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Editoriali
La Cassazione bastona i pm di Milano
L’inchiesta urbanistica bocciata ancora: “Nessuna corruzione tra Catella e Scandurra”
Nessun indizio di corruzione tra l’imprenditore Manfredi Catella, ceo di Coima, e Alessandro Scandurra, ex componente della Commissione paesaggio del comune di Milano. Lo scrive la Corte di cassazione nelle motivazioni con cui, il 13 novembre, ha dichiarato inammissibile il ricorso dei pm di Milano contro la revoca degli arresti per Catella e Scandurra nell’inchiesta sull’urbanistica. Per la Suprema Corte ha avuto ragione il Riesame ad annullare gli arresti che erano stati disposti dal gip Mattia Fiorentini su richiesta della procura (il Riesame annullò tutte e sei le misure cautelari disposte dal gip): “I pagamenti eseguiti da Coima per gli incarichi professionali conferiti all’architetto Scandurra non hanno costituito una illecita remunerazione per il pubblico ufficiale”.
“Non risulta dimostrato, infatti – scrivono i giudici – che l’esercizio dell’attività del pubblico ufficiale (Scandurra) sia stata condizionata dalla presa in carico dell’interesse dell’imprenditore o che vi sia stato asservimento della funzione pubblica, in quanto non è stata provata alcuna correlazione causale tra la stipulazione del contratto di progettazione (l’asserita remunerazione) e la vendita della funzione”. Gli incarichi conferiti da Catella a Scandurra avevano infatti “una causa autonoma dallo svolgimento delle pubbliche funzioni (e, dunque, lecita)” e “sono stati effettivamente svolti, regolarmente contabilizzati e non recano alcuna sovrafatturazione”. Inoltre, sottolinea la Corte di cassazione, la procura non può pensare di colmare il vuoto probatorio evocando l’esistenza di un “sistema” corruttivo nel settore urbanistico di Milano: “Il riferimento al carattere ‘sistemico’ e ‘ambientale’ della corruzione non può surrogare, neppure in sede cautelare, la mancata prova degli elementi costitutivi del reato contestato”. Una dura batosta per la procura di Milano, che di fronte all’annullamento degli arresti da parte del Riesame aveva pensato di poter ottenere ragione in Cassazione. Non è andata così e, almeno sul piano cautelare, l’indagine sull’urbanistica si conferma fallimentare. A danno della vita degli indagati.