giudici a prescindere
Toghe onorarie bocciate al concorso. La figuraccia della giustizia tributaria
Il Foglio ha appreso che 20 giudici onorari su 23 sono stati respinti al concorso per diventare magistrati tributari professionali. Nonostante la bocciatura continueranno a fare i giudici tributari onorari, cioè ad amministrare una giustizia che ogni anno gestisce 30-40 miliardi di euro di contenziosi
Giudici bocciati per fare i giudici. Ma che continuano a fare i giudici. E’ il paradosso della giustizia tributaria. Da maggio 2024 si sta svolgendo il primo concorso per l’assunzione di 146 giudici tributari professionali. Il Foglio ha appreso che 23 attuali giudici onorari hanno partecipato al concorso: sono stati bocciati in 20, di cui 17 nella scrittura della sentenza. Un’ecatombe. Il paradosso? Nonostante la bocciatura continueranno a fare i giudici tributari onorari, cioè ad amministrare una giustizia che ogni anno gestisce 30-40 miliardi di euro di contenziosi.
Nonostante l’elevato valore delle cause e la complessità della materia, oggi la giustizia tributaria viene gestita da magistrati onorari, cioè da giudici che nella loro vita svolgono principalmente un’altra professione (sono giudici ordinari, amministrativi, se non addirittura militari, avvocati, pensionati, commercialisti, professionisti). Questi vengono pagati con un fisso di 500 euro al mese e una cifra a cottimo, in base al numero di sentenze prodotte. L’assetto è destinato finalmente a cambiare alla luce della riforma approvata nel 2022, che ha previsto la graduale creazione di un corpo di 576 magistrati tributari professionali, che saranno occupati a tempo pieno nelle sedi che saranno a loro assegnate, e quindi l’eliminazione della figura del giudice onorario. Al momento risultano in servizio circa duemila giudici tributari onorari, mentre sono 22 i giudici professionali, transitati dalla magistratura ordinaria.
Nel maggio 2024 è stato bandito il primo concorso. Da allora si sono svolte la prova selettiva e quella scritta. Risultano ammessi alla prova orale 182 candidati. A colpire è il dato riguardante i giudici onorari: su 23 partecipanti, 20 sono stati bocciati. Nonostante la figuraccia, i “candidati” potranno continuare a svolgere la funzione di giudice tributario onorario, contribuendo a ridurre la già scarsa credibilità che la giustizia tributaria gode tra i cittadini.
I numeri confermano la qualità discutibile del servizio reso dai giudici tributari onorari. Secondo le ultime statistiche disponibili, la Cassazione annulla ben il 45,6 per cento delle decisioni prese dalle corti tributarie regionali. Un numero impietoso messo in risalto nel gennaio 2021 dall’allora primo presidente della Suprema corte, Pietro Curzio, che per questa ragione auspicò l’istituzione di un giudice tributario “a tempo pieno e in via esclusiva” per migliorare la qualità delle sentenze.
La creazione di un corpo di giudici tributari professionali è finalmente stata stabilita nel 2022, ma per portare a compimento la riforma occorreranno ancora diversi anni. Nel frattempo la giustizia tributaria continuerà a essere gestita da giudici onorari dalle competenze opinabili. Come se non bastasse, tra gli emendamenti proposti alla manovra ora in discussione in Parlamento spunta anche l’ennesima proroga dell’età pensionabile dei giudici tributari onorari, che potranno restare in servizio fino al compimento dei 72 anni (contro i 70 fissati per i magistrati ordinari).
Le contraddizioni della giustizia tributaria non finiscono qui. Alla luce delle profonde disparità dei carichi di lavoro tra le varie corti tributarie, il ministero dell’Economia e delle Finanze (dalle quali dipendono le corti) aveva ipotizzato una drastica revisione della geografia giudiziaria, con la chiusura delle corti che gestiscono un numero ridotto di cause. Questa intenzione si è scontrata con la resistenza del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (il Csm dei magistrati tributari), che lo scorso ottobre ha approvato una delibera in cui propone di “attuare la riforma della geografia giudiziaria in modo graduale”.
Insomma, per riformare veramente la giustizia tributaria c’è ancora tanta strada da fare.
Verso il Referendum
L'Anm ormai fa politica violando il proprio statuto