Andrea Padalino (foto LaPresse)

l'intervista

“Il caso Milano sollevato dal Foglio è grave. Il giudice deve essere libero”, dice Padalino, ex gip di Mani Pulite

Ermes Antonucci

Il magistrato Andrea Padalino: “Il presidente della sezione gip non può imporre ai giudici un'unica linea interpretativa sulle norme sull'urbanistica". L'uso del fascicolo contenitore? "Illegittimo. La responsabilità penale è personale, non sistemica"

“Se la notizia da voi riportata corrispondesse al vero, e non mi risulta sia stata smentita, si sarebbe di fronte a una vicenda grave”, dice al Foglio Andrea Padalino, magistrato dal 1991, con un passato da giudice per le indagini preliminari a Milano durante gli anni di Mani Pulite. Padalino si riferisce all’iniziativa della presidente della sezione gip di Milano, Ezia Maccora, che, dopo la decisione di una giudice di non convalidare il sequestro di un cantiere disposto dalla procura nell’inchiesta urbanistica, ha convocato una riunione a gennaio di tutti e 30 i gip affinché non ci siano orientamenti diversi da quelli della procura. “Il giudice deve essere indipendente da qualsiasi condizionamento esterno e interno. Nella sua decisione deve essere solo e non può essere tenuto a decidere in un certo modo perché il presidente dell’ufficio lo ha stabilito”, dice Padalino

 

Secondo Maccora, storica esponente di Magistratura democratica, il fatto che l’ufficio gip abbia diversi orientamenti non darebbe “una bella immagine esterna dell’ufficio”. Una concezione paradossale, che vorrebbe tutti i gip schierati sulla stessa posizione, aderente a quella della procura. Da qui l’annuncio della riunione dell’ufficio a gennaio. Ieri il presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia, e la presidente Maccora sono intervenuti con un comunicato stampa per rispondere all’articolo del Foglio. Nella nota non si smentisce in alcun modo la notizia da noi riportata, si evidenzia che la convocazione della riunione è del tutto legittima in quanto prevista dall’articolo 47 quater dell’ordinamento giudiziario (ma nessuno ha mai detto il contrario), però poi si afferma che la riunione di gennaio convocata dalla presidente Maccora “affronterà i nodi tecnici che la materia (quella urbanistica, ndr) in astratto presenta, per pervenire, laddove possibile, a linee interpretative univoche sulle questioni di diritto”. Ma è accettabile che in un ufficio gip si stabilisca una linea interpretativa univoca sulle norme, in questo caso urbanistiche? “La riunione deve avere il solo scopo di arricchire la conoscenza dei magistrati, e quindi di scambiare anche eventuali opinioni. Di fatto poi però torniamo alla solitudine che ogni giudice deve avere. E nessuna riunione potrà mai concludersi con un invito a decidere in un modo o in un altro”, sottolinea Padalino.

 

“Che piaccia o no, non viviamo in un sistema di common law. Non viviamo di precedenti. Viviamo in un ordinamento giuridico che si arricchisce giorno per giorno del contributo che ogni giudice fornisce nella sua completa autonomia e indipendenza. Il giudice non può mai essere tenuto a decidere in una determinata maniera perché un organismo superiore o il presidente dell’ufficio lo stabilisce”, ribadisce l’ex gip. 

 

Un altro aspetto critico dell’inchiesta sull’urbanistica è il ricorso da parte della procura di Milano al cosiddetto “fascicolo contenitore”, cioè un unico procedimento penale in cui convogliare tutti i filoni di indagine, anche i più lontani fra loro, per ricercare magari a strascico nuove notizie di reato e poi inviare tutte le richieste di sequestro o di misure cautelari allo stesso gip. Nel comunicato stampa, Roia e Maccora paradossalmente ammettono il ricorso a questo espediente nel tribunale milanese, annunciando correttivi. Tanto che la Camera penale di Milano, che da tempo denuncia questa prassi, ha commentato la nota dei vertici del tribunale parlando di “regalo di Natale”: “Abbiamo avuto un moto di soddisfazione leggendo che il fascicolo contenitore non è una suggestione evocata dall’avvocatura, né un lontano ricordo di altre stagioni giudiziarie, ma rappresenta un rischio, attuale, da scongiurare. Il fascicolo unico, attraverso cui si creano delle ‘riserve di caccia’, rischia anche di essere strumento in grado d’incidere sul principio del giudice naturale precostituito per legge”. 

 

“Posso confermare che a Milano il fascicolo contenitore è sempre esistito, fin dai tempi di Mani Pulite”, dice Padalino. Del resto proprio Antonio Di Pietro ieri, intervistato su questo giornale, ne ha rivendicato la paternità. “Di Pietro è sempre stato molto  abile a usare gli spazi concessi dal codice di procedura penale – spiega Padalino –. Il nuovo codice è stato scritto anche in considerazione dei maxi processi e dell’esigenza di non frammentare la raccolta delle informazioni nelle indagini. Il fatto che ci fosse un unico procedimento non era contrario al codice. Di fatto però sul piano sostanziale non è un bene, perché scarica sullo stesso giudice vicende che potrebbero essere giudicate separatamente. Bisogna ricordare poi che all’epoca il gip era anche gup, riuniva le due funzioni. Ma oggi che le due figure sono distinte non è neanche più necessario che ci sia tutta questa concentrazione di informazioni in un’unica persona”. 

 

Per la procura dietro ai casi di abusi edilizi si cela un “sistema”. Qualcuno potrebbe sostenere che il fascicolo contenitore serva proprio per affrontare meglio ciò che si ritiene essere un “sistema” di reati. “Io ho il terrore della parola ‘sistema’. La responsabilità penale è personale, non sistemica”, replica Padalino. “Se non c’è un reato associativo il ricorso a un procedimento unico non è giustificato. Anche perché, nel caso urbanistico, non possiamo pensare che ogni edificio venga costruito dalle stesse persone e sia il risultato di un medesimo piano criminale che si dispiega in tutta la città”, conclude Padalino. 
 

Di più su questi argomenti:
  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]