo stesso pm che l’aveva sbattuto in galera: le analisi sul grano erano sbagliate.

 

Nei “frammenti” di Oliveri del Castillo, il pm “Cricco” compare in un’altra vicenda, quella di una “masseria acquistata con modalità poco chiare e costata anni di indagini a suo carico, e concluse con una dubbia archiviazione pilatesca”. La storia rievoca i problemi sorti attorno alla masseria San Felice a Bisceglie, di proprietà del pm Savasta e oggetto di diversi processi. Inizialmente Savasta è stato accusato, e poi assolto, di truffa e appropriazione indebita ai danni del socio. Ora è rinviato a giudizio per concussione per aver indotto un imprenditore, su cui aveva indagato, a vendergli un terreno vicino alla masseria sottocosto, facendo leva sul timore che da pm avrebbe potuto riaprire il fascicolo a suo carico. In un altro processo è stato condannato a due mesi per non aver dichiarato la costruzione di una piscina nel relais. Mentre in un procedimento è indagato per abuso d’ufficio il sindaco di Bisceglie, per aver approvato una variante che ha consentito l’ampliamento della masseria-relais del magistrato e il cambio di destinazione del suolo da agricolo a turistico.

 

In questa intricata trama, oltre ai problemi alberghiero-giudiziari, Savasta ha anche un ruolo da comprimario nei processi contro la finanza internazionale. Si può dire che è il Sancho Panza del Don Chisciotte Michele Ruggiero, il pm che sfida i mulini a vento finanziari che complottano contro l’Italia. Ruggiero debutta sul palcoscenico nazionale con il Tranigate: mentre lavora a un’inchiesta sulle carte di credito, tra un’intercettazione e l’altra, arriva ad ascoltare le chiamate dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E così scattano per il Cavaliere le accuse di concussione e minacce per alcune telefonate in cui avrebbe fatto pressioni sulla Rai e l’Agcom per censurare Michele Santoro. Le intercettazioni finiscono sui giornali e Ruggiero finisce davanti al Csm per aver aperto il fascicolo sul premier senza aver avvisato il procuratore Capristo, mentre l’inchiesta finisce per competenza territoriale a Roma, dove si sgonfia e viene archiviata su richiesta della stessa procura. Dal Tranigate in poi sarà un crescendo di inchieste con diversi elementi costitutivi comuni: hanno un forte impatto mediatico per il coinvolgimento di nomi eccellenti, non riguardano la circoscrizione giudiziaria di Trani e si perdono nel nulla.

 

Le prime tracce risalgono al 2004, quando Savasta indaga per favoreggaimeno il governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio e l’ex presidente della Consob Luigi Spaventa, chiedendone poi l’archiviazione. Da lì parte l’assalto al cielo della finanza mondiale, con i pm tranesi che mettono sotto inchiesta American Express, banche come Mps, Bnl, Unicredit, Credem e Intesa, la Banca d’Italia, le principali agenzie di rating del pianeta – Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s – accusate di aver ordito un complotto e pure Deutsche Bank, che ha fatto impennare lo spread. L’attivismo su vicende molto lontane dal proprio perimetro d’azione sembra anomalo anche ai colleghi magistrati. Dopo l’apertura a Trani di un terzo filone di indagini su Mps, l’allora procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati sarcasticamente sbotta: “Ci sono uffici di procura dove sembra che la regola della competenza territoriale sia un optional: c’è stata al riguardo una gara tra diversi uffici, ma sembra che la new entry abbia acquistato una posizione di primato irraggiungibile”.

 

L’insopportabile limite territoriale viene brillantemente superato da Ruggiero negli altri processi su istituzioni finanziarie estere, grazie al fatto che si occupa di ipotesi di reati commessi da stranieri residenti all’estero la procura che per prima apre il fascicolo. Uno spiraglio che consente alla procura di Trani di non avere più confini. Ma come si fa a spiegare questa cosa all’estero? L’ad italiana di S&P’s, intercettata mentre tenta di far capire ai capi americani cosa diavolo sta succedendo e dove dovrebbero andare, la mette giù così: “Trani? E’ una specie di piccolo paese dell’Oklahoma”. Può darsi che a Washington abbiano iniziato a immaginare di che roba si tratta, ma più difficile sarà stato spiegare che l’inchiesta è ispirata dalle intuizioni di Elio Lannutti e Rosario Trefiletti. C’è in Oklahoma un equivalente di “ospite di Barbara D’Urso e Massimo Giletti”?. Chissà.
Intanto le inchieste sulle tre sorelle del rating non hanno portato a nulla. Quella su Moody’s è finita con un’archiviazione. Il processo contro Fitch è diviso in due tronconi, con quello spostato a Milano già archiviato, e quello a S&P’s è avviato allo stesso destino visto che la Corte dei conti ha archiviato un procedimento parallelo. Però è appena iniziato il filone contro Deutsche Bank e la giostra può ripartire.

 

A Trani sono stati chiamati a testimoniare ex ministri come Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi, ex presidenti del Consiglio come Romano Prodi e Mario Monti, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, il presidente della Consob Giuseppe Vegas. Ruggiero ha anche chiesto di visionare un rapporto di Barack Obama sulle agenzie di rating ed era pronto a volare a Washington per far testimoniare il Nobel Paul Krugman, ma poi non se n’è fatto nulla. Durante le deposizioni nell’incantato Tribunale di Trani si sono verificati fenomeni paranormali e presagi funesti. Dopo un’attesa di ore prima di testimoniare, si è addirittura visto un Romano Prodi seccato, lui, il semaforo guzzantiano, il simbolo della calma e della pacatezza. Non era mai accaduto prima. Peggio è andata a Vegas, a cui poco prima dell’udienza qualche spirito ha rubato l’auto parcheggiata vicino al tribunale. Ruggiero ha trovato anche il tempo di aprire un’inchiesta che punta al cuore di Big Pharma: la ricerca del nesso tra i vaccini e l’autismo. Sono le teorie spacciate anche da Red Ronnie, ma se hanno creato scalpore le idiozie di un attempato dj in televisione, nessuno si è preoccupato che quelle stesse cose erano materiale di studio di una procura. L’inchiesta di Ruggiero parte dalle teorie di Massimo Montinari, un personaggio screditato che vende a caro prezzo alle famiglie dei bambini malati cure farlocche contro l’autismo.

 

Ruggiero e Montinari si conoscono a Trani in un convegno in cui il “luminare” spiega che i vaccini causano l’autismo, l’opposto di quanto afferma la comunità scientifica mondiale. Ruggiero, con il dovuto equilibrio che caratterizza un magistrato, afferma dal palco del convegno: “Dopo questa sera i vaccini facoltativi non li faccio fare più”. Applausi del pubblico, che assiste anche a una lezione giuridico-scientifica in cui il magistrato illustra il metodo tranese: “I processi sono in gran parte indiziari, non c’è la prova di chi è stato preso con le mani nella marmellata, ma noi facciamo un percorso logico-deduttivo che ci porta a dire queste cose”. Ed è grazie a questo “percorso logico-deduttivo” che un mese dopo, il convegno “Vaccini e autismo” si trasforma in un’indagine condotta da Ruggiero. Dopo qualche anno, proprio pochi giorni fa, Ruggiero scopre ciò che si sapeva, non c’è alcuna correlazione tra vaccini e autismo. Caso archiviato, ancora una volta.

 

Oltre ai problemi di scienza e di finanza, a Trani ci si occupa anche di cose locali. Ma anche in questi casi accadono cose paranormali. Dopo una certosina operazione di intelligence, Ruggiero scova una falsa cieca che percepiva indebitamente una pensione d’invalidità da sei anni. Immediatamente scattano l’accusa di truffa aggravata e il sequestro di 80 mila euro. L’anno dopo però la signora viene assolta, il fatto non sussiste, la donna è davvero cieca e quella di Ruggiero è stata una svista.
Non mancano le incursioni nella politica locale, con indagini contro due ex sindaci di centrodestra. L’ex primo cittadino Giuseppe Tarantini viene coinvolto in due inchieste, una sul degrado al cimitero condotta da Ruggiero e l’altra per concussione condotta da Savasta, e in entrambi i casi è stato assolto. Più complicata è la vicenda di Luigi Riserbato, successore di Tarantini alla poltrona di primo cittadino. Il 20 dicembre 2014 Riserbato viene arrestato con l’operazione “Sistema Trani”: sei persone arrestate e altre sette indagate con l’accusa di associazione a delinquere, concussione, corruzione elettorale e altro ancora. L’inchiesta, condotta sempre da Ruggiero, ha una grande eco nazionale, tra l’altro pochi giorni dopo l’esplosione di Mafia Capitale a Roma. Alcuni arrestati passano il Natale in carcere e Riserbato viene liberato solo dopo aver rassegnato le dimissioni, la giunta cade e l’anno dopo si va alle elezioni in cui vince il centrosinistra. La vicenda ha alcuni aspetti particolari. Innanzitutto il giudice che conferma gli arresti, il gip Francesco Messina, è il fratello di Assuntela Messina, all’epoca vice-segretario regionale (ora presidente) del Partito democratico, scelta in quota rosa dal governatore pugliese Michele Emiliano (collega magistrato del di lei fratello). Ma non è l’unica anomalia, perché a distanza di due anni dalla maxi operazione non sono state ancora chiuse le indagini, i termini sarebbero scaduti e non si hanno notizie di proroghe. Semplicemente non si sa cosa fare di un’inchiesta in cui mancano le prove.

 

In questo horror giudiziario, non poteva mancare una storia d’amore da brividi. E’ quella che unisce due magistrati in servizio a Trani, il giudice Maria Grazia Caserta e Michele Nardi, prima amanti e poi travolti dalla loro stessa passione in un vortice di ricatti, minacce, molestie, violenze verbali e aggressioni fisiche. La vicenda finisce in tribunale con Nardi che denuncia l’ex amante per stalking e lesioni (la giudice gli ha spaccato la faccia con una borsettata) e la Caserta che ha risposto accusando il collega di averla minacciata di morte. Alla fine entrambi vengono assolti. Tutto è bene quel che finisce bene. Non si chiude con un lieto fine il romanzo di Walpole, quello di cui si parlava all’inizio. Al termine di una trama intricata, per punire gli usurpatori lo spirito di Alfonso il Buono scuote il Castello di Otranto, lo fa crollare fino alle fondamenta e appare maestoso e immenso sulle rovine. Si spera che il tanto maltrattato spirito della Giustizia non si vendichi allo stesso modo con il Tribunale di Trani. Pochi giorni fa, in occasione di una visita a Trani, sono giunti sulla piazza del tribunale a bordo della stessa auto il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo e il pm Michele Ruggiero. I muri hanno retto.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali