Michele Vietti (foto Ansa)
l'intervista
“Sì alle carriere separate per garantire il giusto processo”. Parla Michele Vietti
"Non è possibile immaginare che il pm condivida col giudice la partecipazione allo stesso percorso di carriera e la soggezione allo stesso Consiglio superiore", dice l'ex vicepresidente del Csm, favorevole anche alla creazione dell'Alta corte disciplinare. Perplessità sul sorteggio
“Sono favorevole alla separazione delle carriere tra pm e giudici”, dice al Foglio Michele Vietti, ex sottosegretario alla Giustizia ed ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. “La riforma – spiega – si colloca in linea con la riforma del processo del 1989 in senso accusatorio e con la riforma dell’articolo 111 della Costituzione del 1999. Entrambe stabiliscono che il pubblico ministero è una parte del processo e che in quest’ultimo accusa e difesa devono confrontarsi su un piano di parità. Di conseguenza, non è possibile immaginare che il pm condivida col giudice la partecipazione allo stesso percorso di carriera e la soggezione allo stesso Csm”.
“E’ giusto ricordare che stiamo parlando di una riforma ordinamentale della magistratura, e non di una riforma della giustizia, questo per non caricare il dibattito pubblico di una serie di aspettative che poi rischiano di essere deluse”, sottolinea Vietti, secondo cui, dopo la separazione delle carriere, “andrà fatta una riflessione ulteriore sul ruolo del pm nella fase delle indagini. Va ripensato il rapporto tra pm e polizia giudiziaria. Tramite la direzione della pg, che non ha autonomia (come invece aveva prima della riforma del 1989), il pm dispone di tutti i mezzi di prova, soprattutto le intercettazioni. Questo permette al pm di accumulare durante le indagini un arsenale di ‘munizioni’ impressionante, mentre la difesa rischia di arrivare a dibattimento a mani vuote”.
Per Vietti, “negli ultimi anni l’esondazione del pm dal suo ruolo è spesso emersa in maniera evidente. Il codice vigente stabilisce che il pm deve cercare anche le prove a favore dell’indagato e deve chiedere il rinvio a giudizio solo in caso di ragionevole previsione di condanna. Sono due parametri che purtroppo non vediamo sempre rispettati. L’innamoramento del pm alle proprie tesi accusatorie fa sì che spesso si assista a richieste di rinvio a giudizio poi smentite in modo anche molto pesante dal giudice con archiviazioni o assoluzioni”.
Vietti è favorevole anche all’istituzione dell’Alta corte disciplinare: “Purtroppo l’introduzione di incompatibilità dentro al Csm tra le funzioni amministrative e quelle disciplinari non ha funzionato o si è dimostrata scarsamente praticabile. E’ bene che il Consiglio, che è organismo rappresentativo della corporazione, svolga la funzione di governo della magistratura, e che invece l’attività disciplinare sia affidata a un organismo terzo”.
Al contrario, Vietti non è convinto del sorteggio per l’elezione dei componenti del Csm: “Per svolgere il ruolo di consigliere occorre una vocazione specifica che è fatta di professionalità, competenza e attitudine, qualità che non rientrano necessariamente nella formazione del magistrato. Insomma, non tutti i magistrati sono fatti per andare a far parte dell’organo di governo autonomo delle toghe”, spiega. E a chi fa notare che le correnti non sembrano aver garantito questa selezione dei “migliori”, Vietti replica: “Sono stato al Csm due volte, nel 1998 come consigliere e nel 2010 come vicepresidente, e nella mia esperienza le correnti, con tutti i loro limiti, un po’ di selezione l’hanno sempre fatta. Del resto, se a noi avvocati dicessero di estrarre a sorte i nostri rappresentanti al Consiglio dell’ordine e al Consiglio nazionale forense cosa risponderemmo?”.
“Mi auguro che la campagna referendaria non sia caratterizzata da toni accesi, per quanto il referendum sia di per sé uno strumento ‘polarizzante’”, dice Vietti, augurandosi che “tutti adottino buon senso per spiegare soprattutto ai cittadini cosa contiene veramente la riforma. E lascerei riposare in pace Falcone e Borsellino…”.
La riforma costituzionale sarà tra i temi al centro del forum annuale promosso dalla Fondazione Iniziativa Europa, di cui Vietti è presidente, che si terrà venerdì 21 e sabato 22 a Stresa (Vb), intitolato: “Lo tsunami d’oltreoceano, discontinuità e scenari d’Occidente”. “Con l’imminenza del referendum non potevamo fare a meno di trattare la riforma costituzionale, con ospiti di rilievo come il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il segretario dell’Anm Rocco Maruotti e il presidente dell’Unione camere penali Francesco Petrelli”, dice Vietti.
“Il tema centrale del forum sarà però costituito dallo scenario geopolitico: ci si interrogherà su quali sono le conseguenze del cambio di governo negli Stati Uniti, dell’avvento del trumpismo, delle sue politiche economiche e di difesa, delle sue strategie interventiste o attendiste, e come tutto ciò impatta sul ruolo dell’Unione europea”, spiega Vietti. “Cerchiamo di stimolare un dibattito che aiuti l’Europa a recuperare il suo ruolo e a essere protagonista sul piano internazionale”. Prevista la partecipazione anche di Paolo Gentiloni (ex premier, oggi commissario europeo), Raffaele Fitto (vicepresidente esecutivo Commissione europea), Pina Picierno (vicepresidente Parlamento europeo), i ministri Guido Crosetto, Matteo Piantedosi e Luca Ciriani, numerosi ambasciatori (e anche Luigi Di Maio, rappresentante speciale Ue nel Golfo).