Antonio Di Pietro (foto Ansa)

l'intervista

“I giudici devono essere liberi”, dice Antonio Di Pietro sul caso di Milano svelato dal Foglio

Ermes Antonucci

"Ritengo assurda l’idea di spingere tutti i componenti di un ufficio gip ad aderire a un’unica e specifica interpretazione delle norme", afferma l'ex pm, che smonta la maxi inchiesta sull'urbanistica: "Sullo sviluppo della città di Milano giudichino i cittadini, non i magistrati"

“L’idea che, siccome un gip ha valutato in un modo diverso allora bisogna fare in modo che all’interno di quell’ufficio si giudichi tutti nella stessa maniera, altrimenti si rischia di fare brutta figura, tende a salvaguardare la categoria anziché la legge”. Lo dice al Foglio Antonio Di Pietro, commentando il caso rivelato ieri su questo giornale che riguarda la presidente della sezione gip di Milano, Ezia Maccora. In seguito alla decisione di una giudice per le indagini preliminari di non convalidare il sequestro di un cantiere nell’ambito dell’inchiesta urbanistica, Maccora ha convocato una riunione a gennaio di tutte le toghe affinché non ci siano orientamenti diversi da quelli della procura.

 

Secondo Maccora, storica esponente di Magistratura democratica, il fatto che l’ufficio gip abbia diversi orientamenti non darebbe “una bella immagine esterna dell’ufficio”. La vicenda ha scatenato una serie di reazioni a livello politico. Il deputato Enrico Costa ha  chiesto in Aula alla Camera un’informativa urgente al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il senatore forzista Pierantonio Zanettin ha presentato un’interrogazione al Guardasigilli sul caso, chiedendo di valutare l’attivazione dei poteri ispettivi.

 

Ma l’iniziativa  ha sorpreso persino Di Pietro, che sul punto è netto: “Il giudice, come stabilito dalla Costituzione, è soggetto soltanto alla legge. Ritengo assurda l’idea di spingere tutti i componenti di un ufficio gip ad aderire a un’unica e specifica interpretazione delle norme, peraltro in un ambito molto complesso come quello dell’urbanistica”, dice l’ex pm di Mani Pulite, oggi tra i fondatori del comitato per il Sì al referendum costituzionale della Fondazione Einaudi. “Del resto, basti considerare che il cantiere sequestrato la scorsa settimana a Milano negli anni scorsi è stato dichiarato lecito dal Tar e dal Consiglio di stato. Questo a conferma della complessità della materia, per la quale sarebbe quindi auspicabile che ciascun gip possa decidere in assoluta libertà e indipendenza”. 

 

Un altro aspetto discutibile dell’inchiesta sull’urbanistica è il ricorso da parte della procura di Milano al cosiddetto “fascicolo contenitore”, cioè un unico procedimento penale  in cui convogliare tutti i filoni di indagine. Questo espediente comporta la titolarità dell’indagine agli stessi pm e anche il riferimento a un unico giudice per le indagini preliminari. Uno strumento ideato proprio da Di Pietro negli anni di Mani Pulite: “Il ‘fascicolo virtuale’, così lo chiamo, l’ho inventato io”, ironizza l’ex pm. “Di fronte all’esistenza di ciò che si ritiene essere un ‘sistema’ di reati, come era all’epoca quello relativo al finanziamento illecito ai partiti, il fascicolo virtuale consente ai pm di salvaguardare l’unitarietà delle informazioni, a prescindere dai singoli reati scoperti di volta in volta”. “Il giudice per le indagini preliminari però – puntualizza Di Pietro – deve necessariamente valutare il caso concreto, non il fenomeno, non il sistema”. 

 

Proprio mentre parliamo con Di Pietro, il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia e la presidente Maccora diffondono una nota in cui criticano le “ripetute inesattezze e gravi strumentalizzazioni” apparse sulla stampa, senza però smentire in alcun modo la notizia riportata dal Foglio. Nella nota, però, si comunica che da gennaio sarà “previsto un rimedio specifico che tuteli dal rischio del cosiddetto fascicolo contenitore: dopo un certo periodo di tempo in presenza di una nuova richiesta proveniente dalla procura, la stessa può essere riassegnata ad altro giudice”. “Intervenendo in questo modo il tribunale ammette che il problema esiste”, commenta Di Pietro. “Si sta riconoscendo la necessità di spersonalizzare il rapporto tra giudice e pm”.

 

Detto questo, sull’inchiesta sull’urbanistica di Milano per Di Pietro “si pone un problema molto delicato. Che si debba immaginare una Milano che vada in competizione con le altre metropoli del mondo a me pare un progetto politico che ha una sua sostanza, che si può condividere o meno. E’ ovvio che se non c’è spazio in orizzontale bisogna svilupparsi in verticale. Così stanno facendo tutte le città del mondo e che così voglia fare Milano lo decide la classe politica locale e lo giudica il popolo, certamente non il magistrato”, sottolinea Di Pietro. “Il magistrato deve giudicare se per realizzare questo obiettivo si rispettano le leggi. I giudici amministrativi hanno ritenuto legittimi diversi progetti di costruzione contestati dai pm e questo mi lascia perplesso. Eviterei, inoltre, l’uso di espressioni roboanti, che non sono previste dal codice e che sono più adatte ai convegni”, conclude Di Pietro. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]