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Milano alla Colonna

Il nervosismo dei magistrati sull'“allinamento” dei gip e i rischi per le inchieste edilizie a Milano

Maurizio Crippa

Il capoluogo lombardo sotto i riflettori della giustizia: tra fascicoli contenitore e riunioni interne, crescono i timori di allineamenti tra pm e gip. Per le Camere penali, la tutela dell’imparzialità resta una sfida urgente e cruciale

Succedono cose, nella città di Beccaria ma anche della Colonna Infame, nella città di un Palazzo di giustizia tra i più attivi d’Italia ma anche del famigerato “fascicolo Ghitti”, tornato d’attualità. Succedono cose un poco preoccupanti per chi abbia a cuore l’imparzialità della giustizia, che dipende in grande misura dal buon funzionamento dei suoi meccanismi. “Abbiamo ricevuto un regalo di Natale davvero inatteso”, hanno scritto ieri le Camere penali di Milano: il “regalo” è la risposta che il presidente del tribunale Fabio Roia e la presidente dell’ufficio gip Ezia Maccora hanno dato alla notizia, non smentita, riportata da Ermes Antonucci sul Foglio di martedì di una riunione in tema di assegnazione dei procedimenti. Scrivono gli avvocati con ironia: “Abbiamo avuto un moto di soddisfazione, leggendo che il fascicolo contenitore non è una suggestione evocata dall’avvocatura, né un lontano ricordo di altre stagioni giudiziarie, ma rappresenta un rischio, attuale, da scongiurare”.

 

Il tema, evidentemente caldo, sollevato dall’articolo del Foglio si riferisce a quello che inizialmente poteva apparire un generico sospetto riguardo alle inchieste sull’urbanistica in corso a Milano: com’è possibile, s’erano domandati in molti, non solo questo giornale, che le richieste cautelari dei pm del pool “edilizio” del procuratore Marcello Viola vengano regolarmente accolte, e con pareri che rincarano retoricamente la gravità delle accuse, dal gip? Domanda non priva di senso, visto che altrettanto regolarmente quelle accuse sono state poi respinte e smontate dal Riesame o da istanze di giustizia superiori. Poi avviene che la gip Sonia Mancini non abbia invece convalidato un sequestro d’urgenza disposto dai pm per un palazzo in viale Papiniano, e pochi giorni dopo la presidente Maccora, storica esponente di Md, abbia convocato una riunione a gennaio: non è gradito che nell’ufficio ci siano “diversi orientamenti”, cioè interpretazioni diverse rispetto a quelle dei pm. Non “una bella immagine esterna dell’ufficio”. Esiste a Milano un modus operandi, per quanto non codificato, in grado di allineare le linee d’inchiesta della procura e il giudizio dei gip?

 

Se è così sarebbe grave soprattutto, se si considera che in tutte le inchieste urbanistico-edilizie è determinante il filo sottile, sottilissimo, dell’interpretazione di un groviglio contraddittorio di norme. Il caso recente di Brera, in cui i pm hanno deciso di non tener conto di due sentenze amministrative in base a diversa interpretazione, è eclatante. Nell’inserto GranMilano si parla oggi di una analoga tendenza ad “allineare” il giudizio che potrebbe intervenire anche da parte della giustizia amministrativa. Tutto normale? Forse no, se dal tribunale è giunta una risposta piccata ma che non smentisce, poiché Roia e Maccora “di fatto ammettono l’uso del fascicolo contenitore ideato ai tempi di Mani Pulite…”, ha commentato Antonucci in un post, e “l’intenzione di stabilire ‘linee interpretative univoche sulle questioni di diritto all’interno della sezione gip: una palese violazione del principio costituzionale del giudice naturale”. Che ci sia nervosismo è testimoniato anche da una nota dell’Anm di Milano che ha espresso “sconcerto e preoccupazione” per un semplice articolo di giornale, ma “tendente ad adombrare infondate illazioni”. Se è tutto così infondato, sarebbe sufficiente chiarire. Ma l’Anm si limita a denunciare una “campagna propagandistica” sul funzionamento delle istituzioni. Però, se nello stesso comunicato del tribunale si scrive che “nelle nuove tabelle che, se approvate, saranno in vigore dal gennaio 2026, è stato previsto un rimedio specifico che tuteli dal rischio del cd fascicolo unico”, significa che il rischio, quantomeno, c’è. E poiché siamo a Milano, e in oggetto ci sono procedimenti di sottile interpretazione giuridica, un cattivo funzionamento della giustizia rischia di provocare danni gravi non solo ai singoli ma alla città. Restano le parole delle Camere penali: “In più occasioni, pubblicamente e ancora di recente, abbiamo denunciato quella prassi distorsiva, che consente di concentrare su un singolo pubblico ministero e a cascata su una singola polizia giudiziaria indagini ad ampio spettro… E allora ci auguriamo che il rimedio ipotizzato nel comunicato (del tribunale, ndr) non sia ipotetico e non costituisca una mera facoltà, ma rappresenti una regola inderogabile”.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"